29.

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quel male
di trovare ovunque
soltanto il desiderio
di essere altrove.

Quello che stavo guardando era a dir poco catastrofico, ormai persi la cognizione del tempo e non sapevo nemmeno io da quanto tempo mi trovavo chiusa qui dentro.
Osservavo le tac, valutavo le analisi e gironzolavo attorno al tavolo mentre avevo proiettato il tumore nella lavagna luminosa, in formato gigante.
"Pensi di farmi paura?" sussurrai osservando quella chiazza abnorme, mi terrorizzava come non mai e nei miei 35 anni di vita non avevo mai visto una cosa del genere.
"Ti fotterò alla grande." continuai arrabbiata e stavo parlando con questo alien come se potesse rispondermi.
Misi la testa di lato e pensai a cosa fare, se avessi toccato un solo centimetro di esso avrei ucciso la donna della mia vita.
Era situato in delle zone troppe delicate e stava facendo pressione, tantissimo.
"Ti nutri di lei, me la stai strappando via ma non te lo lascerò fare. Pensi di essere brillante ma io lo sono il triplo di te, ti ucciderò." dissi serrando la mascella e misi le mani sui fianchi, tutte le tac erano state fatte da una angolazione diversa e riuscivo a studiare ogni centimetro di esse.
"Ti ucciderò cazzo, devo solo trovare il modo ma ci riuscirò. Non sai che quando voglio ottenere qualcosa esco pazza pur di averla. Ed io voglio quella donna, nella mia vita." sussurrai ingrandendo una tac e sbuffai, dando un pugno forte al tavolo.
"Non posso avanzare posteriormente perché la uccido, se tocco qui posso danneggiarle tutta questa parte. Cosa stai cercando di fare?" dissi serrando la mascella e farfugliai parole a caso, afferrai nuovamente le analisi e mi accorsi che Zulema aveva letteralmente tutti i valori sballati.
Avevo bisogno di altre analisi più aggiornate insieme alle tac, queste erano disastrose e avevo il terrore di vedere con i miei occhi quelle di ora.
Ancora più gravi, peggiorate.
Mi serviva il suo consenso per muovermi, volevo darle un pochino di speranza.
Dovevamo discutere e litigare.
Ancora e ancora.
"Fanculo." dissi sedendomi nella sedia e mi sciolsi i capelli togliendomi gli occhiali, avevo parlato con Amelia di questo tumore e anche lei aveva le mie stesse idee ma ero sicura che potevo fare altro.
Mi arrivò un messaggio intanto e lo afferrai notando che era la mia mora.

MESSAGGIO DA: zulema.
ho visto che non hai nessun intervento, mi spieghi dove cazzo sei?

Mi alzai di scatto mordendomi le labbra e riordinai tutte le mie cose, spegnendo tutto quanto e cancellando le mie impronte.

MESSAGGIO A: zulema.
tu dove sei?

Aprii la porta con lo sguardo fisso sul telefono aspettando che rispondesse ma non appena uscii dal laboratorio due braccia afferrarono la mia vita, dato che stavo per cadere come un'idiota.
Zulema mi guardava inarcando un sopracciglio confusa e sorrisi nervosa, era bellissima truccata in questo modo.
"Ancora ti scontri con le persone?" sussurrò avvicinandosi al mio viso e in questo piano non c'era nessuno.
"Può darsi." dissi facendo spallucce e fissai le sue labbra dipinte da un rossetto leggero che le stava da Dio.
Dava più colore al suo viso pallido.
"Che ci facevi lì dentro?" disse indicando il laboratorio e mi morsicai il labbro pensando a cosa dirle.
"Stavo revisionando alcune cose." dissi sul vago riprendendo a camminare e il mio polso venne afferrato con forza.
"Posso vederle o in queste cose c'è scritto il mio cazzo di nome perché si tratta del mio tumore?" sbottò nervosa e sussultai perché mi aveva beccata.
Arrossii di colpo abbassando la testa e quando si arrabbiava così mi faceva paura, tantissimo.
"Non ci posso credere che non hai cancellato l'email, che cazzo pensi di fare? Salvarmi la vita?" urlò dando un colpo al muro e misi le mani davanti al viso, soffocando dei piccoli singhiozzi.
Non riuscivo a guardarla e passarono alcuni minuti dove rimasi in questo stato.
"Piccola scusami, per favore." disse un'attimo dopo afferrandomi il viso dolcemente e mi baciò teneramente.
"Sono una stronza, non riesco a controllarmi come vorrei e sto impazzendo dal mal di testa." disse alzandomi il mento sospirando e la guardai dritta negli occhi, mi alzai sulle punte dato che era altissima e catturai le sue labbra baciandola con passione.
"Scusa." mugugnò tra un bacio e l'altro scendendo verso al mio collo e strinsi la sua vita con un braccio dato che con l'altro avevo la mia borsa.
"Sì, stavo guardando il tuo tumore. Sono qui da stamattina e vorrei parlarti in modo civile senza litigare, okay?" le sussurrai dolcemente e la vidi pensarci mentre le lasciavo dei piccoli baci.
Serrò la mascella staccandosi da me e prese a camminare lasciandomi da sola come un'idiota, ma non mi arresi perché l'affiancai intrecciando le nostre dita.
"Non stiamo insieme, evita bionda." sbottò cambiando umore e presi un lungo respiro profondo, mentre entrava in ascensore staccando le nostre mani.
Tutti la guardavano compassionevoli e a quanto pare già si sapeva del suo tumore, ma nessuno osava parlarle.
Come biasimarli.
"Voglio parlarti, andiamo nel tuo cazzo di ufficio Zulema?" urlai perdendo la pazienza ed ero nervosa da morire, non avevo mangiato né bevuto.
Le porte si aprirono e mi trovai contro al muro con una bellissima araba davanti, strinse la mia mascella e sussultai.
"Non alzarmi la voce, ti ho detto che devi starne fuori hai capito? Secondo te non mi fido delle parole degli altri chirurghi? Tu non hai così tanta esperienza come loro! Rassegnati." disse alzando la voce e calò un silenzio tombale in tutto il pronto soccorso.
Nel giro di dieci minuti non solo aveva cambiato umore ma mi aveva pugnalata dritta al cuore, come sempre.
Saray scosse la testa davanti al suo comportamento e ci fissammo per alcuni minuti dritte negli occhi.
"Vaffanculo, figlia di puttana lurida." dissi scuotendo la testa e andai in sala per cambiarmi, volevo esercitarmi il più possibile perché dovevo provarci.
Erano giusto le quattro del pomeriggio e non avevo neanche pranzato, ma non mi interessava perché non dovevo perdere tempo ma mettermi subito a lavoro.
Spalancai la porta appoggiando la borsa e diedi un pugno all'armadietto con forza, non volevo che mi trattasse così.
Come se non valessi nulla.
"Pensi che due scopate possano risolvere la situazione? Andrò in quella cazzo di tomba, bionda!" urlò l'araba entrando e le diedi le spalle mentre gli altri ci guardavano terrorizzati.
Afferrai la mia maglia blu con le lacrime che mi scorrevano sul viso e mi scappò un singhiozzo, mi ero promessa di non piangere più per lei ma quello che mi dava fastidio era che non mi considerasse all'altezza di niente.
Fin dall'inizio.
"Bambina." disse tanto esasperata stringendomi la vita ma la spintonai senza farle male, mi infilai il camice e appoggiai la testa sull'armadietto cercando di calmarmi, per non peggiorare tutto.
Le sue braccia strinsero i miei fianchi da dietro e baciò la mia spalla, feci dei lunghi respiri profondi cercando di placare la mia rabbia e il mio petto faceva su e giù.
"Zulema, lasciami stare." sussurrai calmandomi e mi asciugai alcune lacrime, misi il mio cartellino e legai i capelli.
"Sono un disastro." disse sedendosi afferrandosi la testa tra le mani e mi rattristai vedendola così, non era in gran parte colpa sua e mi inchinai alla sua altezza fregandomene che gli altri ci stessero guardando, non mi importava.
"Hai bisogno di aiuto, devi solo accettare che hai un problema ed io sono qui, tentar non nuoce." mormorai guardandola e sospirò, mi avvicinai accarezzandole il viso e la baciai.
Le baciai dolcemente togliendo per un'attimo la rabbia e ricambiò, muovendo piano le labbra sulle mie.
"Ci fissano tutti." disse tentando di staccarsi ma le strinsi il viso baciandola ripetutamente sulla guancia.
"Non me ne frega, amore mio." sussurrai facendola sbuffare incredula e la guardai, mi stava lasciando.
Ed io l'avevo appena afferrata forte.
Zulema serrò la mascella e accarezzò il mio viso, percorrendo i miei lineamenti.
"Ti stai cacciando in un guaio piccola, devi starne fuori da questo caso. Non ti dovevi innamorare di me." disse appoggiando la fronte contro la mia e scossi la testa, decisa nell'affrontarla.
Come se potessi controllare i miei sentimenti nei suoi confronti, assurdo.
Ancora non riusciva a capirlo.
"Col cazzo che ne sto fuori, stiamo parlando di te Zulema quindi accetta che hai la malattia, anche se è difficile. Io sono qui, sono qui cazzo, per te." dissi lasciandole un lungo bacio sulle labbra e notai una lacrima rigarle il viso.
E gliela baciai, custodendola io stessa.
"Litigheremo e basta, non voglio." disse già consapevole del fatto che non avrei mollato la presa e sorrisi.
"Non mi interessa, ormai sono abituata a litigare con te e mi hai insegnato bene anche in quello, no?" dissi scherzando per alleggerire la situazione e rise piano, le baciai quel sorriso e la strinsi a me forte.
"Piccola stronzetta che non sei altra." disse alzando gli occhi al cielo e la baciai ripetutamente, facendola sorridere.
Questo sorriso volevo vedere.
"Mi fa male la testa." aggiunse un'attimo dopo e non appena fece per afferrare quelle compresse la fermai.
"Ti prescrivo altro." dissi andando nello scaffale dei medicinali e mi alzai sulle punte cercando quel farmaco.
"È inutile, bambina." disse la mora alzandosi e perse un po' l'equilibrio.
"Regorafenib, si assume solamente per via orale quindi questo.." dissi afferrando il temodal e senza pensarci due volte, lo buttai nel cestino.
"Lo mandiamo a fare in culo, ok?" conclusi incitandola a prenderlo e lo prese davanti ai miei occhi.
"D'accordo." disse mettendolo in tasca e mi indicai le labbra volendo un bacio, alzò gli occhi al cielo e si inchinò piano.
La baciai teneramente e circondai il suo collo con le mie braccia mentre lei aderiva il seno contro al mio lentamente.
"Se scopro che non lo prendi Zulema, giuro su Dio che ti ribalto con le mie stesse mani e ti uccido." sussurrai contro la sua bocca e le morsicai il labbro tirandolo lievemente.
Ansimò di poco e mi guardò autoritaria, dovevo essere forte e severa con lei perché era un'osso duro.
"Mi stai sfidando?" disse stringendomi il viso ma scansai la sua mano e l'afferrai per la gola possessivamente.
Sgranò gli occhi e con l'altra mano strinsi i suoi polsi bloccandola forte.
Non mi interessava se ci vedevano, Amelia mi aveva consigliato che se volevo aiutarla dovevo mettere le cose in chiaro fin da subito con lei.
Farmi valere.
Non mostrarmi mai debole ma tentarci fino all'ultimo respiro pur di trascinarla in quella cazzo di sala operatoria.
Zulema era forte anche in queste condizioni, stava lottando il triplo per il semplice fatto che vedevo il pentimento nei suoi occhi nell'avermi detto quelle cose la notte precedente.
Era confusa, smarrita nel suo stesso dolore e nella sua vulnerabilità che ormai avevano preso il sopravvento.
Stava resistendo.
Stava cercando di sopravvivere.
Perché l'orgoglio in una persona era così, poteva dirmi tutte le paroline docili di questo mondo ma non si sarebbe mai aperta con me e sapevo con tutta me stessa che in gran parte era colpa del tumore e di come la stava uccidendo.
"Non devo tenere conto a te dei miei cazzo di medicinali bionda." sussurrò arrabbiata da morire e risi, isterica.
"Ho informato alle farmaciste di qui oggi, perché avevo intenzione di prescrivertelo già da l'altro giorno." dissi dicendole la verità e si arrabbiò, tentò di staccarsi ma la spinsi contro all'armadietto con tutta la mia forza.
Non mi riconoscevo più.
Ero una donna vera ora, ambiziosa.
"Potrei denunciarti, lo sai vero?" disse riferendosi alla professionalità e le risi in faccia, fregandomene altamente.
"Dovresti denunciare quel medico incompetente che ti ha prescritto quella merda, sai? Perché il regorafenib è già in circolazione da un po' e ha fatto tanti di quei progressi Zulema." dissi asfaltandola come niente e rimase in silenzio non sapendo cosa dirmi.
Tentò di liberarsi ma afferrai i suoi polsi e li alzai sopra alla sua testa, ero più bassa di lei ma tanto tanto forte.
"Stai perdendo tempo, vai a Boston." disse sfidandomi e le sorrisi, scossi la testa e mi avvicinai infilando sensualmente la coscia tra le sue gambe.
"Qui c'è un qualcosa di molto interessante, che mi appartiene. E che presto andrà in sala operatoria." sussurrai baciandole il collo e ansimò tentando di staccarsi ma le morsicai il labbro inferiore possessivamente.
Volevo solo che stesse bene.
Doveva sempre sentire quell'adrenalina scorrere impetuosa nelle sue vene.
"Sei una ragazzina del cazzo, che è convinta di salvarmi la vita. Hai già perso in partenza Macarena." disse ferendomi come non mai ma avevo già indossato la mia maschera.
Fatta solo e unicamente di orgoglio.
"Davvero? Ho già perso?" dissi confusa e si arrabbiò ancora di più, l'avrei persa ma sicuramente le avrei salvato la vita.
E mi andava bene anche così.
"Sì, rassegnati." disse staccandosi da me e andò nuovamente in pronto soccorso ma decisi di inseguirla.
"Non è nella mia natura." dissi facendo spallucce e richiesi all'infermiera il tablet con tutti i miei interventi.
Saray mi affiancò e lanciò un'occhiataccia alla sua migliore amica, si parlavano a stento e per tutti era difficile accettarlo.
Accettare che avesse un tumore.
Zulema Zahir era malata.
"Sei patetica, Macarena." disse scuotendo la testa incredula e la fermai in mezzo alla sala, stuzzicandola.
Come faceva lei, anni fa con me.
"Sai che con il tumore che hai non dovresti toccare neanche un bisturi? Metti a rischio la vita dei pazienti." dissi con un tono di voce di sfida, volevo portarla agli estremi.
"Maca, finiscila." disse Richard ma scossi la testa, sentivo caldo e mi tolsi il camice scoprendo le mie braccia tatuate.
"No che non la finisco, dobbiamo essere realisti no? Zulema non hai le forze di affrontare neanche mezzo intervento e le tue cazzo di attività cerebrali sono compromesse." sbottai guardandola dritta negli occhi e sussultò.
Già avevo le sue tac impresse.
Nella mia mente.
"Giuro su Dio, che ti licenzio." borbottò nervosa e prese un lungo respiro profondo dato che odiava dare spettacolo così, davanti a tutti i nostri colleghi.
"Sto aspettando." dissi appoggiandomi nel bancone con un sorrisetto in viso.
L'araba si avvicinò pericolosamente verso di me e Saray l'afferrò forte per la vita, ma non mi faceva paura proprio per niente.
"Ti ripeto bionda, mi stai sfidando?" disse con la mascella contratta e mi avvicinai al suo viso, guardandola dritta negli occhi come non avevo mai fatto.
Stava per svenire talmente era stanca.

"Ti sto dichiarando guerra, Zulema."

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