Il movimento dell'acqua calda che lentamente le rilassava le membra tese, le fece capire quanto quella prima mezza giornata di vita matrimoniale l'aveva provata emotivamente. Non era un fatto fisico, la sua tensione: gli amplessi di Gabriel, il suo torturatore agrodolce, non erano per nulla stancanti, come già aveva potuto constatare dalla loro prima volta, di quella stessa notte. Era tutto ciò che quell'atto racchiudeva in sé. Due erano le cose che avevano tormentato la mente di Alessia, in quei pochi momenti in cui l'uomo l'aveva posseduta.
Primo, il fatto che Gabriel si trasformasse, una volta entrato in lei. Non c'erano più l'aguzzino e la prigioniera, ma un uomo e una donna. Non c'erano più ordini ma richieste eccitate espresse in bassi sussurri appassionati. Una passione che Alessia non riusciva a capire. Avrebbe preferito mille volte essere ridotta a subire tutte le sue più crudeli angherie e umiliazioni, in quel letto. Non perché si considerava masochista, ma perché sarebbe riuscita a gestire quelle torture. Avrebbe saputo come comportarsi. Sarebbe riuscita a odiarlo. Invece quella confusione, quel cambiamento nell'uomo che l'aveva fatta sua per un'altra volta quella mattina, non le permetteva di capire appieno la situazione, e quell'odio non riusciva ad essere odio vero. Ma riusciva a detestare. Detestava il modo in cui la faceva sentire incapace di odiarlo.
Secondo, durante quei pochi amplessi, Gabriel l'aveva sempre posseduta da dietro. Non c'erano stati scontri di petti e seni, di labbra e lingue. Solo ventri e glutei, toraci e schiene. Alessia aveva giustamente ipotizza che l'uomo in quel modo avesse voluto mettere un altro muro tra di loro, per ricordarle che in ogni momento era lui, quello sul gradino più alto. Era lui che la possedeva. Che lei era una sua cosa, una proprietà al pari al massimo di un'animale da compagnia.
Nient'altro.
« Alza il viso, Ale. Non voglio che il sapone ti bruci gli occhi, » la richiamò all'attenzione Claire. La ragazza eseguì l'ordine docilmente, abbandonandosi alle cure dell'amica. Lasciò che l'acqua calda del soffione le riscaldasse il capo e mugolò felice al delicato massaggio ai capelli che Claire le donò. La donna aveva insistito ad aiutarla a farsi un caldo bagno ristoratore, dopo il secondo amplesso a cui l'aveva costretta Gabriel. Li aveva visti scendere insieme per colazione, e Alessia era profondamente sconvolta e provata. Alessia era fortemente convinta che Claire l'avesse voluta assistere solo perché si sentiva in colpa per quello che era successo nel bagno, poco prima del matrimonio. Ciò che aveva provato a farsi, era terribile, certo. Alessia non aveva mai pensato alla morte, prima di quel momento, e ripensare a quegli istanti, ora a mente lucida, le fece venire i brividi.
« Hai freddo? » le domandò Claire, notando il suo tremore. Alessia negò con il capo.
« Stavo solo pensando, » la rassicurò. « Claire? Quella cerimonia... Non ha nulla di legale, giusto? » le domandò. Il sospiro affranto che emise l'altra non promise niente di buono. « Mi dispiace, ma non è così..., » rispose infatti.
« Come è possibile? Andiamo, non ho mai sentito promesse del genere, e quel modo di scambiarsi gli anelli, e il pane, e il vino... Auguste in ogni caso non ha la licenza da prete, immagino! Claire, non è possibile che sia stato davvero un matrimonio regolare! » provò a farla ragionare. Claire l'aiutò ad alzarsi dalla vasca, e la avvolse in un telo bianco. Impiegò qualche secondo a trovare le parole adatte.
« È una cerimonia antica, caduta in disuso da secoli. Era usata soprattutto qui in Francia. Pensa, è così antica che anche ai tempi dei Celti era già quasi dimenticata. Può sembrarti un rito rozzo e senza senso, ma Arthur mi ha spiegato che celebrare il matrimonio in questa maniera è significato di impegno, serietà e fedeltà. » le spiegò in breve. Alessia rivide per un istante lo sguardo improvvisamente serio di Gabriel nel momento in cui aveva dovuto pronunciare quella promessa tanto insolita. Un'immagine che scacciò subito dalla mente, per quanto assurda.
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The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspetti
ChickLitAlessia non ha mai davvero scelto niente per sé. Tutto le era imposto, giorno dopo giorno, dalla madre, che dettava legge in casa e nella sua vita. Poco male: vent'anni le erano bastati a farla abituare a quella sorta di schiavitù, e quando iniziata...