8.

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Non mi sembrava vero che dopo anni mi trovavo in questo corridoio che molte volte mi aveva trasmesso paura dato che c'era l'ufficio di Zulema al quarto piano.
Proprio davanti a me.
Bussai un po' troppo forte per i miei gusti e non appena ricevetti il consenso entrai dentro con tutta la sicurezza del mondo.
"Buongiorno." ammiccai osservando l'araba in tutta la sua bellezza ed era seduta nella sua poltrona che conoscevo bene, con un tubino nero stretto e gli occhiali da vista sul viso, era maledettamente sensuale anche così.
Che bella, porca puttana.
"Giorno a te." mormorò incitandomi a sedermi davanti a lei e camminai facendo rumore con i miei tacchi a spillo.
Durante tutto questo tempo anche il mio modo di vestirmi era cambiato totalmente e indossavo abiti più seri, ma anche perché il mio stipendio elevato me lo permetteva alla grande, stare a Boston era una ricchezza pura per me.
"Tutto okay?" disse ancora la mora riordinando alcuni fogli e mi guardava appena, incrociai le mie gambe snelle e mi guardai attorno notando che non era cambiato assolutamente nulla.
Erano davvero passati 4 anni? Assurdo.
"Sto una meraviglia grazie, e tu?" dissi sorridendole appena ma il suo viso era serio, non aveva mai perso la sua autorità e improvvisamente mi sentii in soggezione perché i suoi occhi erano taglienti, freddi, glaciali e di fuoco.
"Sto bene, grazie." disse soltanto e aprii un cassetto revisionando alcuni fogli e mi focalizzai sulle sue mani perfette.
"Bene." dissi sbuffando leggermente per tutta la tensione che stavo provando e non credevo di essere nuovamente qui con lei, potevo benissimo farmi gli affari miei restando a Boston ma sapevo già che senza Amelia non stavo bene.
L'istinto mi diceva di venire qui, di provare nonostante tutto a scegliere il meglio per la mia vita e per la mia carriera.
"Bene." sbottò Zulema nervosa e mi porse alcuni fogli che afferrai e mi presi tutto il tempo per leggerli attentamente.
Rimanemmo in silenzio e si tolse gli occhiali per poi sistemarsi la frangia, era più bella del solito e un rossetto leggero faceva risaltare le sue labbra.
Un tempo le mordevo, le baciavo e le leccavo con una possessione unica e ora non potevo permettermi nulla.
Sgranai appena gli occhi per quello che mi stava offrendo e aveva raddoppiato il mio stipendio non so di quante cifre, offrendomi letteralmente tutto il reparto di neurochirurgia nominandomi primario.
Non potevo crederci.
"È uno scherzo?" dissi non appena finii di leggere l'ultimo foglio e l'araba sorrise appena, scuotendo la testa due volte.
"No, voglio che segui gli specializzandi e il reparto del secondo piano è tuo al 100%, Boston è un bel posto ma sono sicurissima che il mio ospedale è raro, dovresti stare qui." disse seria e la sua mascella marcata si contrasse appena nel dire queste cose.
Mi stava mettendo alla prova e la guardai dritta negli occhi reggendo il suo sguardo, non arrossivo più per niente né tantomeno regalavo sorrisi a caso.
Ero diventata anche io la brutta copia di me stessa e in gran parte era colpa sua, il mio cuore si era appena aggiustato e vederla aveva provocato delle crepe.
"Dammi una motivazione." dissi raggirando il discorso e la mora sbuffò appena, scuotendo piano la testa.
"È tutto scritto in quei fogli, nonché sul tuo contatto nuovo di lavoro." disse facendo spallucce e mi faceva innervosire il fatto che lei si comportava come se non mi avesse rotto il cuore in due.
Era la solita menefreghista del cazzo.
"Perché invece non me la dai tu? Sono venuta qui per un caso clinico, chi non ti dice che appena finito tutto prendo il primo aereo e me ne vado?" dissi agitandomi e strinsi i braccioli della mia sedia, affondandoci appena le unghie.
"È questo quello che vuoi? Bene, vattene allora e non tornare più." disse con un tono di voce tranquillo e la sua forza di autocontrollo rimaneva ben salda ma io sapevo come farla crollare.
L'avevo studiata bene a questa stronza.
"Incredibile come un'attimo prima mi offri il mondo e poi lo distruggi tutto quanto, non sei cambiata Zulema." dissi scoppiando a ridere e mi toccai i capelli alzandomi dalla sedia, volevo andarmene subito da questo posto.
Perché diavolo ero venuta qui?
"Giochiamo a carte scoperte ora?" disse stuzzicandomi e si alzò anche a lei, venendo davanti alla scrivania e si appoggiò incrociando le braccia al petto.
Eravamo faccia a faccia ora, senza nessun tipo di problema addosso e volevo darle uno schiaffo enorme.
"Cosa cazzo ti aspettavi? Che avessi accettato e tutto sarebbe ritornato come prima? Mi hai rotto in due." dissi alzando di poco la voce e percepivo le vene del mio collo pulsare a dismisura.
"Vuoi davvero pensare al passato ora? Nessuno ti sta obbligando a stare qui." disse lei a sua volta e i suoi occhi neri erano a malapena lucidi per tutto il nervoso che aveva accumulato addosso.
Volevo che mi obbligasse lei a rimanere, poteva dirmi anche tutto quello che le passava per la testa che l'avrei ascoltata più che volentieri, invece eravamo qui in procinto di scoppiare entrambe.
"Vuoi che me ne vada?" domandai di getto e sussultò appena spalancando la bocca, abbassò lo sguardo e feci due passi in avanti arrivando vicina al suo viso, inspirando il suo profumo.
Il suo corpo era teso e Zulema Zahir ancora una volta sprigionava potenza da tutti i pori, era immensa insieme al suo talento che non si era mai cessato.
"No, accetta la mia offerta." mormorò alzando la testa e mi guardò dritta negli occhi facendomi quasi svenire a terra.
"Dio." sbuffai appena scuotendo la festa e mi morsicai il labbro perché il suo profumo mi era mancato da morire, bei tempi quando lo sentivo addosso a me.
Rimasi in silenzio pensando a cosa fare e se avessi accettato probabilmente la mia vita avrebbe avuto una svolta in più.
Già con lo stipendio che mi stava offrendo potevo davvero permettermi di tutto, ero primario pure qui e potevo vederla.
Potevo vedere i suoi interventi, gironzolare nei corridoi con il solito atteggiamento autoritario e oltre a questo qui c'erano le persone a cui volevo bene.
Madrid era comunque casa mia.
Avevo la testa abbassata con la mascella contratta e lo sguardo della mora era fisso su di me, studiandomi da vicina.
Voleva ancora più ordine nel suo ospedale e sapeva che se fossi rimasta avrei fatto le cose bene, con le palle.
"Stai con Amelia?" disse ad una certa e palese che non vedeva l'ora di chiedermelo perché le dava fastidio.
"No, sono una donna libera." dissi facendo spallucce e un sorrisetto si formò sul suo viso, perfetto come al solito.
Era diventata ancora più bella, sensuale e magnifica come non lo era mai stata.
"Però ci scopi, vivi insieme a lei e non avete pensato di mettervi insieme? Sono assai sorpresa." disse con un tono di sfida e non mi scomposi limitandomi a guardarla dritta negli occhi, sembrava che non fosse passato tutto questo tempo e che queste erano le nostre solite provocazioni di una vita.
Avanzai verso di lei e appoggiai le mani sulla scrivania alle sue spalle, porgendomi verso al suo viso che grazie ai tacchi che portavo mi rendevano più alta del solito e la guardavo bene.
I suoi occhi neri mi stavano lacerando dentro e sostenni il suo sguardo eccome.
"Non sono cazzi tuoi, Zulema." sussurrai ad un centimetro dal suo viso e il suo sguardo si posò sulle mie labbra mentre io intanto guardavo le sue.
"Ti conviene non sfidarmi." disse a bassa voce anche lei e non mosse un muscolo, era maledettamente seria.
"Altrimenti?" dissi con una smorfia sul viso e la feci arrabbiare ancora di più, non mi sarei fatta mettere di certo i piedi in testa da lei nonostante fosse sempre più in alto rispetto al mio posto.
"Ti dimentichi, con chi stai parlando?" disse mettendo la testa di lato e volevo afferrarle quel collo e sbatterla nella scrivania, ma le avrei dimostrato che non ero più la solita ragazzina.
"Non mi conosci." dissi con la mascella contratta e questa affermazione era tantissimo vera perché quasi tutti gli aspetti del mio carattere erano cambiati a causa di tutto il mio dolore.
E la colpa ricadeva su di lei, sempre.
"Ti conosco benissimo invece." disse alzando la mano ma gliel'afferrai e l'allontanai subito dal mio tocco, non appena la strinsi una scossa mi colpii in pieno e tremai sul posto.
Ecco cosa diavolo provavo ogni volta e nulla era cambiato quando si trattava di lei, era troppo forte il nostro volere.
Serrai la mascella e lentamente mi avvicinai al suo orecchio, sfiorai appena il suo lobo inferiore con le labbra e tremò assai per la nostra troppa vicinanza.
Che i giochi abbiano inizio, quindi.
"Tu conosci la vecchia Macarena, che hai trattato come se non valesse un cazzo e l'hai ridotta in mille pezzi. Non sai che cosa ho dovuto passare, cercare i miei pezzi sparsi in tutto il mio dolore e nonostante tutto gli ho riattaccati con la mia forza. E non ne avevo Zulema, e sai chi mi è stata accanto? Amelia Shepherd." sussurrai con voce pacata contro al suo orecchio e non appena sentì quel nome la sua mascella si evidenziò tantissimo.
"Ogni notte facevo gli incubi perché mi mancavi, mi mancava tutto di te. Mi mancavi fino a farmi mancare il fiato e cosa ci ho ricavato io? Nulla Zulema, hai distrutto il cuore di una ragazzina che non ha mai saputo un cazzo dell'amore o dei sentimenti. Mi hai illusa che fossi importante per te, mi sentivo tua ed io ti sentivo maledettamente mia che lo avrei dimostrato al mondo intero." continuai con le lacrime che mi rigavano il viso e le asciugai velocemente perché il mio orgoglio mi stava bloccando davvero.
"Ma sai cosa ho pensato? Che in fin dei conti non è colpa tua, perché tu sei così e non posso cambiare una persona solamente perché la desidero con tutta me stessa. Questa è la tua natura, non mi sono adattata anche se avrei voluto tanto ma invece che ho fatto? Non ho avuto le palle di dimenticarti e spero che il tuo menefreghismo prima o poi ti faccia capire che non puoi continuare a fare così." dissi staccandomi appena e il mio fiato caldo le faceva venire i brividi.
Rimasi ancora in quella posizione guardandola con la coda dell'occhio e serrò le labbra in una smorfia dura.
"La ami?" disse di punto in bianco e sospirai perché era incredibile che deviava l'argomento solamente perché non voleva dirmi che avevo ragione.
"Può darsi, mi fa stare bene." dissi allontanandomi ma rimasi comunque davanti al suo corpo, mi toccai i capelli portandomeli all'indietro e la mia affermazione la spiazzò davvero.
Per una volta.
Forse pensava che non avrei mai avuto il coraggio di andare avanti senza di lei ma invece ho dovuto farlo altrimenti sarei morta nel mio stesso dolore per lei.
Tutto mi riportava alla sua persona.
"Sono felice per te." disse con un tono di voce tagliente e ci stavamo fissando le labbra a vicenda senza nessun pudore.
"Tanto hai Lauren, no? Spero ti scopi bene almeno perché so come sei." dissi stuccandola e rise divertita, scosse la testa e si leccò piano le labbra.
"Che bionda? Sei gelosa che lei può farlo ogni notte e tu non più? Mhm?" disse con un tono di sfida e feci un passo indietro senza staccare lo sguardo dal suo, e non l'avrei mai più staccato.
"Lo sappiamo entrambe che lei non è come me ma non preoccuparti, non è tutto oro quel che lucica e tu l'oro l'hai perso da tempo Zulema." dissi rimanendo al mio posto e a quel punto quella che si avvicinò, era lei.
"Non mi hai mai conosciuta del tutto, fossi in te abbasserei i toni perché non sai di cosa sono capace di fare." disse fissandomi intensamente e ingoiai il grosso groppo che avevo in gola.
Ci guardammo per un tempo indefinito e facevamo gara a chi cedeva per prima, fissai la sua bocca predatrice e automaticamente mi leccai il labbro.
Seguì quel gesto ritornando a guardarmi con quei suoi occhioni neri e il trucco che aveva era assolutamente perfetto.
La sua bellezza araba era rara, al 100%.
"Allora dimostrami la vera te, ma tanto so che non lo farai mai." dissi ad un certo punto e ritornai vicino al suo corpo porgendomi poi dietro le sue spalle rimanendo sempre davanti a lei, il mio seno sfiorò di poco il suo e inspirai il suo profumo meraviglioso che mi era mancato tanto, volevo farle passare le pene dell'inferno e sapevo che ci sarei riuscita eccome con lei.
Afferrai il mio contratto di lavoro e sfiorò i miei capelli con la bocca, voleva sentire il mio odore e inspirò pure lei mugugnando appena ma feci finta di niente.
Eravamo cambiate entrambe e avevamo la necessità di studiarci a vicenda come abbiamo sempre fatto da tempo.
Firmai in modo impeccabile e non sapevo nemmeno io se avevo fatto la scelta giusta ma ancora una volta Zulema aveva capovolto la mia vita in zero secondi.
Offrendomi sempre il meglio in ambito lavorativo e di questa cosa ne ero maledettamente grata al 100%.
Mi staccai ritornando davanti al suo corpo e alzò il braccio porgendomi la mano, abbassai lo sguardo e gliela strinsi percependo delle piccole scosse in tutto il mio corpo che un tempo era solo suo.

"Dottoressa Ferreiro, benvenuta."

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