39.

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Silenzio.
La sala sembrava che stesse ibernando talmente c'era freddo e l'unica cosa che mi rendeva lucida era il rumore dei battiti del cuore, di Zulema.
La saturazione era ok.
Ritmo stabile.
L'unica che stava per fare una stronzata enorme ero solo ed esclusivamente io.
Ma ad un certo punto, la porta della sala si aprì mostrandomi l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.
"Saray, cosa ti serve?" dissi confusa e la gitana si mise meglio la mascherina mentre rimaneva lì ferma, i suoi occhi neri si posarono sul cranio aperto della sua migliore amica e stavo per svenire.
Era per caso impazzita?
"Lei è tutto quello che ho." incominciò con la voce tremolante e diedi l'ordine di spegnere il microfono, voleva parlare con me e non l'aveva mai fatto in questo modo così diretto, non sapevo che fare.
"Trova una soluzione, trova quello che ti sta bloccando ma per favore. Riportala da me perché è la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto." disse piangendo silenziosamente e mi allontanai, giusto per muovere anche i miei muscoli tesi.
Arrivai davanti a lei e strinse il mio braccio per trasmettermi tanta forza.
"Non ho mai implorato nessuno nella mia vita ma ti prego Macarena, salvala. Salvala perché merita di essere amata da te, merita tutto l'amore che solo tu sei in grado di darle. Ci vorrà del tempo prima che lo capisca perché sai com'è no? Ma ti prego, non lasciarla morire perché il mondo crollerebbe." disse guardandomi dritta negli occhi e il cuore prese a battermi velocemente.
Saray Vargas che mi implorava.
"Non ho mai parlato con Hanbal, ma so che lui vorrebbe il meglio per lei. E quel meglio sei tu, lo so che ti ha fatto soffrire e lo capisco bene okay? Perché io c'ero durante tutti questi anni e non mi sono accorta che un tumore del cazzo la stava portando via da me, mentre tu sei tornata qui dopo 4 lunghissimi anni ed è la prima cosa che hai notato." disse ancora con un tono di voce più deciso e tremai.
Tremai come non avevo mai fatto.
"Ti rendi conto di quanto sei brava? Non solo le hai fatto ricredere nell'amore perché mi ha detto tutto ciò che ti ha confessato quella notte, lei pensava davvero di amarti ma la ferita di Hanbal è un tasto troppo dolente. Ma io sono sicura, che tu puoi farla rinascere una seconda volta e farla iniziare da capo. Sono venuta qui perché magari possiamo valutare la situazione insieme, so che magari avresti voluto Amelia ma penso che in questo caso, io sono la persona giusta per te." disse facendo un cenno verso la mora e alcune lacrime rigarono il suo viso, stupendo.
"Io sono la tua persona ora, Maca." mi sussurrò accarezzandomi il braccio e presi un lungo respiro profondo.
Voleva aiutarmi ad analizzare al meglio questa situazione, ciò che mi stava bloccando perché non c'era tempo.
Ed ero chiusa qui dentro da troppo.
Avevo bisogno di aria.
Ma prima, dovevo salvare la donna che amavo perché anche questa volta avevo messo lei al primo posto di tutto.
"Forse ho bisogno di una persona che è forte tanto quanto me, sono bloccata e non voglio danneggiare nessuna parte che le riguarda. Mi sono sbagliata e ho iniziato un'impresa troppo difficile, e la mia arroganza la ucciderà." dissi avvicinandomi a lei e abbassai la voce anche se l'interfono era chiuso.
Tutti in galleria si alzarono ma i miei occhi verdi erano fissi in quelli forti di Saray che ascoltò le mie parole molto lentamente.
"Non penso sia una buona idea se tu chiamassi un'altra persona e non azzardarti ad implorarmi, okay? Tu sai quello che fai, ti sei messa in testa che non ce la fai ma non è assolutamente così. Tanti chirurghi hanno avuto questi momenti come il tuo, Zulema stessa." disse decisa e tremai per il suo tono di voce così forte, così tanto severo.
Non sapevo a cosa si stesse riferendo e l'araba non mi aveva mai detto una cosa nel genere in tutti questi anni.
"Era il secondo anno di fila che era primario di cardiochirurgia e aveva preso un caso a dir poco difficile, ora non ricordo con esattezza quale fosse la diagnosi ma era un tumore enorme. Lo fissava, lo studiava giorno e notte come hai fatto tu. Era terrorizzata e non sapeva nemmeno lei cosa fare, non aveva tutta questa esperienza come la ha ora ma ci ha voluto provare comunque. Quindi capita a tutti di perdere per un'attimo la concentrazione e tu sei arrivata nella fase più complicata di tutto questo intervento difficile." disse raccontandomi questi piccoli aneddoti e per poco non piansi, immaginandomela in quello stato tesa da morire.
"Però ha trovato un modo, e se dovessi chiamare un'altro chirurgo sai cosa accadrebbe Ferreiro? Zulema, se non avrà già erniato a causa del troppo tempo in questo stato, morirà sotto ai ferri. È il tuo cazzo di intervento, hai ideato un piano a dir poco geniale e vuoi fartelo rubare così? Solo tu sai che cosa hai già fatto qui o cosa vorrai fare dopo." continuò arrivando ad un centimetro dal mio viso e quelle parole mi scossero tantissimo.
"Zulema mi ha sempre detto una cosa: sei da sola qui, non hai bisogno di nessuno e nessun altro chirurgo è qui perché ci sei tu Ferreiro, solo tu. Quindi che farai ora?" mi domandò arrivando dritta al punto e rimasi in silenzio, feci dei respiri profondi placando il mio battito cardiaco accelerato e pensai a quando, avevo preso il volo per ritornare qui.
Alla prima volta che avevo baciato Zulema, dopo l'uscita al locale.
Pensai a quanto ero stata bene tra le sue braccia mentre la stringevo a me, era un angelo dannato per quanto era bella questa donna e non era giusto.
Non c'era una spiegazione a tutto il suo male e anche se non mi avesse voluto meritava come tutti, di essere felice.
Non ebbe mai la pretesa di amare né di essere amata, pur avendo sempre la speranza di trovare qualcosa che fosse come l'amore, ma senza i problemi dell'amore.
Nessuno può tornare indietro e incominciare un nuovo inizio, ma chiunque può partire oggi e creare un nuovo finale.
La conoscenza delle emozioni è un'arma silenziosa, ma potente.
Ci avvicina di più alle persone per capirle, ma, allo stesso tempo, ci rende più vulnerabili al dolore.
Ho sempre creduto, e credo ancora, che qualsiasi fortuna buona o cattiva possa capitarci noi possiamo sempre dargli significato e trasformarla in qualcosa di valore.
Non si può trovare passione nel vivere in modo mediocre.
Non accontentatevi di una vita che è meno di quello che siete capaci di vivere.
Le cose si muovono di continuo intorno a noi.
A te sembra che nulla sia cambiato, ma se guardi oltre l'apparenza ti renderai conto che non esiste un singolo dettaglio di oggi uguale al più piccolo dettaglio di ieri.
Ed io dovevo smetterla di non credere in me solamente perché ho avuto un momento dove mi sono persa nel vuoto.
Non potevo perdermi il suo sorriso.
Svegliarmi con lei dopo aver fatto l'amore per tutta la notte e vedere i suoi capelli sul mio cuscino, il suo braccio stretto attorno alla vita o i suoi nomignoli.
I suoi baci, le sue carezze, non potevo stare in questo mondo senza vederla.
Chi avrebbe colmato il suo vuoto?
Nessuno, letteralmente nessuno.
E se Saray era venuta fino a qui era perché credeva veramente in me, non c'era più tempo per deprimersi.
O per pensare al passato.
Dovevo agire, dare una svolta a questo buio e trovare la luce.
E la mia luce, era proprio davanti ai miei occhi con il cranio aperto.
La gitana aspettava che parlassi e la guardai trovando finalmente, il problema che mi stava bloccando da un'ora.
Avevo perso tempo prezioso.
E dovevo muovermi prima che fosse troppo tardi, la mia concentrazione mi colpii come una secchiata di acqua gelida e sussultai sul posto voltandomi di scatto verso Ethan.
Lo guardai dritta negli occhi e afferrò lo strumento porgendomelo subito.
"Neuro navigatore!" esclamai facendo sobbalzare tutti quanti e per poco Saray non pianse, per la mia audacia.
"Identifichiamo la lamina terminale, per aggirare la commisura. Sezioniamo lateralmente dalle arterie perforanti quindi bisturi bipolare prego." ordinai con la mascella contratta e la mia voce riecheggiò per tutta la sala mentre sapevo esattamente ciò che facevo, l'avrei riportata da me.
Al 100% e nulla poteva fermarmi ora.
"Riuscirai a non dividere il formice?" mi domandò Saray restando ferma al suo posto e neanche la guardai mentre toglievo tutto quel male, per intero.
"Lo spero." dissi decisa e notai Ethan strabuzzare la testa, rilassandosi anche lui come tutte le persone all'interno.
Stavo per fare il lungo salto.
"Questo è il punto di non ritorno, una volta iniziato non ci fermiamo fino a quando il tumore non sarà sparito." gli sussurrai con un tono di voce calmo e pacifico e annuì deciso.
"Forza ragazzina, continua per la tua strada e riportaci la nostra figlia di puttana che deve ancora fare grandi cose nel mondo della medicina." disse la gitana trasmettendomi una forza assurda e il mio sguardo era fisso sul tumore che stavo recidendo molto bene.
E le ore passavano senza neanche che me ne accorgessi, pensavo a quanto ero grata di avere delle persone al mio fianco che per tutta la durata del caso avevano creduto in me, fino alla fine.
Alicia era rimasta immobile insieme ad Amelia mentre io, con tutta la mia sicurezza liberavo molto lentamente tutto quel peso che Zulema portava da anni.
"Ethan, divarica qui." sussurrai ad una certa con voce stanca e stavo sudando tantissimo freddo per la stanchezza.
Non mangiavo né bevevo da più di 10 ore e il tempo stava per scadere.
E poi infine, tolsi l'ultimo granello.
"Ho liberato il nervo ottico." dissi sussultando per la mia stessa affermazione e ricontrollai una ventina di volte quello che avevo appena fatto.
L'alien non c'era più.
Cercai di non piangere ma una lacrima mi rigò il viso comunque per la troppa emozione che stavo provando, ciò che avevo fatto era impossibile.
"Okay, ora passiamo al radioattivo quindi il personale non essenziale esca per le radiazioni!" esclamai felice e mi morsicai le labbra mentre rimanevo completamente da sola dato che solo io dovevo avere l'onore di inserire i semi dentro al cervello della donna che amavo.
"Sei pronto? Dobbiamo inserire l'ultimo tassello per non far apparire di nuovo questo alien del cazzo." dissi rivolgendomi al ragazzo che fin dal primo giorno mi aveva accompagnata in questo viaggio a dir poco atomico.
", fanculo a questo bastardo e cancelliamo le cellule cancerogene." disse Ethan facendomi sorridere e mi aiutò con il camice che mi sfilò piano per mettermi tutte le protezioni possibili.
"Quante volte ha piantato questi semi radioattivi?" mi domandò il ragazzo mentre me li porgeva e quasi piansi nel vedere che la fluorescina non c'era più.
Segno che avevo tolto tutto il tumore.
"Ti racconto un aneddoto di Boston, devi sapere che la dottoressa Shepherd è una maniaca per queste cose. Mi rinchiudeva in laboratorio e mi torturava come non mai, quindi anche se indosso questi guanti spessissimi so come non espormi alle radiazioni." dissi facendo spallucce e la guardai dal vetro, notando che tutti scoppiarono a ridere.
Dovevo alleggerire tutta la tensione.
"20 minuti, e toglieremo questo bastardo una volta per tutte." sussurrai mettendoli nei punti giusti che avevo studiato giorno e notte.
Non avrebbe sofferto mai più.
Mai in tutta la sua vita.
"Lascio a lei l'onore." disse Ethan estasiato e con le pinze li posizionai in modo saldo e impeccabile.
Mancavano dieci minuti per lo scadere del tempo e la troupe rientrò mentre posizionavo l'ultimo seme.
Quello vincente.
Come me.
"Devo chiudere la dura madre con un sigillo ermetico, vuoi farlo tu? Mantengo sempre le mie promesse quindi chiudi, abbiamo incominciato insieme." dissi facendomi da parte e speravo che la cicatrice non si vide.
"Non voglio che la donna della mia vita si guardi allo specchio e veda uno schifo, ricordati cosa ti ho insegnato novellino e mettilo in pratica." dissi in procinto di svenire e stavo per avere un calo glicemico a dir poco enorme per quanto fossi rimasta in piedi.
Nessuno ricorda le cose facili.
Solo il sangue, e le ossa.
E la battaglia lunga e angosciosa per arrivare in cima, ed è così che diventi una leggenda.
E Zulema lo era.
Come me.

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