zulema's pov.
"Buongiorno." sussurrò una voce al mio orecchio e sorrisi voltandomi verso la bionda che aprì le braccia, mi accoccolai a lei e posizionai una mano sul suo pancione percependo mia figlia scalciare.
I mesi erano letteralmente volati.
Era rimasta incinta quasi subito, e ora era al quinto mese di gravidanza.
"Giorno a voi." dissi felice e baciai le sue labbra molto piano, scesi verso al suo collo e quel mostriciattolo scalciava davvero tanto di buon mattino.
Macarena rise e appoggiò la sua mano sopra alla mia mentre mi emozionavo come un'idiota per tutte queste cose nuove che erano successe in questi mesi.
"Sono così felice, bambina." sussurrai accarezzandole il viso e mi baciò intrecciando la lingua con la mia, mi rilassai subito e sorrisi ad ogni bacio delicato che mi dava, l'amavo da morire.
Eravamo cambiate entrambe e lei era uno spettacolo, la gravidanza l'aveva cambiata ed io mi innamoravo sempre di più dei suoi modi dolci, del suo modo di fare l'amore con me.
Questa ragazza era la mia luce, al 100%.
"Ho fame, amore." mi sussurrò con vocina esile e sorrisi per quanto fosse bella e così piccola nei miei confronti.
"Vado a prepararti la colazione." le dissi lasciandole altri piccoli baci e mi abbassai baciando il suo pancione.
"La mamma arriva subito." sussurrai con voce dolce e Macarena rise mentre mi lasciava un'altro bacio sulle labbra.
Percorsi il corridoio cantando felice e andai dritta in cucina salutando la mia domestica che stava pulendo una delle mie tante mensole in soggiorno.
"Incominciamo." sussurrai legandomi i capelli e arrotolai le maniche della mia camicia afferrando la farina per fare l'impasto per i pancake, accesi la musica dalle mie casse e mi rilassai percependo poi una strana sensazione in corpo.
Appoggiai la ciotola stringendo i bordi di marmo e la vista era tanto offuscata, la testa mi girava mentre camminavo e dopo mezzo secondo caddi a terra.
Priva di sensi.
La mente se ci pensate, è una delle armi più potenti al mondo se utilizzata nel giusto modo, può essere una cosa negativa ma anche una cosa positiva.
Per crescere.
Maturare.
Cambiare la nostra persona affinché noi stessi possiamo trovare la pace dei sensi con il mondo, ma travolta è così?
Come si raggiunge quella luce infondo al tunnel senza incontrare nessuno ostacolo? Non basta correre tanto e uscire come se niente fosse.
Il sangue lo devi sentire comunque.
Il dolore, deve mangiarti vivo.
Altrimenti, che senso ha?
Che senso ha vivere in un mondo parallelo dimenticandoti di ciò che hai qui, nella tua vita, il tuo mondo reale?
Niente ha senso, quando le tue emozioni vengono soffocate dalla persona che hai sempre desiderato.
Forse è vero, vivere nella nostra mente sarebbe la soluzione a tanti problemi, perché possiamo immaginare il nostro mondo perfetto con persone perfette all'interno e così via.
Ma forse, non riusciremo a provare le stesse emozioni come nella realtà.
La realtà è il modo in cui le cose sono realmente, non il modo in cui vorresti che fossero. Filosofi e scienziati dibattono spesso circa la vera natura della realtà, e un pensiero comune è che la realtà sia l'insieme delle condizioni sociali, che condizionano un individuo. La follia di una persona è spesso e volentieri la realtà di un'altra.
La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi é destinata a scoprire l'illusione domani.
E la vita non conclude.
Non può concludere.
Se domani conclude è finita.
La sconfitta è uno stato mentale: nessuno viene mai sconfitto, a meno che non abbia accettato la sconfitta come una realtà.
Magari non per essere felici, magari solo per trovare modo e ragione di andare avanti, un buon inizio potrebbe essere quello di avere sempre più sogni, più illusioni, più speranze di quante poi la realtà sappia deludere, smentire.Sentivo delle mani sul mio corpo, e delle voci tanto tanto lontane.
Aprii le palpebre e degli occhi azzurri mi fecero sobbalzare mentre una luce veniva puntata sulle mie pupille.
"Nessun danno cerebrale." disse stringendo le mie mani e mi misi seduta togliendo la flebo che avevo sul braccio.
"Amelia, che ci fai qui?" dissi stranita e la mora inarcò un sopracciglio confusa, verificando ancora una volte le mie pupille che reagivano molto bene.
"Lavoro qui, Zule." disse ridendo appena e prese lo stetoscopio verificando i battiti del mio cuore, avevo la mente sopraffatta e la testa mi girava.
"E Boston?" le domandai subito ricordando della sua ricerca e si fermò in modo tale da guardarmi in viso.
"Boston? Di che parli?" sussurrò basita e rise mentre Saray entrava in stanza con uno sguardo abbastanza preoccupato.
Mi stavano facendo uno scherzo.
"Hai sbattuto la testa forte eh, ti consiglierei di mettere la flebo." disse la mia migliore amica e mi alzai subito, mi appoggiai alla sbarra del letto e notai che ero vestita da lavoro.
"Voglio una tac, subito." ordinai facendo sobbalzare tutti i presenti e Amelia mi accompagnò in radiologia mentre mi guardavo attorno alla ricerca della mia bionda, l'amore della mia vita.
Volevo vedere mia figlia.
Avevo finalmente trovato un'equilibrio a dir poco stupendo nella mia vita e non riuscivo a capire perché avevo perso i sensi, l'ultima cosa che mi ricordo erano gli occhi verdi della bionda e le sue labbra che mi baciavano con tanto tanto amore.
"Siediti, e stai ferma." disse Amelia azionando la macchina e chiusi gli occhi ricordando di come mia figlia stamattina si muoveva dando dei piccoli calcetti.
"Zule, non hai nulla, e non capisco perché siamo qui! Okay hai sbattuto la testa ma una tac è esagerato." disse la mora dopo che mi fui seduta e balzai dal lettino toccando la mia testa, dove un tempo avevo quel maledetto alien.
Non percepivo nessuna cicatrice.
La mia pelle, era liscia.
"Voglio la mia ragazza." dissi con la mascella contratta e Amelia inarcò un sopracciglio andando davanti alla tabella degli interventi, dato che stavo dicendo ripetutamente che era un neurochirurgo.
"Neurochirurgo? Qui il capo di neurochirurgia sono io." disse facendomi vedere l'elenco dei miei chirurghi e scossi la testa, ma che diavolo stava succedendo? Il mio telefono era nella tasca del camice e non avevo il suo numero nei miei contatti, provai a scriverlo ma non riuscivo a ricordarmi assolutamente nulla.
Come diavolo si chiamava quella ragazza con i capelli biondi e occhi verdi?
Percepii un dolore al petto assurdo e guardai gli occhi azzurri della donna davanti a me, cercando risposte.
"Il tumore, Addison, Hanbal.." dissi guardandomi attorno e non vedevo neanche la coda rossa di Alicia Sierra.
Incredibile come mi ricordassi di tutti ma non di quella ragazza che reputavo l'amore della mia vita, tutto ciò che avevo di più bello all'interno della mia vita.
Ero priva di forze, stavo andando in panico nel realizzare che non esisteva.
"Non hai avuto nessun tumore che io sappia, Addison è a Los Angeles mentre tuo marito è morto." disse sbattendomi in faccia la verità e mi appoggiai sulla parete scivolando a terra.
Tutto era normale, gli specializzandi correvano da una parte all'altra e tutti erano davvero terrorizzati da me.
"Okay ragazzi, se è uno scherzo smettetela subito perché non è divertente!" urlai vedendo Richard e Miranda venire verso di me, spaesati.
"Perché dovremo farti uno scherzo Zulema? Ti ho detto un miliardo di volte che la colazione è un pasto importante e tu come al solito l'hai saltata. Infatti guarda, sei svenuta perdendo i sensi." disse Richard sorridendomi e andò in sala con Miranda mentre io massaggiavo le mie tempie.
Non capivo assolutamente nulla.
"Devo andare nel mio ufficio." dissi ad una certa e avevo la necessità di fumare, provai ad andare anche nel laboratorio dove un tempo c'era la bionda e sussultai perché quel piano non esisteva proprio.
Lì aveva studiato il mio caso clinico, glielo avevo regalato per quanto fosse suo.
"Ti senti meglio? Hai un colloquio abbastanza importante tra poco." mi ricordò Saray una volta che raggiunsi le macchinette e annuii con la testa che mi scoppiava assai per tutto quanto.
Poi mi porse una tazza di caffè e bevvi lentamente guardandomi attorno alla ricerca di quegli occhi verdi che mi facevano uscire fuori di testa.
Ma non c'era nessuno.
"Ti capita mai di vivere una vita che non è la tua?" dissi ad una certa e la gitana annuì, capendomi subito.
"Sì, è normale Zule, pensiamo troppo e di conseguenza andiamo in un'altro mondo dimenticando della vita che abbiamo qui." disse facendo spallucce e varie lacrime mi rigarono il viso per tutto ciò che era successo.
4 interi anni.
Era tutto un sogno? Impossibile.
"Hai dormito per 8 ore, sei svenuta per un calo glicemico quindi la tua mente ha viaggiato assai. Ci siamo spaventati parecchio e abbiamo pensato davvero al peggio." sussurrò la gitana abbracciandomi e ricambiai mentre il mio corpo tremava a dismisura.
"Nel sogno ho visto una bionda con i capelli biondi, occhi verdi e una fossetta meravigliosa sulla guancia, mi ha salvata non so quante volte Saray e io devo trovarla cazzo! Non mi ricordo neanche il suo nome assurdo." dissi soffocando un singhiozzo e non avevo neanche le forze di parlare, perché sembrava che mi avessero strappato via tutta quella felicità stupenda.
Nessun tumore.
Nessuna bionda.
Niente di niente.
Era stato tutto frutto della mia mente e fino all'ultimo speravo che fosse tutto uno scherzo organizzato, dai miei amici.
Mi sentivo tantissimo sola al mondo.
"Vado a fare quello stupido colloquio e poi torno a casa." dissi staccandomi dall'abbraccio e sorrisi alla mora che mi diede un lungo bacio sulla guancia.
"Io sono qui sorella, okay? E riguardo a quella bionda non preoccuparti perché magari se è destino, riuscirai a trovarla qui piuttosto che nei tuoi sogni va bene?" disse ispezionando ancora una volta il mio corpo e andava tutto bene, per il momento.
Ma il dolore e i traumi che pensavo di aver superato automaticamente riemersero tutti quanti, al 100%.
Avevo realizzato che ero ritornata al punto di partenza e Marcus non mi aveva mai lasciata, ero circondata dal dolore puro che mi stava mangiando viva.
E non avevo nessun tumore, nel sogno la ragazza mi aveva salvata strappando via quel male che avevo dentro.
Avevo ricominciato a vivere, e ora?
Ora era ritornato l'inferno totale.
Volevo casa mia, addormentarmi e sperare che stessi vivendo uno scherzo perché fino a ieri la bionda mi abbracciava e baciava felice.
Insieme a mia figlia.
Percorsi il corridoio velocemente e la testa mi faceva male, chiusi per un'attimo gli occhi e non appena svoltai l'angolo una ragazza si scontrò sopra di me.
Fece per cadere a terra ma afferrai la sua vita stretta saldamente avendo dei riflessi a dir poco impeccabili.
Spalancai la bocca incredula ed era lei.
Era la ragazza dei miei sogni.
"Mi scusi." sussurrò con le guance in fiamme e rimasi a fissarla come un'idiota con le lacrime agli occhi.
Era una presa per il culo?
Stavo rivivendo lo stesso giorno, 4 anni fa mentre lei era una specializzanda.
"Ti sei per caso persa, bambina?" le dissi a bassa voce trovando un briciolo di lucidità e lesse il mio nome sul cartellino che indossavo nel camice.
E tremò come una foglia realizzando che fossi un chirurgo di fama mondiale.
Ci staccammo dopo vari minuti e non smettevo di fissarla, talmente era bella.
"Ho un colloquio, con lei." mi spiegò mentre camminavo verso al mio ufficio e mi ricordai che avevo ispezionato il suo fascicolo proprio l'altro giorno.
Ma non ricordavo nulla di lei, zero.
"Non è la prima volta che le specializzande mi vengono addosso, mi ricordi vagamente qualcuno." dissi facendola arrossire e aprii la porta del mio ufficio facendola accomodare mentre i suoi occhi verdi erano sul mio corpo.
"Interessante, ed io che speravo di essere la sua prima volta o la sua eccezione meravigliosa." mi stuzzicò con un finto tono da santarellina e la guardai dritta negli occhi, con che coraggio mi stuzzicava questa ragazzina insolente? Nel mio ufficio oltretutto.
"In un'altra vita sì, lo sei. Ma potresti esserlo anche in questa." dissi regalandole un sorriso meraviglioso e lei ricambiò mentre si rilassava, intimorivo tutti nel mondo ma non so perché con lei mi sentivo in dovere di non farlo.
Volevo che stesse bene.
Aprii il suo fascicolo e sussultai nel leggere i suoi dati, mi tolsi gli occhiali da vista e la guardai come un'idiota.
La bionda inarcò un sopracciglio confusa e la sua fossetta nella guancia destra mi fece quasi piangere, per davvero.
Saray aveva ragione, era destino.
E la stavo incontrando finalmente nella realtà e non più nei miei sogni.
"Qualcosa non va?" sussurrò la ragazza avvicinandosi e appoggiò il gomito sul tavolo mentre io volevo alzarmi e baciarla da morire.
Scossi la testa con un sorriso sulle labbra e le porsi la mano, che venne stretta.
E percepii quella famosa scossa."Piacere di conoscerti Macarena Ferreiro, finalmente ci incontriamo."
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resilient
Fanfiction➵ ZURENA. (gxg) • SEQUEL, ANATOMY. In psicologia la resilienza indica la capacità di affrontare in maniera positiva eventi traumatici. La capacità di riorganizzare positivamente la propria vita. Ricostruire se stessi restando sensibili. Le pers...