zulema's pov.
Avete presente quando vi crolla il mondo addosso e non sapete cosa fare?
Io in questo preciso istante non sapevo se ibernarmi o afferrare la bionda che avevo davanti e baciarla da morire.
Mi aveva appena confessato che era innamorata di me e il cuore stava per esplodermi letteralmente dal petto.
Il suo viso era innondato di lacrime e sembrava che fosse ancora più piccola, con tutti i capelli scompigliati a causa mia.
"Non ho bisogno dei casi clinici." dissi serrando la mascella e Macarena scosse la testa, asciugandosi il trucco.
La stavo distruggendo ma per evitare che crollasse nuovamente dovevo farlo per forza, affinché si rigenerasse.
Volevo piangere da morire per come i suoi sentimenti erano così forti, così passionali nei miei confronti.
Ed io invece? Ero morta dentro.
"Zulema, puoi dire qualcosa senza pugnalarmi al cuore ogni volta?" disse facendo spallucce e volevo prendermi a pugni per quanto fossi stronza con lei.
"Cosa ti devo dire?" dissi semplicemente e la ragazzina scosse la testa, si afferrò il viso tra le mani sedendosi su una sedia e pianse.
Pianse come non aveva mai fatto.
"Dopo di questo, tu non mi vedrai mai più piangere te lo giuro con tutta me stessa, ti ho dato troppo di me. Ed è il caso che io ci dia un taglio." disse afferrando delle analisi e mi avvicinai piano verso di lei, abbassandomi alla sua altezza nonostante il mio corpo fosse sotto pressione.
Stavo male, da morire.
"Mi sono donata a te, ti ho dato tutto quanto e cosa ho ottenuto? Dolore, rabbia, bugie e tanto altro. Me lo merito? Avevo una vita bellissima prima di venire qui, con una donna straordinaria. Ho lottato per te, sono uscita fuori di testa e andavo nei locali ad ubriacarmi sperando di anestetizzare tutto. E mi portavo a letto chiunque, a volte neanche venivo perché non riuscivo a provare nulla, ti rendi conto cosa cazzo mi hai fatto provare?" disse tutto d'un fiato e gli occhi mi diventarono lucidi, nel sentire tutte queste parole.
Mi stava cambiando.
"Perché non mi hai lasciata andare subito? Qui dentro hai tutti ai tuoi piedi, potevi evitare di illudermi, invece no figlia di puttana mi sono innamorata di te. Io, che sono sempre stata terrorizzata dall'amore tu mi hai fatto provare il mondo e l'hai distrutto, polverizzato, bruciato tutto quanto per il tuo cazzo di ego smisurato." continuò singhiozzando e aveva gli occhi rossissimi mentre mi lacerava l'anima in due con il suo sguardo gelido.
Che donna, cazzo.
"È per la mia età? Cosa cazzo ti fa dubitare di me a tal punto da lasciarmi andare ogni volta? Un giorno penso che tu sia mia e il resto? Sparisci, non mi consideri e mi allontani dalla tua vita a caso. Ti fanno una domanda e scatti dalla rabbia, poi cambi umore subito." disse bloccandosi di scatto e voleva che le rispondessi ma non sapevo come sbloccarmi al 100%.
Non aveva nulla di sbagliato, era semplice e amorevole con il mondo.
Ero terrorizzata talmente tanto di perderla che non trovavo un modo per stringerla forte a me senza spezzarla in due.
Ero un casino, totale.
Brillante nella medicina.
Un disastro in amore.
"Mi sono arrabbiata perché non ho mai dato il potere a nessuno di possedermi in quel modo e tu l'hai fatto. L'hai fatto senza pensarci due volte e non hai avuto neanche la minima paura di affrontarmi per davvero. Questo mi destabilizza, il tuo ardere con me nonostante la mia persona. Non ho le palle e neanche il minimo coraggio di donarti me stessa, ok? Ecco la verità Macarena, ti ho chiamata qui perché voglio che cresci professionalmente come sempre." dissi alzandomi e lei si alzò a sua volta, le stavo palesemente mentendo con addosso una maschera enorme.
