34 - Tutto ciò che voglio

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« Buon Natale, Gabriel. »

Sorrise, e l'uomo sgranò gli occhi, sorpreso. Era chiaro come il sole che mai si sarebbe aspettato un augurio da parte sua. Scostandosi dal camino per avvicinarsi a lei, dischiuse le labbra esalando un debole sospiro, forse per parlare.

Alessia attese.

Lui invece riabbassò lo sguardo, portandosi il bicchiere di vino alle labbra, per la prima volta in quel giorno, sorseggiandolo appena, sotto gli occhi pieni di aspettativa della ragazza. Attese invano.

Delusa, più per il suo silenzio che per la figura fatta, fece per allontanarsi da quella frecciatina che sapeva sarebbe comunque arrivata. L'uomo, come si era aspettata, le afferrò un polso.

'Cause I just want you here tonight
Holding on to me so tight

Dai. Cosa aspetti? Mi raccomando, fai in modo che ti sentano anche i bambini che tanto adori. Alessia si girò di nuovo verso Gabriel, aspettando l'umiliazione.

E l'umiliazione non arrivò.

Alzò gli occhi di nuovo sulla figura dell'uomo, che continuava a spostare il peso da un piede all'altro, in preda a un'agitazione che la ragazza non riusciva a comprendere. Confusa, lo vide allentarsi ancora di più la cravatta, passarsi per l'ennesima volta le dita tra i ricci ormai in disordine e, dopo un attimo di esitazione, togliersi la giacca; negli occhi gli si leggeva una determinazione che non gli aveva mai vista prima.

« Gabriel? »

Nel movimento però, qualcosa si sfilò da una delle tasche della giacca, cadendo sul pavimento e producendo un rumore ovattato, finendo proprio ai piedi di Alessia.

« ... No! »

Fece per inginocchiarsi e raccoglierlo per ridarlo all'uomo, ma Gabriel si inchinò nello stesso momento, e i due sbatterono insieme le fronti.

« Ah! » Si lamentò Alessia, raddrizzandosi e massaggiandosi la sua. Il giovane, dolorante come la ragazza, raccolse l'oggetto e, nell'alzarsi, urtò il tavolino su cui aveva appoggiato il bicchiere di vino e la giacca.

« Cazzo! » Inutile fu il tentativo di Gabriel di fermare la caduta del calice pieno sull'indumento. E il pacchettino cadde di nuovo a terra. « Gabr— »

« Merda! » Nel recuperarlo, gli sfuggì dalle mani un paio di volte.

« ... Gabriel? »

Finalmente l'uomo riuscì a rimettersi in piedi, agitato, e senza troppe cerimonie le allungò il pugno chiuso, massaggiandosi con l'altra mano la fronte dolorante.

« Per te, » le arrivò debole e impacciata la sua voce. Alessia lasciò che le dita si spostassero dalla propria fronte per posizionarsi sotto la mano chiusa dell'uomo e allora l'oggetto misterioso le si posò sui palmi.

Sottosopra.

« Accidenti, » borbottò Gabriel. La ragazza non ne fece un dramma, rigirandoselo da sola tra le dita, troppo confusa per capire che cosa stesse succedendo.

Era un piccolo cofanetto blu, dove un fiocco sciupato faceva bella mostra di sé mentre il suo argento sembrava dire sembro rozzo, ma guarda come so brillare!

« S-solo per... » Gabriel si schiarì la gola. « Solo per ringraziarti dell'altro... dell'altro giorno, » le spiegò. E Alessia capì.

Sono emofobica. —

— Se tu ci spieghi quello che dobbiamo fare e noi eseguiamo, per te è lo stesso un problema?

— No, non è un problema. —

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora