27.

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i passi fatti,
le impronte lasciate e
le anime indelebili.

Se ogni persona sulla terra decidesse di dire la verità, nell'arco di ventiquattr'ore non resterebbe in vita neppure un'amicizia.
Se ogni persona, nell'arco di ventiquattr'ore, fosse sincera, del tutto esente da forme di gratificazione create apposta per compiacere gli altri, si avrebbero milioni di divorzi istantanei, le amicizie sarebbero un ricordo del passato, ogni famiglia andrebbe in frantumi.
Ma non succede.
Viviamo per avere il consenso altrui, sul consenso altrui costruiamo la nostra immagine, sull'approvazione altrui ci percepiamo come "qualcuno", perdendo intanto sempre più la connessione con ciò che realmente siamo, e portandoci appresso quel sacco osceno di falsi consensi reciproci che ogni tribù si confeziona, potremmo dire, per sentirsi migliore delle altre, e su cui i membri di ogni tribù, si costruiscono un'immagine che non mostri loro il vuoto che vedrebbero di fronte a uno specchio.
Osservai la pioggia picchiettare sui vetri e non venivo esattamente in questo ospedale da quasi una settimana.
Amelia era partita.
Io invece mi trovavo qui, sperando che tutte le mie domande avessero finalmente quella risposta che cercavo.
Era quasi ora di pranzo e passai giusto in mensa, i miei tacchi facevano rumore e la mia mascella era contratta da morire per tutta la tensione che avevo addosso da giorni.
Volevo vomitare come non mai.
"Bionda." mi richiamò una voce a me conosciuta e mi voltai con cautela, trovandomi una Saray Vargas triste.
"Hey, che si dice?" dissi cercando di attuare un comportamento normale e amichevole, la gitana mi sorrise e afferrò la mia mano trascinandomi via.
Zulema non era nei paraggi e mi fece accomodare nel suo ufficio al secondo piano, mi sedetti nel divano spaesata e aspettai che parlasse.
"Scusami se ti ho portata nel mio ufficio ma vedi, odio stare al centro dell'attenzione." mi spiegò sedendosi al mio fianco, con un sorriso triste.
Non l'avevo mai vista così.
Così tanto preoccupata per qualcosa.
"Ti capisco benissimo." dissi appoggiandomi sullo schienale e la vidi voltarsi verso di me, molto piano.
"La sto perdendo, Maca." disse scoppiando a piangere e senza pensarci due volte l'abbracciai forte a me.
Ricambiò singhiozzando disperatamente e accarezzai i suoi capelli lunghi, stringendola forte a me con tanta forza.
"Io l'ho persa, definitivamente." dissi facendo spallucce e non avevo nemmeno la forza di piangere, avevo versato troppe lacrime a causa sua.
Mai in tutta la mia vita avrei pensato di passare un momento del genere con la migliore amica della donna di cui ero innamorata da anni.
"Zulema sta male, ieri ha avuto un attacco epilettico nel bel mezzo di un congresso e-" disse asciugandosi le lacrime e mi staccai di scatto, da lei.
Cosa?
"Attacco epilettico?" domandai confusa alzandomi e stavo tremando come una foglia, mi massaggiai le tempie nel mentre che la gitana mi spiegava tutto l'avvenimento dato che era presente ma avevo la mente altrove.
Sgranai gli occhi di scatto constatando che le mie teorie non erano banali e il cuore prese a battermi velocemente.
Avevo sempre avuto ragione su tutto.
"Menomale che la crisi è durata pochi minuti, mi sono spaventata davvero." continuò a spiegare con voce flebile ma io avevo lo sguardo fisso sul suo.
"Ora lei, dov'è?" dissi interrompendola ritrovando un briciolo di lucidità e Saray mi spiegò che era ad una riunione.
Molto bene.
Appoggiai la borsa nel suo divano senza aspettare un secondo di più e uscii dal suo ufficio, prendendo l'ascensore.
"Bionda, che stai facendo?" disse Saray stringendomi il polso e cliccai il quarto piano, il più veloce possibile.
"Zulema sta male, e forse ho capito cosa sta succedendo da molto tempo. E il tuo racconto, è stata la conferma a tutto quello che stavo dubitando." sbottai incrociando le braccia al petto ed ero arrabbiata da morire.
Ma ero un medico.
Brillante.
E la figlia di puttana non poteva continuare a mentirmi, ancora per molto.
Le porte si aprirono e diedi spallate a chiunque mi si presentasse davanti, ero veramente furiosa e i miei tacchi facevano un rumore assordante mentre percorrevo il corridoio.
Arrivando infine nella sala riunioni.
"Ragazzina, fermati." disse Saray tentando di bloccarmi terrorizzata per come potesse reagire l'araba ma io avevo già spalancato la porta, come una furia.
Erano tutti riuniti e Zulema stava parlando ma si bloccò, lanciandomi un'occhiataccia sorpresa ma anche arrabbiata.
"Ferreiro, desideri?" sbottò finendo di sfogliare alcune carte e Saray mi affiancò mentre avanzavo con molta cautela.
I miei colleghi mi guardavano confusi nel vedere il mio volto carico di rabbia e chiusi gli occhi facendo dei respiri profondi cercando di calmarmi.
"Macarena siamo nel bel mezzo di una riunione e non è stata richiesta la tua presenza, quindi muoviti a parlare perché ci sono dei pazienti." sbottò Miranda Bailey e non la guardai nemmeno, perché i miei occhi verdi erano incollati in quelli neri dell'araba.
Bella da togliermi il fatto.
"Zulema, davvero pensavi di prendermi in giro? A me?" iniziai con un tono di voce pacato e in stanza tutti si immobilizzarono nel sentirmi parlare così.
Volevo far scoppiare l'ultima bomba.
Quella più grande.
Più distruttiva.
Più dolorosa.
"Scusami? Come ti permetti?" disse lei sconvolta e si alzò, ma io le feci un cenno invitandole a sedersi, e lo fece davvero.
Non mi sarebbe scappata più.
Ce l'avevo davvero in pugno.
Davanti a tutti, oltretutto.
"Chiudi quella cazzo di bocca, perché tu con me hai chiuso per davvero." dissi cercando di mantenere ben saldo il mio controllo ma a dir la verità stavo andando già in tilt per tutto quanto.
"Maca, di cosa stai parlando?" disse Saray alle mie spalle e non mi voltai, Zulema sgranò gli occhi e serrò la mascella rimanendo al suo posto.
Beccata.
"Dicevi di volermi e poi? Scatenavi la tua ira funesta contro di me. All'inizio pensavo che fosse tutta colpa mia, perché tu sei una persona che ha sempre voluto avere i suoi spazi indipendentemente da tutto." dissi camminando nervosamente e mi sbottonai di poco la camicia elegante che portavo perché stavo soffocando.
"Mi trascinavi a letto con due paroline ed io stupida, che ci cascavo pure. Inutile che mi guardate così, non fate finta di essere tutti sorpresi perché io e lei abbiamo scopato fino a ieri." continuai con un tono di voce sarcastico e avevo gli occhi di tutti addosso, colmando ogni dubbio possibile ed immaginabile.
"Lo sapevo, cazzo." disse Callie dando una piccola gomitata ad Arizona che mi fissava imbambolata e sconvolta.
"Quindi? Dove vuoi arrivare?" sbottò Zulema alzando di poco la voce e risi, mostrandole tutto il mio dolore.
"Vedrai dove arriverò Zulema, intanto ti consiglierei di metterti più comoda perché il bello deve ancora venire. Non sei curiosa di sapere come finisce questa storiella del cazzo?" urlai puntandole un dito contro e una lacrima mi rigò il viso, mentre i presenti erano a dir poco sconvolti per quello che stavo dicendo.
Passarono alcuni minuti di totale silenzio e mi schiarii la voce, prendendo poi un lungo respiro profondo calmandomi.
"Ho sempre notato dei strani comportamenti da quando sono tornata a Madrid, non ti è mai importato un cazzo di me perché in fin dei conti cosa abbiamo fatto? Abbiamo scopato e basta, ogni qualvolta che cercavo di superare la tua linea mi rompevi il cuore in mille pezzi." dissi riprendendo il mio discorso e la gitana si appoggiò sullo stipite della porta lanciando un'occhiata colma di dolore alla sua migliore amica.
"Ma io ho continuato a provarci nonostante tutti i coltelli che hai piantato nel mio cuore, perché io sono innamorata di te e non ho nessun problema a urlarlo al mondo intero. Sono caduta nel tuo stesso veleno, ma sai cosa ho deciso di fare?" le domandai tranquillamente e i suoi occhi neri mi fissavano, colmi di dolore.
L'aveva già capito.
E non mi rispose, quindi parlai.
"Ho incominciato a studiare ogni tuo piccolo comportamento strano, che mi ha solamente dato il doppio dei dubbi. Perché è strano, non trovate? Il fatto che tu mi abbia chiamata, consapevole al 100% che avevo una vita meravigliosa a Boston con una donna che mi rendeva felice." dissi con la mascella contratta e mi bloccai un'attimo perché avevo appena realizzato che avevo sbagliato tutto quanto.
Fin dal primo istante.
"Amelia mi abbracciava forte ogni qualvolta che le parlavo di te, sapeva quando stavo per avere un attacco di panico e di conseguenza congedava tutti quanti per stare con me. A causa tua, a causa del tuo orgoglio del cazzo che mi ha sempre uccisa." mormorai con le vene gonfie dalla rabbia e alzai un'attimo la testa per asciugare tutto il mio trucco colato.
Stavo per svenire.
"Mi hai distrutta Zulema, fin dal primo momento che ci siamo scontrate in quel corridoio e ti ho guardata. Mi hai stretta per non farmi cadere e ho realizzato che saresti stata la mia rovina più grande, ma ti stimavo. Ti ho studiata fin dai tempi dell'università e speravo di costruire qualcosa con te, nonostante la tua reputazione e la tua potenza." dissi facendo spallucce e scoppiai a ridere mentre Saray accarezzava il mio braccio.
Non volevo piangere.
"Ma poi ho pensato che Zulema Zahir non avrebbe mai voluto una come me, quindi mi domandavo: perché mi hai fatto una cosa del genere? Perché non hai avuto nessuno scrupolo nel spezzarmi? Ti ho donata tutta me stessa, fino all'ultima briciola ma tanto a te non te ne frega un cazzo perché sono una ragazzina inutile, giusto?" dissi sbattendo una mano sul tavolo e tutti sobbalzarono per la mia rabbia.
Nessuno mi aveva mai vista così ma se non mi fossi controllata avrei sfasciato questa stanza da cima a fondo.
"Ho sempre ammesso di non essere una persona sicura e te lo ripeterò fino alla fine, bionda. Ti ho lasciata andare più volte ma tu sei sempre ritornata da me, sempre." disse l'araba dopo un silenzio interminabile e le sue erano sempre le solite scuse che odiavo.
Non voleva ammetterlo ed è a quel punto che Saray parlò, arrabbiata da morire.
"Una persona insicura? Tu?" urlò con il volto irrigato dalle lacrime e mi ripresi un'attimo respirando profondamente.
Afferrai una delle solite bottiglie d'acqua sigillate e bevvi lentamente mentre sentivo la gitana sfogare la sua rabbia.
"Ti ho avvisata più volte di non giocare con i suoi cazzo di sentimenti e tu hai preferito fare la solita orgogliosa anche con me!" urlò sbattendo un pugno sul tavolo e mi voltai, notando Zulema asciugarsi una lacrima veloce.
Saray era uno dei suoi punti deboli.
Non pensavo che loro due avessero parlato di me e non pensavo anche, che la gitana aveva da sempre preso le mie difese nonostante fossero migliori amiche.
Ero sconvolta dalla sua confessione.
"Vorrei capire cosa ti sta succedendo Zulema, non hai smesso per un solo secondo di parlarmi di Macarena per tutti questi anni. Ti sei distaccata da tutti, nemmeno parliamo come ai vecchi tempi. Sei sempre stata una persona sicura di te, fin dal primo momento in cui ti ho incontrata e sono stanca." continuò scoppiando a piangere a singhiozzi e si sedette in una sedia a caso mentre io rimasi al mio posto, fissandola distrutta.
L'araba mi guardò scuotendo la testa ma le regalai un sorriso, amorevole.
Ed è da quel sorriso che capí che avrei parlato eccome, del suo stesso male.
"La prima volta che ci siamo viste mi hai abbracciata, dicendo di mantenere un rapporto civile con me. Ma non sei stata sincera con nessuno qui dentro a quanto pare, solo Amelia sa tutta la verità e hai deciso di farlo proprio con l'unica persona che ha saputo aggiustarmi lentamente." dissi arrabbiata e questo fatto non mi andava giù proprio per niente.
Ho provato rabbia, dolore, rancore.
Ho provato delusione, voglia di scappare, voglia di sparire.
Ho provato impotenza, frustrazione, la sensazione di essere comunque dove non sarei dovuta stare.
"Mi hai implorata a letto, di perdonarti." le sussurrai mordendomi le labbra e la
guardai ancora sperando che lei stessa lo confessasse ma non aveva il coraggio.
Zulema mi guardò togliendosi il camice e lo appoggiò, Richard le strinse il braccio piano e quest'ultima si afferrò la testa tra le mani per tutta la mia verità, dolorosa.
E poi scattò, alzandosi furiosa.
"Vaffanculo, ragazzina del cazzo. Non avrei mai dovuto chiamarti quel giorno anzi, non avrei dovuto pensare minimamente ad una seconda possibilità da offrirti. Vuoi parlare a carte scoperte? Bene, per me sei stata solo divertimento!" urlò andando davanti alla finestra e appoggiò le mani sui fianchi mentre io la guardavo con il cuore disintegrato.
"Dai continua, figlia di puttana. Hai pure il coraggio di arrabbiarti, mi hai mentito affidandomi quel caso di quell'uomo e hai messo in mezzo pure Amelia, ti rendi conto? Tu e le tue stronzate sulla ricerca! Pensavi veramente di fottermi?" urlai incitandola sperando che si sfogasse e mi lanciò un'occhiata arrabbiata.
Questa donna era il caos in persona.
"Continua a distruggermi, dammi il fottuto colpo di grazia così posso finalmente mandarti a quel paese. Tu e le tue scuse del cazzo, dai dimmelo in faccia che ti sei pentita di venire a letto con me, di avermi detto tutte quelle cose." dissi stuzzicandola ancora e Zulema mi guardò dritta negli occhi, dandomi poi le spalle furiosa.
Lo sapevo io.
Non aveva mai il coraggio di confessare i suoi sentimenti, proprio per niente.
"Visto che non hai le palle di confessare ciò che provi per me, perché non dici cos'hai?" dissi ferita e una lacrima mi rigò il viso dato che anche lei mi fissò con quei suoi occhioni neri, colmi di sofferenza.
"Di che parla, Zulema?" esclamò Saray alzandosi di scatto e l'araba scosse la testa implorandomi con lo sguardo.
Tutti avevano il fiato sospeso e si guardarono tra di loro cercando di capire.
"Non è ovvio? Incredibile come nessuno di voi se ne sia accorto, ma Zulema ha la brillante capacità di nascondere le cose, manipolandoti." dissi facendo spallucce e camminai attorno alla stanza, gli altri non riuscivano a capire e Saray era sconvolta.
"Ricomincio, giramenti di testa." dissi alzando un dito e feci finta di pensare ai vari sintomi, facendola arrabbiare.
"Scarso equilibrio, poi?" domandai sarcastica e la gitana sbiancò di colpo guardando la sua migliore amica.
"Cambiamento d'umore." risposi io stessa dopo vari minuti e tutti erano imbambolati sentendo la mia voce.
Era una cosa sconvolgente.
"Mal di testa, nausea, sonnolenza." dissi continuando a camminare e il mio scorpione non sapeva cosa dirmi, si limitava a fissarmi tanto arrabbiata.
Potevo continuare all'infinito.
"Ho pensato che tutto questo fosse normale dato che sono tornata qui a Madrid da poco ma sapete cosa è successo? La dottoressa Vargas mi ha detto poco fa che tu Zulema, sei stata male e hai avuto un'attacco epilettico. E non è una cosa da poco, e sapete cosa ho pensato? Che tutte le mie teorie erano valide e c'era per forza qualcosa sotto, quindi ti faccio una semplice domanda." dissi appoggiando nuovamente le mani sul tavolo per guardarla dritta in faccia.
E diedi l'ultimo colpo di grazia.

"Da quanto tempo hai un tumore?"

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