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La luce che entra dalle finestra mi fa stiracchiare e coprire gli occhi, fin troppo sensibili

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La luce che entra dalle finestra mi fa stiracchiare e coprire gli occhi, fin troppo sensibili. Svogliatamente mi alzo dal letto, contemporaneamente la porta della mia stanza viene aperta. Viviana fa il suo ingresso come tutte le mattine, poggia i vestiti che dovrei indossare. Questa volta, senza pensarci troppo li indosso.

Osservo la donna bassa che inizia a spolverare gli arredi, senza degnarmi di un'occhiata. Vorrei dirgliene quattro ma, so che non servirebbe a nulla. «Ti avevo chiesto un semplice aiuto, Viviana ma, capisco che il tuo amore nei loro confronti va oltre.» Non dice nulla, continua a spolverare e girare per la stanza, come se fosse una trottola.

I miei occhi scuriamo la sua figura: i suoi capelli rossi accessi, rigorosamente legati in uno chignon regale, le unghie perfettamente curate e la pelle morbida. Tutto sembra fuorché una cameriera. Ho sempre pensato che questa donna, nascondesse qualcosa ma, non è il momento per mettersi ad indagare. Porto i miei piedi nudi nel bagno, dove mi lavo e vesto alla velocità della luce.

Devo essere di sotto per la colazione.

Involontariamente la mia mente corre alla scorsa notte. Alexander mi ha detto delle cose importanti. Ripenso alle sue parole: anch'io ho perso molte persone. Ho perso una madre, un padre e una moglie. So cosa significa affogare nel dolore...

Aveva una moglie?

Passato quindi è morta.

Com'è morta?

Quell'uomo è un totale mistero.

Nonostante questi pensieri che non mi lasciano andare, indosso ciò che mi è stato ordinato. Ho deciso di ammansire leggermente il mio carattere in quanto abbia, preso coscienza del fatto che da qui non possa scappare e, di conseguenza non posso continuare a ribellarmi come una ragazzina. Devo prendere in mano la mia vita e, trarne anche qualche beneficio.

Ultimato il tutto mi dirigo verso l'enorme specchio, attaccato alla parete e faccio scorrere gli occhi sulla mia figura: il poco trucco colora il mio viso, gli occhi neri risaltati dal mascara dello stesso colore e, le labbra carnose sono illuminate da un lucidalabbra alla fragola.

Non è male.

Il peggio arriva dopo: indosso un pantalone di jeans e una maglia a maniche lunghe nera. Avrei optato per qualcosa di diverso, non so...un qualcosa di nero. Come il mio umore. Scuoto la testa, dove i capelli lunghi castani mi ricadono lisci oltre le spalle e vado via.

Ormai ho imparato a memoria il percorso, così mi ritrovo nella cucina dove ci sono tutti. Non ho mai prestato attenzione ad ognuno in particolare non, perché non volessi ma, li avrei dimenticati il secondo dopo, dal momento che ne sono troppi.

Con sguardo alto e deciso, prendo il mio posto. Sempre lontano da tutti e indisturbata. Il mio sguardo cattura quello del bambino che, non ricambia il mio sorriso. Improvvisamente mi ricordo della promessa, avrei dovuto leggergli una favola della buonanotte.

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