41 - Dejavù

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L'aveva gettata sul letto, e sotto i suoi occhi Gabriel si era spogliato con frenesia dalla giacca e dalla camicia. Alessia tentò di slacciarsi il vestito, ma il compagno le fu subito sopra, schiacciandola sotto il suo peso. Con foga, cercò la sua bocca per un altro lungo bacio. Ebbra dei tocchi dell'uomo che l'accarezzava dovunque, Alessia non fu da meno, rispondendogli con altrettante carezze, fin dove riusciva ad arrivare. Intrecciò le dita tra i ricci neri e lo sentì rispondere con un gemito profondo della gola. Non l'aveva neanche spogliata, che impaziente era già andato a toccarla in profondità, e gemette estasiata al suo tocco.

Sapeva, lo sapeva che stava sbagliando. Non avrebbe dovuto desiderarlo, ma dopo aver assaggiato il suo sapore in quel modo, in lei era come scattato qualcosa. Se Gabriel provava attrazione verso il suo corpo, chi poteva impedirle di provare le stesse sensazioni?

Scendendo con le mani verso la cintura dei suoi calzoni, si disse che finché era solo attrazione fisica, non sarebbe stato un problema. Tuttavia, pochi minuti dopo, quella camera conobbe un nuovo tipo di violenza.

« Ti sei bagnata così tanto al pensiero di lui dentro di te? » le arrivò cattiva la sua voce. Alessia spalancò gli occhi incredula, e qualunque cosa bella stesse accadendo tra loro due, venne spazzata via quando incontrò lo sguardo crudele di Gabriel.

Una violenza verbale.

Spaesata, riuscì a sottrarsi alle sue dita, ma non abbastanza in fretta che l'uomo la bloccò sotto il stesso peso. Quanto si era sbagliata.

« C-cosa...? » boccheggiò con paura.

« Oppure il fatto che ti ronzassero intorno così tanti uomini ti ha fatta andare in calore? » continuò lui, abbassandole il vestito quel tanto che bastava per scoprirle il seno. Con terrore Alessia lo allontanò, lacerando così l'abito cucito con tanto affetto da Eleonore. Non riusciva a capacitarsi di quella rabbia insensata, arrivata dal nulla. Gabriel era cambiato nel giro di un attimo, sputandole addosso parole umilianti e crudeli, senza apparente motivo. Gli occhi le si inumidirono, ma continuò a cercare di tenerlo lontano, con tutte le sue forze.

« Che c'è? Eppure pensavo che il mio ti facesse godere, » ringhiò, prendendole una mano e portandola con forza sulla sua eccitazione nascosta dal calzoni appena slacciati. Oltraggiata, Alessia mollò subito la presa, portandosi il polso dolente al petto, nascondendo così anche il suo seno. « Oh, già. Ne hai visti di più grandi, » ripetè la sua stessa frase di quella mattina.

« G-Gabriel, che cosa ti prende? » gli domandò, ormai prossima alle lacrime.

Quella stessa mattina, quel letto era stato testimone del più dolce tra i loro amplessi, fatto di risate, provocazioni maliziose ma senza pretesa alcuna, e accenni sussurrati di una vita che ormai sembrava lontana, tra le sue braccia.

Era stata bene.

« Beh, mi dispiace, ti dovrai accontentare di questo, » ghignò cattivo, finendo slacciare la zip dei pantaloni.

Ed ora, stava per essere testimone del più terribile delle violenze. Alessia si era fidata di lui, in quel primo bacio voluto da entrambe le parti. E ora era quello che Gabriel le offriva.

Una violenza.

Il vestito bianco alzato sui fianchi.

— Scommetto che invece sei vergine, al contrario di ciò che hai detto! —

I jeans neri calati quanto bastava.

Fu l'orribile déjà vu a darle la forza di reagire.

No, basta.

Lo schiaffo risuonò forte nella stanza, e Gabriel rimase basito. Solo per un attimo.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora