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Ecco perché l'ha venduta per quattro soldi, questa non vale un cazzo

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Ecco perché l'ha venduta per quattro soldi, questa non vale un cazzo.

Continuo a guardare la biondina davanti a me che, non dovrebbe avere più di venti anni eppure sembra già una donna ben formata. Non posso far a meno di confrontarmi con loro, poi penso che se mi facessi calpestare, loro continueranno a mangiarmi.

Devo tirare fuori le unghie e lo devo fare adesso.

«Quando sono stata venduta, sapevate delle condizioni di mio padre. Quindi toglimi questi artigli di dosso, se non vuoi prenderti qualche infezione.» La vedo inorridirsi spaventata e disgustata.

Sorrido all'idea che abbia paura di me e avanzo, sedendomi nel posto più isolato della tavola.

Credo che sia il mio.

Osservo le postazioni del tavolo, senza guardare chi li occupa ma, semplicemente contando le posate. A capotavola c'è Alexander, mentre prosegue con...uno, due, tre...conto nella mia testa fino a che non arriviamo a tredici.

Tredici?

Mi sento soffocare.

Bevo un sorso d'acqua, cercando di non fare rumore eppure sembra che qualsiasi cosa faccia, non vada bene a nessuno. Nel frattempo che ci portino i piatti, prendo il fazzoletto posizionandolo sulle gambe non per evitare di sporcarmi ma, per stritolarlo.

Riesco in qualche modo a calmarmi e porto la mia attenzione sulla tavola bandita e, apparecchiata in modo impeccabile. Di sicuro seguendo il famigerato galateo. La mia attenzione viene distolta dall'odore che entra nella sala. Sento inebriarmi le narici, di diversi aromi mi fanno brontolare lo stomaco.

Viene servita a me, come a tutti. La carne con delle spezie e riconosco subito l'odore del rosmarino. Evito di annusare come se fossi un cane ed inizio a spezzettare la carne, portandone un pezzettino in bocca, sentendola al palato morbida e dolce.

Nonostante stia morendo dalla fame, continuo a sentirmi osservata e sento il vociare farsi più insistente. Improvvisamente la fame è passata, lasciandomi nello stomaco un senso di rabbia.

Sbatto le mani sul tavolo e mi alzo, sotto agli occhi di tutti. Anche quelli di Viviana che si paralizza all'istante. «Io non sono come voi. Questo lo sapevate già. Quindi io mi chiedo: cosa cazzo avete da guardare?»

«Caazzooo.» La voce di un bambino mi fa riportare l'attenzione su di lui. È bassino, a malapena arriva al tavolo. Mi saluta con la mano e mi sorride. I capelli nei sistemati alla perfezione e, gli occhi verdi grandi, mi guardando divertiti.

È un bambino, molto bello.

«Lucas Andrea Morrison.» Il tono rude di Alexander lo fa smettere di sorridere e spostare l'attenzione da me al piatto. Il broncio che ha messo, lo rende ancora più dolce. «E tu rimettiti seduta.»

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