25.

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Amelia mi strinse forte e piansi, piansi fino a consumare tutte le mie lacrime.
"Sfogati, forza." mormorò chiudendo la porta a chiave ed eravamo nel piano dove Zulema aveva finanziato la ricerca.
Era deserto perché non era completato ma potevamo venire qui per studiare gli interventi e tante altre cose.
"La odio, Amy io la odio." sussurrai singhiozzando e la mora mi tolse il camice per farmi respirare meglio.
"È pazza, mi ha solo illusa quando le ho detto chiaramente che mi andava bene anche un rapporto fatto di sesso. Ha fatto tutto lei, capisci?" urlai toccandomi i capelli nervosamente e me li legai cercando di non urlare per la rabbia che stavo provando dentro di me.
Ero caduta nel ridicolo pur di averla.
"Non chiederti perché la gente diventa pazza, chiediti perché non lo diventa. Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante é meglio chiedersi cos'è che ti fa restare intero." disse Amelia con il suo solito sguardo glaciale e sussultai, perché anche lei era tanto tanto potente.
"Che vita del cazzo." mormorai appoggiandomi nel tavolo e respirai a pieni polmoni, afferrai alcune salviette e mi aggiustai il trucco colato.
"La vita è fatta per viverla: ci si innamora, si fanno progetti, si accarezzano i sogni. Nessuno di questi contempla il fatto che tutto finisca in un batter d'occhio." disse la donna davanti a me facendo spallucce e la guardai ancora, senza stancarmi mai del suo azzurro forte.
Non possiamo mentire a noi stessi troppo a lungo, siamo stanchi, siamo impauriti.
E negare non cambia la realtà.
Prima o poi dobbiamo disfarci del nostro negare e guardare in faccia la realtà, sfidandola a duello.
Negare, negare e negare.
Negare l'evidenza rischia di farci perdere di vista la realtà.
È difficile dire addio, a volte impossibile.
In realtà non smetti mai di sentire la perdita, è questo che rende tutto agrodolce.
Lasciamo dei pezzetti di noi alle nostre spalle, piccoli ricordi.
Una vita di ricordi, fotografie, cose per cui saremo ricordati, anche quando non ci saremo più.
"Lei era il mio progetto, il caso clinico più raro che credevo di aver risolto ma invece mi sbagliavo. E avevi ragione fin dall'inizio." dissi scuotendo la testa incredula e dentro di me avevo una nuova consapevolezza in più: quella di averla persa.
"Non è la paura di soffrire a farti tentennare, sei terrorizzata nel sapere se le tue ferite sono ancora aperte. O se stai iniziando a guarire, cosa ne hai dedotto Macarena?" mi domandò arrivando dritta al punto e sussultai.
Amelia sapeva come prendermi.
Mi aiutava.
"Non riesco a fare meno di lei. E no, non è solo per il sesso ma per quello che viene dopo, quando il mondo si ferma e ci si sente sicuri, ed io lo sono quando stiamo insieme.
Non sono pronta a rinunciarci. Questo mi rende triste, debole." le confessai con gli occhi lucidi e Amelia si sedette su un divano posizionato a lato, mi fece un cenno e la raggiunsi.
Lo facevamo sempre.
Mi sdraiai appoggiando la testa sulle sue cosce e chiusi gli occhi, mentre lei percorreva i miei lineamenti con le dita in modo tale da farmi rilassare parecchio.
"Ho bisogno che accada qualcosa, di un segno che le cose cambieranno, di una motivazione, di una speranza." sussurrai afferrando la sua mano e le lasciai dei piccoli baci sul palmo mentre lei continuava a farmi rilassare.
"Non ho bisogno che tu mi dica che sei innamorata di lei perché te l'ho sempre letto in faccia quindi, attenta a chi decidi di donare il tuo cuore. Non farti incantare dai tacchi alti, dalla libertà di fare sesso, sei adulta e hai delle responsabilità." disse abbassando la testa e accarezzò il mio viso in modo pacato, senza farmi nessun tipo di male.
"A volte bisogna commettere un grande errore per capire la cosa giusta da fare, sbagliare fa male, però forse è l'unico modo per capire chi sei." sussurrò con le lacrime agli occhi e mi misi seduta, asciugandomi il trucco.
"Voglio sapere tutto di quel caso clinico, devo distrarmi Amy." sussurrai alzandomi e afferrai subito il mio pc sedendomi nel tavolo grandissimo.
"Uomo, 52 anni con un glioblastoma multiforme in fase di metastasi." dissi leggendo velocemente e gli occhi azzurri di Amelia si posarono sui miei.
Mi guardava con attenzione.
"Le tac mostrano che il tumore ha colpito anche una minima parte del cervelletto, che disastro." continuai vedendo velocemente le tac e le alzai per studiarle meglio alla luce.
Amelia afferrò una sedia e si sedette al mio fianco, accese anche lei il suo pc e notai che Zulema ci aveva mandato tutto via email.
"Ti volevo dire che non appena risolviamo questo caso io torno a Boston Maca e.. non rimango qui." sussurrò la mora e sobbalzai di scatto, inarcando poi un sopracciglio confusa.
"Perché?" chiesi semplicemente e già la mia testa scoppiava a dismisura, non avevo bisogno di altre notizie brutte.
"Perché qui non ho niente, Boston è tutto ciò che mi serve e onestamente ritengo che dovresti pensarci pure tu." mi consigliò con la mascella contratta e i suoi occhi erano maledettamente pieni di lacrime, mi stava implorando di nuovo.
Scossi la testa prendendo un lungo respiro profondo e non le risposi, continuando a guardare questo caso.

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