Surreale

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L'ho accoppato, o meglio, abbiamo. Adesso non sono piú solo, c'è nostro figlio nella mia pancia. Non lo sento minimamente, adesso, ma è quà e suo padre si sta riprendendo, lentamente. Capisco, non è facile, io pensavo che mi avessero fatto uno scherzo, mentre la dottoressa esclamava "le faccio i miei auguri, lei è in dolce attesa". Tutt'ora non ci credo, nemmeno dopo il test ci ho creduto, eppure siamo quà. E forse io non sono tanto sterile come credevo, o come dicevano.

"Meglio?" Ho la mano sul suo petto, prima il cuore gli esplodeva, era diventato bianco come la sua camicia e respirava affonnosamente fra i singhiozzi. Non so se sia completamente cosciente di quanto è accaduto. Ha afferrato la foto dell'ecografia e non l'ha piú lasciata, ce l'ha ancora contro il petto e non pare volerla lasciare. Qualche volta lo guarda e borbotta "baby". Mi fa tenerezza, tanta. È tutto il giorno che mi chiedo come avrei potuto dirglielo, alla fine, dopo una telefonata con Suga, mi sono deciso. Forse non avrei dovuto temerlo cosí tanto, ma da come parlava, non so come avrebbe preso l'idea di un figlio, cosí, improvviso.

"Si...siamo in tre adesso." Guarda di nuovo la foto, la riporta al petto. Lo aiuto a mettersi a sedere. Siamo in tre, fa strano eppure è la verità.

"Si, vuoi un pò d'acqua."

"No, voglio te."  Mi abbraccia, come prima, forte. Io lo seguo. Lo stringo a me. Lo amo e avere suo figlio dentro di me è la sensazione piú bella del mondo. Struscia la testa contro il mio collo, è andato.

"Ti amo." Dice e mi guarda. Penso che gli ci vorrà un pò per calmarsi veramente.

"Lo so, anche io." Non molla la foto, per niente al mondo.

"So che molto probabilmente p-penserai, ma quel coso che ho dentro? Al momento non me ne frega assolutamente nulla, niente porterà via quella vita. Almeno che tu non lo voglia, il corpo è tuo." Mi guarda, non mi molla, gli accarezzo il volto.

"Non se ne andrà finchè non è il momento di uscire, te lo assicuro." Ha gli occhi gonfi, sorride a metà, ma va bene. Ci baciamo, prima a stampo, poi come si deve. Con calma. Lui mi accarezza la testa.

"È quà?" Indica la pancia. Che tonto.

"Quà." Gli sposto la mano sul basso ventre. Per adesso se ne sta quà. Sento il calore della sua mano, calma. Sta li e pare ascoltare.

"Mi dispiace, non ce ne siamo accorti che tu fossi qui, scusaci." Fa un movimento improvviso, e scende con la testa. Sarà un buon padre, lo so, so com'è fatto. L'ho visto con i bambini. Saprà occuparsene alla perfezione. Mi bacia la pancia e io rabbrividisco, nonostante ci sia il tessuto a filtrare il contatto.

"Posso?" Indica il lembo della camicia che sto indossando. Lo guardo, indica i bottoni.

"Vuoi toglierla?" Dico leggermente imbarazzato, per nessun motivo plausibile.

"Si, cioè...se vuoi." Apro il primo bottone, poi il secondo. Lui si china a baciare la pelle nuda. Adesso ho dei brividi, mi viene la pelle d'oca. È bellissimo, mai avrei pensato di essere protagonista di questa scena. Gli passo una mani fra i capelli, grattando poco poco, so che gli piace e forse non è proprio adatto come momento. Ma è cosí attraente quando fa il "non-ancora-papà". Da un altro bacio.

"Ciao?" Chiede interrogativo al mio ombelico. Rido.

"Non penso possa ancora sentirti, anche se tu lo senti." Alza lo sguardo, poi torna a studiare la mia pancia. Ma cosa sta facendo?

"In che senso?" Domanda confuso, dandomi un altro piccolo bacio sulla buzzetta. Mi piace un casino, forse anche troppo.

"Ultimamente, tenevi sempre la mano quà. Non me ne sono reso conto, finchè non ci ho pensato." Lui mi guarda, il viso si increspa di nuovo. Riparte a piangere.

Less Than Anybody Pt 2 [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora