28 - Il confronto (Parte 2)

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Più cercava di starle lontano, più la desiderava. Come Alessia aveva trovato una via di fuga da lui, allo stesso modo Gabriel avrebbe dovuto trovarne una. Il primo luogo che gli venne in mente, fu proprio quello che a tutti i costi si era imposto di non visitare con lei.

Si congedò da Violette e Mathisse, che l'avevano preteso subito dopo pranzo, lasciandoli alle cure di Elettra, la loro madre, e di alcune delle altre ragazze. Salutò gli altri bambini, delusi nel vederlo andare già via, e si diresse convinto verso le scale, aiutato dalle nuove stampelle. Un po' di solitudine non gli avrebbe fatto male. Salì i gradini uno alla volta, con poca difficoltà: la ferita faceva sempre meno male e nell'arco di ventiquattrore forse il dolore sarebbe scomparso del tutto, lasciando solo un piccolo fastidio. Alessia sembrava essere sparita dalla circolazione, da quasi un'ora. La immaginò indaffarata con il resto delle donne e sua madre. Scrollò le spalle, arrivato al quarto piano, tentando inutilmente di non pensare a lei, e a qualunque cosa stesse facendo, e aprì la porta.

La biblioteca era all'ultimo piano, come la sua stanza da letto e un altro paio di camere lasciate in disuso. Nonostante il soffitto basso, il salone pareva grande, dai toni caldi e accoglienti, completamente in legno. Sulla parete di fondo, l'unica non stracolma di libri, davanti a un piccolo salotto dai toni bluastri, si stagliava una grande vetrata che illuminava ogni più piccolo dettaglio di quella meraviglia, dal tappeto persiano davanti alla finestra, fino al lungo tavolo di vetro proprio davanti alla porta, dove si trovava lui.

Fece qualche passo in avanti, e socchiuse con noncuranza l'uscio di legno dietro di sè. Un veloce movimento proveniente dal divano blu, lo spaventò.

« Aspetta! » Alessia gli corse incontro, trafelata e spaurita.

« E tu che ci fai– » Iniziò a domandare Gabriel, interdetto e confuso. La ragazza lo ignorò completamente, cercando di raggiungere la porta ancora socchiusa.

« No! Attento! Non lasciare che chiudano! » A pochi centimetri dalla maniglia dorata, questa si chiuse da sola, come sbattuta dal vento. Vento, che, era completamente assente. Troppo tardi Gabriel reagì, solo dopo aver sentito la serratura scattare, e un paio di voci maschili che se la ridevano nel corridoio.

« Che cos– ...Merda! » Prese il pomello con entrambe le mani e inutilmente Gabriel tirò con tutte le sue forze. Provò anche a girarlo da una parte e dall'altra, con furia, ma senza successo.

« Nathan, ti prego, apri! » Sentì la presenza della ragazza vicino a sé, e sobbalzò. Si era dimenticato che fosse li con lui. La rabbia aumentò, comprendendo quello che stava per succedere.

« Perché tu sei qui? » Le ringhiò adirato.

« Sono stati Dorian e Nathan ad accompagnarmi! Sono qui dentro ormai da un quarto d'ora! » Spiegò, picchiando con i pugni contro la porta. « Mi hanno spinta dentro e hanno chiuso a chiave. Dorian, per favore! » Urlò ai due dall'altra parte dell'uscio.

« Mi dispiace, princesse... Ma sono ordini di Auguste, » arrivò loro la voce attutita di Dorian. Gabriel imprecò. Alessia smise di agitarsi, e alzò gli occhi su Gabriel, confusa e spaventata.

« Ordini? »

« ... Mio padre mi aveva ordinato di farti visitare questo posto, » borbottò poco dopo, smettendo anche lui di combattere, sistemandosi le mani sui fianchi. La confusione di Alessia si trasformò in scetticismo e lui comprese il perché. « Credimi, era un ordine che non volevo eseguire. Ci hanno teso una trappola, questi stronzi, » le assicurò in un sibilo furioso.

« Accidenti, amico mio, » commentò Nathan con un fischio sorpreso. « È con quella bocca che baci tua madre? »

« Fammi uscire da qui, e vedrai la fine che farò fare alla tua, di bocca. » Lo minacciò Gabriel. Il silenzio che calò, lo fece arrossire.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora