185. Lilith

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Guarda fuori dal finestrino mentre il taxi si avvicina all' albergo, sono le nove passate.

Arthur voleva festeggiare andando fuori a cena ma si è inventata un mal di testa inesistente, non ne aveva voglia. Sà che dovrebbe essere felice: per la prima volta hanno suonato una sua canzone in radio!

Dovrebbe saltare dalla gioia, ridere fino ad avere le guance indolenzite, andare al locale e festeggiare fino all'alba con tutti i suoi amici ma non può farlo... cantare quella canzone l'ha prosciugata. La certezza di avere perso Cain le fà mancare il fiato rendendo tutto  insignificante:  sente di non aver fatto abbastanza.

Perchè se ne è andata in quel modo? 

Perchè non si è alzata da quel maledetto divano e non gli ha fatto capire che si sbagliava?

Perchè non ha urlato fino a perdere la voce che quello che stava dicendo Jeff era tutto sbagliato, che la persona che stava descrivendo non era lei?

Perchè ha spento il telefono isolandosi dal mondo?

Facendo così lo ha perso per sempre. 

Doveva restare lì. 

Doveva continuare a lottare per lui. Doveva costringerlo a ricordare , doveva  trovare un modo per farlo innamorare ancora di lei, oppure un modo qualunque per restargli accanto. Invece no,  è prevalso l'orgoglio, la paura di non esserne capace, l'esigenza di non farsi  umiliare. Mai più , da nessuno. 

E' andata via, sbattendo la porta.

E così l'ha perso. 

Cain è tornato nel suo mondo lontanissimo,  di riflettori puntati, violenza e lustrini, circondato da donne bellissime con cui passerà le notti d'ora in avanti,  senza di lei. La dimenticherà e tutto quello che c'è stato tra loro resterà solamente nella sua memoria, ricordi stupendi che non smetteranno di tormentarla, di perseguitarla implacabili per il resto della  vita. 

Sente che stà annegando in un mare di autocommiserazione ed inutili rimpianti. Non vuole. Si aggrappa all'unica cosa che le rimane per restare a galla : la rabbia.

Si concentra solo su quella.

Solo la rabbia può salvarla dall'abisso in cui sta precipitando. Si aggrappa alla rabbia allora, che la trascina con sè, in salvo.  Ripensa alle immagini viste in tv che le si sono conficcate in testa, al sorriso di Cain, bellissimo ed elegante nel suo completo griffato con accanto un altra donna, alta, magra, bionda, irraggiungibile. Che gi sorrideva di rimando.

Non le interesse di come sia potuto accadere, della sfortuna, dell'amnesia o del destino avverso.  Anche lui avrebbe dovuto lottare per lei. 

E' un lottatore dopo tutto, no?

Come ha potuto credere a Jeff!!

Come ha potuto accusarla di tutte quelle assurdità!!!

E soprattutto come ha potuto  uscire con un altra dopo una manciata di settimane!

Paga il tassista e sbatte con forza la portiera del taxi per poi entrare in albergo furiosa.  Saluta a malapena il ragazzo alla reception che ormai conosce per nome e con rapide falcate arriva agli ascensori. Spinge il pulsante arrabbiata ed affamata, chiedendosi perchè sia stata tanto stupida da declinare l'invito a cena di Arhtur. 

Poteva essere in compagnia, in un bel ristorante a festeggiare e invece è sola, arrabbiata e sta morendo di fame, per giunta . Le toccherà ingurgitare cibo spazzatura nella solitudine della sua camera d'albergo e questo la fà infuriare ancora di più. 

E poi, si può sapere dove è finito l'ascensore?!

'Hey..possiamo parlare?'

La voce roca alle sue spalle è come una secchiata di acqua gelata. Resta immobile per qualche secondo prima di voltarsi chiedendosi se sia  un'allucinazione.

Fuoco e fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora