09 - Quattro ragazze

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L'avevano lasciata sola.

Cautamente si accostò con un orecchio alla porta e accertatasi che non provenisse nessun rumore fuori dal corridoio, si arrischiò ad abbassare la maniglia dorata.

Chiusa.

Non si stupì più di tanto. Poco prima, infatti, aveva sentito Nathan dare due giri di chiave, una volta uscito dalla stanza. Veloce, si catapultò sopra uno dei divanetti azzurro chiaro dell'abbaino e tastò ogni centimetro della finestra, per cercare di aprirla. Presto capì che era serrata, come la sua gemella dall'altra parte del letto. Delusa, fermò le sue ricerche. Non aveva modo di scappare. Il suo sguardo cadde su una porta che prima non aveva notato, accanto alla scrivania bianca, e in pochi passi la raggiunse con il cuore in gola, sperando in una via d'uscita. Entrò con circospezione e a tentoni accese la luce. Mattonelle blu e marroni l'accolsero.

Il bagno. Ma che gentili, ironizzò avanzando nella piccola stanza. Si guardò attorno, ma della finestra in cui aveva riposto le sue ultime speranze, non c'era nessuna traccia. Sono in trappola, ora è ufficiale. Rientrò nella camera e si buttò a peso morto sul letto, demoralizzata, ma non meno determinata a scappare. Avrebbe dovuto solo trovare un buon momento per scappare.... E soprattutto il modo.

Seduta sul letto a baldacchino, strofinandosi i polsi si guardò distrattamente attorno. Al contrario di quello che aveva immaginato dopo essere entrata all'interno dello chalet, non l'avevano rinchiusa né in una cella, né in uno stanzino piccolo e spoglio. Al contrario, la stanza era grande quanto il soggiorno del suo appartamento con il cucinotto annesso, ed era stata arredata con buon gusto. Come il resto dell'abitazione, il mobilio era interamente di legno, e la chiarezza dei toni scelti per quella stanza la rendeva più spaziosa di quello che avrebbe dovuto essere. Ogni pezzo d'arredamento era stato intagliato finemente creando elaborati dettagli.

Il letto era sistemato tra due abbaini, collocati sotto due grandi finestre: il panorama notturno che s'intravedeva era di uno spettacolo ammaliante. Riusciva a distinguere le fronde degli abeti poco oltre la cinta muraria che circondava lo chalet e un discreto appezzamento di giardino. Dietro di essi, a chilometri di distanza dopo la vasta distesa di verde, l'imponente profilo bianco di una montagna era rischiarato dalla luce della luna.

Era rinchiusa in una prigione – nonostante tutto bellissima – da cui al momento non poteva scappare, in Francia, in uno chalet sperduto in mezzo ai boschi e lontana chilometri e chilometri da casa. Come aveva detto Dorian, anche se fosse riuscita in qualche modo ad evadere, non aveva nessuna possibilità di sopravvivere, per non parlare del suo senso dell'orientamento che proprio non possedeva.

« Però se seguissi la strada, scendendo a valle, riuscirei ad arrivare a quel paesino, in qualche modo... » rimuginò, rivoltandosi a pancia all'aria. Una risata a stento trattenuta la fece sobbalzare dalla sorpresa. Raddrizzandosi a sedere sul materasso, trovò la responsabile sulla soglia della stanza.

« Ti riacchiapperebbero nel giro di dieci secondi, appena varcata la soglia di casa! » l'avvertì la donna che aveva aiutato Dorian a portarla in camera. « Credimi, ci abbiamo già provato, a nostro tempo, » finì, facendole l'occhiolino. Alessia aveva già dimenticato il suo nome, e quello delle altre tre ragazze che si affacciarono in quel momento da dietro la porta. Gli occhi verdi della rossa s'illuminarono felici, e si fece strada all'interno della stanza con una tazza fumante e profumata, seguita dalle altre. Presero posto nella camera come se quella camera fosse stata di loro proprietà per molto tempo.

« Oh, per fortuna! » esclamò, sedendosi accanto alla giovane. « Pensavo che ti fossi addormentata! »

« N-non credo sia possibile... » le fece presente. Dopo quello che è successo non credo che dormirò per il resto della mia vita.

The Way - Quando L'unica via è quella che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora