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Appena vedo Rosie attaccata alle labbra di Giuliano, fingo che non sia successo nulla. Almeno, che dentro di me non stia scoppiando un uragano. Mi avvicino, salutando la ragazza davanti ai miei occhi. «Leyla, ti trovo davvero in gran forma.» Sul mio volto si dipinge un sorriso tirato.

I suoi occhi neri sono dritti nei miei e sopirò rumorosamente, trovandomi immensamente a disagio. «Senti Rosie, so che non è né i luogo, né il momento esatto, ma volevo dirti che...»

Le sue dita si posano sulla mia spalla, fermando qualsiasi parola potesse uscire dalle mie labbra. «Come hai appena detto, non è né il luogo, né il momento.» Le parole mi muoiono in gola, ma decido comunque di fare un passo indietro e lasciare alla coppia, il giusto spazio per presentarsi alle persone presenti.

Un cameriere si avvicina, ed io afferro lo champagne, sorridendo ringraziandolo. «Non trovi che sia così strano?» La voce ormai inconfondibile di Ludovica arriva alle mie spalle e, di colpo mi sento meno sola, in tutto questo.

«Cosa dovrebbe essere strano?»

«Che tu ed io siamo così diverse, eppure allo stesso tempo estremamente simili.» I miei occhi incontrano i suoi verdi, contornati da ombretto nero. «Voglio dire: guardati attorno Leyla, non abbiamo nessuno. Siamo estremamente sole in questo momento e forse lo saremo per tutto il resto della nostra vita.» Distolgo lo sguardo dalla pista da ballo e, mi concentro completamente su di lei. Il tubino nero le fascia perfettamente il corpo ma, non stona con la sua carnagione chiara. Lei deve accorgersi del mio sguardo troppo insistente all'abito corto. «Oh! Ti piace?» Chiede facendo una giravolta su se stessa.

«Beh...devo dire che è...»

«Orrendo? Si, lo trovo anch'io.» Scoppiamo a ridere rumorosamente, attirando l'attenzione di qualche invitato ma ce ne curiamo, continuando a fare quello che stavamo facendo.

«Ti trovo diversa Ludovica e non in positivo. Una volta Alexander mi disse: posso sentire i tuoi ingranaggi muoversi da qua.» Sorseggio le bollicine lentamente, osservando i suoi occhi posarsi sui fratelli che stanno intirannendo pubbliche relazioni.

«Credo che questo non sia più il mio posto.» Lo champagne rischia di andarmi di traverso ma, decido di non dire nulla per non farla smettere di parlare. «Quando Alexander mi salvò dal mostro di mio padre, ho sempre vissuto in simbiosi di lui. L'ho costretto ad essere la mia guida, il mio tutore. A volte penso che l'abbia costretto a volermi bene.»

«Alexander ti vuole bene.» Rispondo di getto, facendola sorridere mentre guarda l'uomo in questione da lontano.

«Lo so e anch'io nutro un profondo affetto per lui. Questa reggia è stata da sempre la mia casa, un rifugio sicuro, qualcosa di stabile nella mia vita e Miami è sempre stata la città in cui sono tornata.»

«Non capisco cosa tu voglia dire.» Si volta, uscendo dall'atrio della reggia e andando verso i giardini. La seguo, standole dietro senza dire una sola parola. Camminiamo fin quando non arriviamo alla piccola fontana di Trevi. «Sono stanca di costringere alle altre persone di esserci nella mia vita. Sono stanca di voler elemosinare affetto. Sono stanca di...tutto questo.» La mia mano si posa sul suo braccio, cercando di darle conforto. «Ho deciso di partire. Voglio accantonare queste mie insicurezze e iniziare a vivere nuovamente. Voglio respirare la mia libertà. Voglio semplicemente andare via.»

Non credevo che Ludovica potesse abbandonare questa reggia. Non avrei nemmeno mai pensato che sarebbe stata lei a staccare questo cordone ombelicale col fratello. Resto di sasso quando afferma tutto questo. D'altra parte però, reagisco d'istinto e l'abbraccio. La stringo forte, cercando di dimostrarle tutto l'affetto e la stima che nutro per lei. «Quando lo dirai agli altri?» Chiedo, staccandomi da lei. I suoi occhi per un attimo incontrano i miei ma, distoglie immediatamente lo sguardo. «Non glielo dirai?»

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