"Sei seria, Zulema?" disse ferita e l'istinto era quello di baciarla per toglierle dal viso questa espressione triste, distrutta, sofferente.
Era qui da quasi tre mesi e l'avevo confusa ancora di più, per davvero.
"Sì, non voglio nulla di serio con te." dissi quasi in lacrime e mi morsicai il labbro cercando di dirle che era sbagliato, non sapevo come comportarmi affinché non provasse neanche il minimo dolore.
"Sei una stupida, ti ho proposto io stessa di avere un rapporto libero perché mi bastava averti anche per una semplice notte o due. Perché io al contrario tuo, se voglio una persona mi accontento anche di queste piccole cose. Ti sono venuta incontro, mi dispiace se ho sconvolto tutto quanto ma cosa dovevo fare? Avevo voglia di te!" urlò piangendo nuovamente e serrai la mascella, stringendo i pugni lungo i miei fianchi per trattenermi nel baciarla.
"Averti vicina, mi fa uscire fuori di testa e mi verrebbe voglia di portarti in un posto lontano, parlare con te anche della cosa più stupida del mondo. Ti rendi conto di quanto cazzo sono innamorata di te? Quando ti svegliavi al mio fianco mi rendevi la donna più felice del mondo, vederti così rilassata tra le mie braccia colmava ogni dolore dentro di me. Invece no Zulema, a te non va mai bene un cazzo di me e ti capisco. Non vado mai bene a nessuno." disse facendomi spalancare la bocca incredula per la sua confessione e pianse a dirotto, dandomi una spallata facendomi quasi cadere a terra come un burattino.
Uscì dal laboratorio portandosi dietro le sue cose e mi sedetti nella prima sedia che mi capitò davanti, stavo per svenire.
Letteralmente.
Due braccia ad una certa mi abbracciarono da dietro e il profumo di Saray mi fece tremare sul posto.
"Che è successo? Hanno sentito tutti quanti le vostre urla, hey." mormorò notando il mio sguardo perso nel vuoto e la guardai, senza proferire parola.
"Ho bisogno di una flebo, sto per svenire e non mi sento le gambe." dissi stringendo il tavolo e la mia migliore amica scattò subito fuori mentre massaggiavo le mie tempie molto lentamente.
Ero rimasta da sola, contro il mio dolore.
"Sono più forte di te, so controllarti e non mi farai ancora del male." sussurrai ad una certa chiudendo gli occhi e feci dei respiri profondi per calmarmi.
E il tempo, scorreva piano.
La stanza sembrava improvvisamente un bunker talmente era gelida e tremai, vedendo me stessa davanti a me.
Con un sorriso enorme sulle labbra.
"Allucinazioni?" disse una voce a me conosciuta e Amelia fece il suo ingresso, con alcune cose tra le mani.
"Qualunque cosa sia, non ha il potere su di me puoi stanne certa." dissi ridendo e la mora scosse la testa, porgendomi la mano amorevolmente.
Mi guardai attorno e mi accorsi che era stato un'attimo, non la vedevo più.
"Alzati, sembri un cadavere." disse autoritaria e afferrai la sua mano, volevo andare nel mio ufficio e Amelia lo sapeva.
Strinse la mia vita saldamente usando l'ascensore ed era deserto, cliccò il quarto piano abbastanza tesa.
"In realtà io sono un cadavere, ma tu questo non lo sai ancora." dissi ridendo e appoggiai la testa sulla sua spalla, i suoi capelli castani mi solleticavano il viso facendomi ridere il doppio.
"Ti stai lasciando andare, stai sprofondando sempre di più in quella linea che io chiamo: pericolo." disse Amelia furiosa e aprii il mio ufficio mentre lei mi faceva distendere nel divano.
"Non me ne frega un cazzo, ora la bionda è tua sai? Portala via da qui, non deve vedermi in questo stato. E sai cosa? Dice che è innamorata di me, assurdo." dissi togliendomi il camice e Amelia appoggiò alcune cose sul divano, non mi calcolava e sfiorai piano il suo viso perché volevo che mi guardasse dritta negli occhi, come sempre.
"Non sarà mai mia, nel suo cazzo di cuore ci sei tu incisa e ti conviene mettere apposto le idee, intesi? Che cazzo vuoi fare? Guardati come sei ridotta, non ti reggi in piedi e sto per farti una flebo. Parla con lei, non allontanarla, può salvarti la vita." disse furiosa e prese il laccio emostatico stringendolo sul mio braccio esile, fin troppo magro.
Infilò l'ago senza provocarmi neanche il minimo dolore e chiusi gli occhi.
"Rimani, per favore rimani." dissi afferrandola per un polso e Amelia annuì, si tolse le scarpe e si sedette al mio fianco facendomi appoggiare la testa sulle sue cosce.
Assurdo, non imploravo mai nessuno.
"Sei un cazzo di disastro, Zulema." sussurrò accarezzandomi il viso e afferrai la sua mano, sfregandomi le sue nocche nelle labbra per ringraziarla.
"Scusa, ti ho sempre trattata male e non te lo meritavi assolutamente. Posso essere stronza quanto vuoi ma so riconoscere i miei sbagli." mormorai esausta e presi un lungo respiro profondo, Amelia afferrò la coperta che avevo e la mise sopra al mio corpo esile.
"Fa niente, sono abituata ormai alle persone che non sono riconoscenti di nulla nella mia vita, ma accetto le tue scuse in ogni caso tranquilla." disse sorridendo tristemente e non avevo le forze neanche di aprire gli occhi.
Continuò ad accarezzarmi il viso e la lasciai fare, mi faceva male tutto quanto.
Il mio corpo chiedeva aiuto.
"Sei una bellissima donna, davvero." mormorò ad un certo punto e sorrisi, ma non parlai mentre la mora continuava a toccare il mio viso molto piano.
"Hai questa bellezza araba sconvolgente e ottieni tutto quello che vuoi, ti rendi conto di quanto sei potente Zulema Zahir? Sei rara e quella ragazza può farti rinascere." disse con un pizzico di rabbia nella voce e feci spallucce, fregandomene.
"Non voglio essere salvata, ormai non c'è più nulla da fare e mi fido delle parole di Tom Koracick." dissi ricordandomi del suo colloquio e Amelia tremò sul posto, come una foglia.
"Tom? Ci hai parlato?" sussurrò sconvolta e annuii, spiegandole la situazione come meglio potevo.
Non avevo le forze di parlare.
"Sì, ci ho parlato esattamente a Ibiza la settimana scorsa quando sono partita e mi ha fatto ogni tipo di controllo. Dice che è troppo esteso e se dovesse toccare anche la minima parte, potrei morire sotto ai ferri." dissi con un sorriso amaro sulle labbra e Amelia prese ad accarezzarmi i capelli lentamente.
"Hai aspettato troppo, nonostante ti avessi detto più volte di parlarne. Ma invece no, sei un'orgogliosa del cazzo Zulema e non ci posso credere che non hai avuto nemmeno le palle di aprirti con qualcuno." sbottò Amelia arrabbiata e mi portai la sua mano nuovamente alle labbra per calmarla.
"Sono in terapia da anni, sai?" le sussurrai con voce debole e stavo letteralmente collassando, per davvero.
"Zulema, per favore." sussurrò la donna tra le mie braccia con alcune lacrime che le rigavano il viso e la guardai dritta negli occhi, scuotendo piano la testa.
"Non so nemmeno cosa voglio dalla bionda, penso costantemente a mio marito e a quanto starei bene se dovessi raggiungerlo, davvero." dissi sfogandomi un minimo e distesi le gambe rilassandomi un pochino di più.
