35. Ginger

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E' nervosa.

Ogni volta che pensa a quello stupido biglietto che ha lasciato per Cain, si rimprovera per essere stata tanto cretina. Gli aveva già detto no. La parte difficile l'aveva già fatta, bastava mantenere la posizione e non si sarebbero più incontrati. Invece sarà di nuovo da lui in pochi minuti.

L'idea di rivederlo dopo aver vomitato parole a caso inerenti al suo privato la fanno sentire ancora più a disagio di quanto già non fosse, non capisce davvero che cosa le sia saltato in mente.

Bastava andarsene, fine, il capitolo sarebbe stato chiuso. Non si sarebbero rivisti mai più e lei avrebbe potuto dimenticare tutte le assurdità che aveva sbrodolato in preda al panico davanti a quel vichingo dallo sguardo impenetrabile capace di innervosirla come nessun altro. Sarebbero tornati ognuno ad abitare i propri mondi lontani mille miglia, al sicuro, in vite che viaggiano da sempre su orbite destinate con tutta probabilità a non incontrarsi mai più.

Invece, si è sentita in colpa.

Vederlo stare male dopo aver fatto quella telefonata ha ribaltato tutto, l'idea di lasciarlo solo, proprio nel momento in cui aveva più bisogno di qualcuno le ha fatto prendere quella decisione impulsiva, idiota e adesso eccola li , che si maledice, seduta in metropolitana mentre si dirige a casa di Cain.

Si chiede come riuscirà a guardarlo in faccia e non sentirsi una perfetta demente.

Tutto quello sproloquiare su come non sia a sua agio con la gente, su come non sia in grado di relazionarsi con l'altro sesso... dio! Ci mancava solo che gli confessasse apertamente di essere frigida ed incapace di fare sesso da anni e poi il quadro sarebbe stato completo.

Appoggia i gomiti sulle ginocchia e lascia cadere la testa tra le mani. Non sa veramente cosa le sia preso... Cain la mette a disagio, inutile negarlo, un altro motivo per cui era molto meglio troncare tutto subito. C'è qualcosa in lui che la respinge e l'attrae allo stesso tempo e sa benissimo cos'è. E' attratta da lui come lo era da Aaron, dall'illusione di poter possedere qualcuno tanto bello e tanto pericoloso, riuscire in qualche modo a maneggiarlo senza farsi male... ma ha imparato la lezione anni addietro : non si gioca con il fuoco, perché prima o poi si finisce per bruciarsi. Non vuole mai più provare lo stesso dolore, la stessa sensazione d'impotenza, lo stesso vuoto.

No, grazie.

Farà il lavoro, prenderà i soldi e sopporterà quegli occhi gelidi sempre puntati addosso, intenti ad analizzare ogni gesto, ogni mossa, ogni esitazione. Fingerà di non essere infastidita dal fatto che lui voglia leggerle dentro, cercherà di non farsi irritare da quell' espressione impenetrabile e da quello sguardo glaciale da cui non traspare mai nulla. Finirà il lavoro, salderà il suo debito ed in cambio - forse - sarà finalmente libera.

Da Aron, da Caine e chissà, forse anche dalle sue paure.

Guarda il buio passare veloce dietro ai finestrini e rivede il suo passato.

Aveva diciotto anni, era maggiorenne, ma in fondo era ancora solo una ragazzina quando decise di scappare di casa per seguire i suoi sogni e l'uomo che li incarnava. Sapeva che suo padre non avrebbe potuto fare nulla per impedirglielo se lo avesse scoperto a cose fatte e sapeva anche che quella sua fuga gli avrebbe dato un dolore enorme.

Era certa però che col tempo lui avrebbe capito.

Quando fosse riuscita ad affermarsi come cantante sarebbe ritornata da lui vincitrice, gli avrebbe fatto conoscere Aaron perchè si rendesse  conto del suo incredibile talento, del suo fascino, della sua gentilezza. Era certa  che - come in tutti i sogni - qualunque cosa  si sarebbe sistemata e che a quel punto anche suo padre avrebbe approvato, o quantomeno capito la sua decisione. Che l'avrebbe perdonata.

Fuoco e fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora