107. Ginger

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Non riesce a credere a quello che è appena successo.

Con Cain.

Mai in vita sua ha mai provato nulla di simile.

Con nessuno.

Quando ha conosciuto Aaron era giovane ed inesperta,  lo amava  in modo platonico come può amare una ragazzina. Poi, col tempo, il sesso  è diventato tra loro più una dolorosa arma di ricatto che una manifestazione affettuosa d'amore reciproco. Nel mezzo, certo, è stata felice con lui. Ha pensato spesso di essere la ragazza più fortunata della terra ad averlo, ma non ha mai provato con lui neanche lontanamente le sensazioni che l'hanno appena travolta.

Il pensiero poi di aver appena avuto un'orgasmo è quasi irreale. 

Pensava di essere fallata, rotta, danneggiata ormai in modo irreparabile. Anche solo essere sfiorata da un uomo la faceva ritrarre infastidita, il pensiero di essere accarezzata , baciata, penetrata poi, era addirittura  impensabile.

Pensa a Dillon. 

Per quanto nutra un affetto sincero per lui e abbia provato più volte a sbloccarsi consapevole che non l'avrebbe mai ferita,  mai sono arrivati insieme a una simile intimità, non hanno mai avuto un simile affiatamento, anzi,  hanno sempre dovuto fermarsi molto prima.

Si rannicchia nell'abbraccio di Cain che dopo essersi liberato del preservativo  la tiene stretta fra le  braccia come per paura che possa scomparire da un momento all'altro. 

Si sente sicura lì, con lui, anche se forse non dovrebbe: è un lottatore muscoloso , tatuato, imponente. Dovrebbe incuterle timore piuttosto. In più è bello in modo devastante, ricco, famoso, corteggiato, frequentare un uomo così non è come camminare su un filo? 

E' come essere un funambolo che sfida il vento e la paura di cadere.

Ma lei si  sente così in questo momento: in grado di sfidare la sorte, capace di fare magie. 

Si sentiva così anche da ragazza, lo ricorda bene, guardava il mondo con la certezza che fosse tutto possibile e forse .. è proprio così, in fondo.

 La vita va affrontata con coraggio, sicure di essere in grado di raggiungere qualunque obbiettivo: l'unico limite il cielo.

Ripensando come ha passato gli ultimi anni, a nascondersi da tutto e da tutti, anche da se stessa prova quasi vergogna. 

Si chiede che cosa Cain abbia visto  in lei.

'Perchè non dormi?'  Come al solito sembra leggerle nel pensiero. 'A cosa pensi?'

Ginger si libera dal suo abbraccio per voltarsi a guardarlo. Sono sdraiati su un fianco ora, nella stessa identica posizione ma uno di fronte all'altra.

'A Philippe Petit.'

Lui fà una faccia strana, inarca un sopracciglio. 

'Devo preoccuparmi?'

Lei ride, divertita e gli si avvicina un po' di più. Le piace sentire il calore della pelle nuda di lui contro la sua, le piace che sia a suo agio con la nudità e che non senta affatto l'esigenza di coprirsi.

'No. Philippe Petit è un famoso funambolo francese. La sua impresa più celebre è datata 7 agosto 1974, quando passò da una torre all'altra del World Trade Center di New York camminando su un cavo sospeso a più di 400 metri di altezza.'

Lui le passa un braccio attorno alla vita e se la stringe contro. La vuole più vicina.

'Interessante. Mi piacciono le storie, racconta.'

Lei appoggia la guancia sul suo cuscino ed incolla il corpo nudo a quello di lui. E' buio ma dalle pareti vetrate entra la luce della luna e i sui raggi  rendono l'atmosfera surreale. 

Mentre parla percorre leggera con un dito  i contorni di quei tatuaggi misteriosi.

'Philippe Petit nasce in una famiglia piccolo borghese di Nemours, una cittadina a sud di Parigi, il 13 agosto del 1949. La sua prima performance, che lo fece conoscere al mondo, fu a Parigi nel 1971 a soli 22 anni: tese una corda tra i due campanili della cattedrale di Notre Dame, e camminò tra le torri mentre dal basso lo osservavano stupite centinaia di persone. Una volta sceso, la polizia lo arrestò.'

Sorride, immaginandosi la scena e continua il suo racconto.

'L'impresa che lo rese definitivamente celebre, però, fu quella compiuta tre anni dopo, quando camminò su una fune tesa tra le Twin Towers di New York. Alla fine del 1973, Petit si recò a New York e iniziò a preparare l'impresa in ogni dettaglio, come faceva ogni volta: ciascuna traversata era infatti preceduta da uno speciale allenamento e da diversi sopralluoghi, e per ognuna veniva studiato un cavo che tenesse conto di altitudine, venti e pendenza. Per le Torri Gemelle, in particolare, Petit raccontò di aver progettato tutto di persona, compresa l'attrezzatura di cui aveva bisogno. Mentre le torri si trovavano ancora in fase di costruzione iniziò, con l'aiuto dei suoi collaboratori, a trasportare in cima tutta l'attrezzatura tecnica: riuscì a farlo ottenendo dei permessi di accesso e ingannando la sicurezza con falsi documenti e travestimenti . Poi alle 7.15 del mattino del 7 agosto 1974 Petit salì sul tetto di una delle torri, a 400 metri d'altezza e fece avanti e indietro per otto volte sul cavo di acciaio lungo più di 60 metri, vestito di nero e con un'asta per tenersi in equilibrio: camminò, si sdraiò sul filo, si inginocchiò e salutò gli spettatori che nel frattempo avevano preso a osservarlo e applaudirlo. La polizia, che era accorsa nel frattempo, gli ordinò di fermarsi e quando decise di farlo fu arrestato di nuovo. Visto però il successo dell'impresa il procuratore distrettuale di New York fece cadere tutte le accuse formali a suo carico: lo condannò soltanto ad esibirsi per i bambini a Central Park. Su quell'impresa in seguito  scrisse un libro: Toccare le nuvole.  L'ho letto a scuola e mi ha letteralmente catturata. Il nostro professore lo descrisse come  ''un filo prodigiosamente sospeso tra la terra e il cielo da un uomo indocile, geniale e romantico, da percorrere con leggerezza, disobbedendo alla gravità''.'

Cain che con una mano le accarezza i capelli, si ferma, la guarda e con la sua voce roca le  fà l'unica domanda giusta da fare.

'Philippe Petit , un funambolo. - La scruta attento - Perchè ti è venuto in mente proprio lui?'

Per un attimo Ginger non sà se dirglielo, si sente stupida, si sente ingenua, come quella ragazzina di tanti anni prima che ormai non esiste quasi più. 

Lo guarda fisso per qualche istante, come a decidere se di lui può fidarsi davvero. Ma sà già la risposta.

'Stare con te mi fa venire voglia di sfidare il vento,  camminando su un filo senza  paura di cadere:  proprio come un funambolo.'

Restano a guardarsi immobili, gli occhi di Cain la scrutano gelidi per lunghi attimi e lei è certa stia pensando che è completamente pazza. Ma poi allunga una mano, con un dito segue il contorno del suo viso come sovrappensiero, lo prende con entrambe le mani, si sporge in avanti e la bacia.




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