"Non dire queste stronzate Zule, la situazione non mi sembrava così grave un paio di settimane fa." disse Amelia agitandosi e tentai di calmarla con scarsi risultati.
"È un bastardo, un piccolo alien che si sta nutrendo della mia sostanza nera depositata negli angoli più remoti della mia psiche, mi sta prosciugando." dissi ridendo e una lacrima mi rigò il viso, non potevo crederci che la mia vita si stava davvero rivelando una catastrofe.
"Parla con lei, parlale Zulema e fanculo a Tom! È solamente un'esuberante del cazzo che non ha voglia di perdere tempo." sbottò la mora con un tono di voce infastidito e sorrisi perché aveva ragione.
Ad un certo punto la porta si aprì di scatto e Saray entrò preoccupata, si inginocchiò alla mia altezza avanzando lentamente e le sorrisi rassicurandola subito.
"Dio Zule, che è successo?" mormorò in panico baciandomi ripetutamente la mano e pensai a cosa dire ma Amelia mi precedette, restando al mio gioco.
"Calo glicemico, tranquilla." disse sorridendo e la guardai dal basso, con cautela mi misi seduta e la flebo era quasi del tutto finita.
Me la tolsi dirigendomi verso la scrivania e Amelia si alzò di scatto, avvisandomi che doveva andare in sala con la bionda.
"Ci vediamo dopo." mi avvisò guardandomi intensamente e ricambiai quello sguardo fatto ricco di mille parole.
"Sicura di stare bene? Sei pallida." disse la gitana ad una certa e non mi diede manco il tempo di rispondere che mi abbracciò fortissimo.
Rimasi spaesata per un'attimo e la sentii tremare contro l'incavo del mio collo, accarezzai i suoi lunghi capelli e la strinsi a me, lasciandole dei piccoli baci.
"Va tutto bene, tranquilla." mormorai con voce debole e avevo bisogno di bere qualcosa, che mi permettesse di non svenire a terra come un burattino.
"Non va tutto bene, se ne sono accorti tutti qui dentro che hai qualcosa che non va Zule, già da molto!" urlò staccandosi da me e tremai di colpo.
Ero così debole, indifesa, senza vita.
"Sono tua sorella, se tu affondi io farò lo stesso hai capito? So che odi essere aiutata, odi la compassione su te stessa ma sono un medico anche io, voglio che tu stia bene. Macarena ci stava riuscendo e ancora una volta, l'hai allontanata da te." sbottò alzando ancora la voce e mi appoggiai nella scrivania ascoltandola.
"Zulema, Hanbal è morto." disse afferrandomi per le spalle e sussultai con gli occhi che mi bruciavano appena.
"E meriti di piangere, meriti di stare male e di sentirti maledettamente spenta come non mai in vita tua. Ma lui, non ritornerà mai da te e devi accettarlo, Zulema accetta che sei una donna vedova che ha bisogno di essere amata. Vuoi le tue risposte? Esci da questa cazzo di stanza e guarda la bionda!" urlò scoppiando a piangere dal nervoso mentre io rimasi a guardarla aspettando che finisse di sfogarsi.
La sue parole non mi colpivano nonostante fossero delle lame affilate, che non mi permettevano di respirare.
"Ti si illuminavano gli occhi mentre stavi con lei, ti vedevo cazzo e ora cosa diavolo è successo? Non mi parli, a stento ti fai toccare e sei spenta quindi, parla ora. Non tenermi nascosta una cosa che potrebbe distruggermi." disse con il viso innondato di lacrime e rimasi in silenzio aspettando che si calmasse.
Il suo petto faceva su e giù, le regalai un piccolo sorriso e prima di uscire dalla stanza le diedi un lungo bacio sulla guancia, non sapendo cosa dirle.
