51 - Un mostro

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Mai avrebbe immaginato che Reneé, quel dolce ragazzo che aveva conosciuto la notte di Capodanno, potesse ridursi così. L'alito e gli abiti che puzzavano di alcool, lo sguardo annebbiato, le frasi sconnesse e umilianti...

No, questo non è Reneé, cercò di convincersi Alexene, schiacciata contro il muro e bloccata dal corpo del giovane, che continuava a baciarle lascivo il collo, le spalle e la mascella.

« Per favore, fermati, » singhiozzò. « Non sai quello che stai facendo, sei ubriaco. » Reneé agguantò il suo mento e stritolandolo le fece alzare lo sguardo sui suoi occhi allucinati.

« Io ti voglio, Alexene, » le mormorò quasi sofferente. « Perché ti può avere solo Gabriel? Non è giusto. Lui non ti vuole, e tu non vuoi lui... Io posso darti di meglio... Posso renderti felice. »

« Basta Reneé! » si arrabbiò lei, spintonandolo sul torace per allontanarlo, senza successo. Reneé si portò l'indice sulle labbra e poi su quelle di lei.

« Shhh... Sta zitta, bambolina. Non rischiamo che Gabriel venga a interromperci proprio adesso, » la minacciò portando quella stessa mano sul colletto largo del vestito. La fece scorrere lungo tutto il tessuto e raggiunto un seno, s'intrufolò dentro l'abito, mentre con l'altra andava a coprirle la bocca. Alexene spalancò gli occhi, terrorizzata.

« Christian! » riuscì a balbettare inorridita, attraverso uno spiraglio di quelle dita nauseanti di vino. Il prigioniero, che dalla sua cella poteva vedere dei due solo dalla vita in giù, alla sua soffocata richiesta d'aiuto andò nel panico più totale. Non gli era mai successo di non poter essere in grado di aiutare qualcuno.

Trattandosi di lei, la sua paura si aggravò.

Merda.

Si aggrappò disperatamente alle sbarre e fece l'unica cosa che in quel momento potesse fare.

« GABRIEL! » urlò con tutte le sue forze, scuotendo le sbarre d'acciaio della porta per fare più rumore possibile. Continuò a chiamare quell'uomo con tutta la voce che aveva in corpo mentre osservava impotente le maniche del vestito di Alexene scendere sui fianchi e ascoltava sgomento i suoi singhiozzi ovattati.

Reneé ringhio contrariato, dopo che la mano di lei era sfuggita alla sua presa ed era riuscita a scendere come un fulmine sulla sua guancia. Era riuscita a schiaffeggiarlo ma aveva solo aumentato la sua furia.

« Come osi!? Io sono il tuo salvatore! Ti porterò lontano da qui, ti farò diventare la regina che meriti di essere! » urlò adirato, prendendola per la gola e sbattendole la testa contro il muro. Alexene socchiuse gli occhi per il dolore. « D'ora in poi esisterò solo io per te! »

Ciò che sentì dopo, assieme alle urla furiose di Christian, fu la sua lingua entrare prepotente nella bocca e il sapore acre del vino, misto a chissà quanti e quali altri alcolici, le invase la cavità orale e lo stimolo di vomitare l'assalì.

Il rumore di una zip che si abbassava e il fruscio della gonna che si alzava, la spaventarono a morte.

Pochi metri sopra di loro, la porta si aprì e un rombo di passi riempì la tromba della scala a chiocciola.

« Che cosa cazzo sta succedendo?! » La voce di Arthur ne annunciò l'arrivo. « Alexene?! Va tutto ben» Assieme agli altri si bloccò esterrefatto alla vista della tremenda scena che si presentò loro davanti. Gabriel li raggiunse subito dopo, ma non si fermò neanche per un istante.

« STALLE LONTANO! » Come una furia si scagliò su Reneé, che per il contraccolpo del pugno ricevuto fu scaraventato giù per i pochi gradini rimasti. Rotolò proprio davanti alla cella di Christian, che non perse tempo ad assestargli un calcio in pieno viso, attraverso le sbarre: una piccola rivincita, anche se era stato il suo compare a compiere su di lui quello stesso gesto, pochi giorni prima. In quel frangente però fu grato al suo aguzzino per essere riuscito ad arrivare in tempo.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora