La costruzione era antica sicuramente di qualche secolo, e ostentava tutti i suoi anni con orgoglio, che trasudava nelle sporadiche crepe delle pareti in pietra e nel legno ancora ben conservato in tutte le sue diverse sfumature. Lo chalet si elevava per quelli che sembravano essere quattro piani, ma nonostante la sua altezza, il fitto bosco di abeti altissimi ne impediva la visuale dal paesino a valle e nelle strade circostanti, rendendolo quasi un nascondiglio sicuro.
Arthur fermò l'automobile a qualche metro dall'ingresso dell'abitazione e i fari, nello svoltare, illuminarono per un attimo due grandi vetrate di un locale sulla sinistra, che occupava l'altezza di due piani, e le preziose gocce dei suoi grandi lampadari brillarono qualche secondo alla luce dei fanali della vettura.
« Su. È ora di scendere princesse, » l'avvisò Dorian. Con la sua voce, Alessia si riscosse dalla meraviglia e si accorse che gli altri tre uomini erano già usciti dall'automobile, aspettando ora solo lei. Cesàr le aprì lo sportello galantemente, sorridendo sornione, e le allungò la mano per aiutarla.
« S-sì. » La ragazza inspirò con sollievo l'aria fresca e pungente della montagna e rabbrividì piacevolmente alla sensazione balsamica che lentamente si propagava nei polmoni. Socchiuse le palpebre e rilassò le spalle godendosi quei pochi secondi di serenità. Arrossì, quando riaprendole incrociò lo sguardo di Dorian che la osservava sorridente. Le parve che l'uomo fosse consapevole di quello che stava provando e quando lui stesso alzò gli occhi chiusi al cielo e respirò a fondo, per poi donarle un altro sorriso ancora più grande, capì di aver fatto centro, e arrossì ancora di più per essersi esposta a quel modo.
« È magnifica, vero? » le domandò, accennando alla costruzione dietro di lui. Alessia distolse immediatamente lo sguardo, anche se con difficoltà. Era davvero bellissima...
« ... Non è niente di ché, » mentì spudoratamente, stringendosi nelle spalle e i gemelli risero della sua ardita bugia.
« Oh, princesse, perfino un bambino di due anni saprebbe mentire meglio di te! » la prese in giro. Alessia prese fiato per ribattere, ma si fermò subito quando l'uomo tolse dalla tasca del giubbotto la fascia che per la prima parte del viaggio le aveva imprigionato i polsi, e di riflesso si portò entrambe le mani al petto.
« Perché? » domandò con paura, indietreggiando di un passo. Una pressione sulla sua schiena bloccò la sua fuga. Alzò gli occhi alle sue spalle e incontro quelli severi di Arthur. « Non ci provare, » l'avvertì. « Mi reputi uno stupido? Lo so che oggi pomeriggio hai cercato di svignartela. Non commetterò lo stesso sbaglio una seconda volta. »
Alessia sussultò spaventata. Come aveva scoperto Arthur della sua fuga fallita? Con gli occhi cercò Dorian, chiedendosi se fosse lui il responsabile, traditore di quel loro piccolo segreto. Si sentì delusa nel profondo, ma non osò dire niente, con la presenza di Arthur alle sue spalle che le incuteva terrore.
« Tranquilla, princesse, » cercò di rassicurarla lui, avvicinandosi cauto. « È una precauzione. Solo non desideriamo che tu scappa mentre salutiamo nos femmes et nos fils. »
« C-chi? » tentò di chiedere, ma lo spintone di Arthur la costrinse a cadere tra le braccia di Dorian, sospendendo ogni sua altra domanda. Mugugnò di frustrazione osservando i suoi polsi che ancora una volta venivano legati. Dorian saggiò la resistenza del nodo e Alessia, forse per la stanchezza, le sembrò che il laccio fosse più lento rispetto a quella mattina.
« Non fa male, vero? » domandò sorprendendola, come se le avesse letto nel pensiero nel pensiero. Alessia negò con il capo, assicurandosi che nessuna parola di ringraziamento scappasse dalle sue labbra ed evitando di ripetere lo stesso errore di quella mattina e tornare a fidarsi di lui. Dorian era esattamente come Arthur, anche se lo aveva nascosto davvero bene. Poi pensò ai sorrisi sornioni di Cesàr e Nathan domandandosi se celassero la stessa meschinità dei due compari.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...