Aveva fatto tutto lei, come sempre.Percorsi il corridoio con un the caldo tra le mani e andai dritta in sala, già abbastanza piena per questo intervento che era abbastanza complesso.
Tutti improvvisamente smisero di parlare dato il mio ingresso e mi sedetti affianco a Richard Webber, ero esausta e osservai la biondina lavarsi concentrata.
Amelia stava al suo fianco e le guardai mentre quest'ultima afferrava il suo viso e le asciugava il trucco colato.
Aveva pianto per me, ovviamente.
Incrociai le gambe abbastanza tesa e sorseggiai dalla mia tazza non smettendo di guardare Macarena in azione, pronta ad operare quell'uomo che aveva lo stesso male che mi stava divorando.
Da anni.
Volevo vederla operare per osservare con i miei stessi occhi se poteva salvarmi la vita, insieme ad Amelia Shepherd.
"Stai bene? Ho saputo che sei stata poco bene questo pomeriggio." disse Richard afferrando la mia mano e in sala calò il silenzio, la bionda stava effettuando una craniotomia impeccabile.
"Tutto bene, tranquillo." dissi sospirando e notai Saray entrare in sala, mi guardò ferita e si sedette lontana da me arrabbiata come non mai.
"Vedo che la ragazzina ha imparato molto bene ad operare, guarda come sta recidendo quel tumore. Hai provato a parlarle in modo civile dopo il litigio? La vedo tesa." disse l'uomo al mio fianco e osservai le sue mani muoversi in modo preciso, ogni tanto dava il cambio ad Amelia e devo ammetterlo: sono formidabili.
"Non sto affatto cercando di parlarle, sto cercando di amarla follemente." sbottai di colpo e spalancai gli occhi incredula dalla mia stessa frase.
Richard mi sorrise tristemente e alzai di poco la testa guardando la bionda che mi guardò per una frazione di secondi.
Stava operando Amelia e vedevo i suoi occhi spenti da qui, lacerarmi in due.
Il suo sguardo era diverso.
Sembrava che mi stesse dicendo qualcosa, ma non capivo cosa.
"Beh, e cosa vuoi fare con lei?" disse Richard mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé e risi.
"Non ne ho idea, voglio solo vederla stare bene ed io non posso farlo." dissi serrando la mascella e Richard non mi rispose accarezzando piano la mia mano.
Aveva capito pure lui.
Troppo dolore nell'aria.
Non parlai guardando la ragazza che mi faceva battere forte il cuore e tutti si alzarono di scatto sorpresi.
Aveva superato l'intervento e terminò l'operazione mentre Amelia le strinse il braccio amorevolmente.
"Sono estasiato, non vedevo un'intervento così complicato da mesi e la ragazza ci sa fare, tantissimo." disse un medico alle mie spalle e mi morsicai il labbro, con una tristezza addosso disumana mai vista prima.
Forse questi erano gli ultimi interventi suoi che potevo vedere con esattezza.
Mi alzai buttando la tazza nel cestino non volendo restare un secondo in più e percorsi il corridoio camminando piano.
Vidi la bionda legarsi i capelli stremata, aveva una felpa addosso nera grandissima e la guardai come un'ebete.
Era piccolissima conciata in questo modo e camminò verso al divano sedendosi, portandosi poi le ginocchia al petto asciugandosi una lacrima veloce che le scorreva sul viso, tristissima.
Volevo andare da lei e abbracciarla forte, dirle che nonostante tutto le cose sarebbero andate per il verso giusto.
E invece no, non solo l'avevo persa ma avevo perso anche la mia migliore amica che in questo momento stava uscendo fuori dall'ospedale arrabbiata con me.
Ero da sola, contro me stessa.
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resilient
Fanfiction➵ ZURENA. (gxg) • SEQUEL, ANATOMY. In psicologia la resilienza indica la capacità di affrontare in maniera positiva eventi traumatici. La capacità di riorganizzare positivamente la propria vita. Ricostruire se stessi restando sensibili. Le pers...