21 - L'assenza (Parte 1)

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« Spiegami che devo fare con te. » Gabriel non voltò lo sguardo verso il suo interlocutore, ignorandolo completamente. Dal giorno precedente era imperturbabile a tutto e a tutti. « È davvero così difficile? »

Dorian però conosceva l'amico da anni, quindi sapeva ben interpretare i suoi silenzi: lo intuì trattenere un sospiro irritato e la postura rigida che lasciava trapelare il suo malumore lo convinse a continuare il suo monologo, che si prolungava ormai da oltre un quarto d'ora.

Aveva solo blaterato cose insensate riguardo il loro ostaggio, e su come lei... lei...

... A dire il vero, non sapeva di cosa avesse esattamente blaterato. La sua attenzione per l'amico era svanita nel momento in cui Dorian aveva pronunciato il suo nome. E dire che l'aveva nominata appena varcata la soglia della sua stanza, pochi minuti prima. Era entrato all'improvviso con un minaccioso ho saputo che cosa è successo ieri sera con Alessia. Da lì, aveva smesso di ascoltarlo. Un argomento che includesse qualsiasi cosa riguardasse la nuova arrivata non era di nessuna rilevanza per il suo tempo prezioso. La ragazza era solo un inutile rottura di scatole.

Soprattutto considerando che al momento non poteva usarla come valvola di sfogo.

Non mi serve a nulla.

La voce di Dorian nel frattempo continuava a risuonare amareggiata all'interno della stanza.

Davvero si stava beccando una cazzo ramanzina per colpa di quella dannata?

A quel pensiero, di riflesso scrollò le spalle e Dorian approfittò della sua rianimazione.

« ... O è una cosa che non riesci a fare? » insinuò, ammiccando un sorriso sornione. Se esisteva una cosa che riuscisse a far perdere le staffe a Gabriel, era che gli si dicesse che fosse un incapace. Non attese che qualche attimo, per una risposta.

« Non me ne fotte un cazzo! » sbottò l'amico, incurante del sorriso vittorioso di Dorian. Proprio come aveva previsto. Non aveva intuito affatto che il suo unico scopo fosse quello di farlo parlare. Farlo parlare di lei. « Non voglio avere niente a che fare con quell'insopportabile spina nel cul− »

« La stai pregiudicando, » lo fermò severo Dorian, sedendosi sul bordo del letto, accanto a Gabriel. « E non ci hai neanche provato. Davvero non ne sei in grado, allora, » lo spronò una seconda volta. « È la tua compagna, dovresti lasciarla stare vicino a te, il suo posto nel mondo. »

Gabriel scattò furioso.

« Vuoi sapere qual è il suo fottuto posto in questo mondo? » Indicò eloquente la parte vuota del letto matrimoniale. « Possibilmente a quattro zampe, » aggiunse con un ghigno crudele.

Dorian si alzò e osservò turbato la figura di Gabriel.

« Non ti riconosco più, » sussurrò confuso.

L'altro sbadiglio, per nulla risentito. Allungò le braccia sopra la testa, per alleviare l'indolenzimento dei muscoli. Serrò gli occhi per il dolore, un attimo dopo. Il gesto gli aveva dato una fitta lancinante alla lesione. Dorian sospirò, scuotendo piano la testa e Gabriel allora sbuffò seccato, tentando di non pensare al dolore proveniente dalla ferita.

« Lasciatela perdere, » lo avvisò, puntandogli un dito contro. « Non affezionatevi a lei, non è una nostra pari. E poi non ha niente di speciale. È solo un'anonima donna, lagnosa e uguale a tutte le altre. »

« Tu non riesci a vedere... » mormorò grave. Gabriel si strinse nelle spalle, incurante.

« Non c'è nulla da vedere, per l'appunto, » mugugnò massaggiandosi le spalle, e il dolore tornò più forte di prima. Si portò una mano sulla garza nascosta dal lenzuolo, notando che aveva fatto più male del solito. Sentì su di sé lo sguardo interessato dell'amico. « Sono i punti. Danno fastidio. Quella disgraziata non mi ha ricucito bene, » mentì alla sua domanda silenziosa.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora