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Il tono con cui formula la domanda, fa trasparire l'arrabbiatura nella sua voce

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Il tono con cui formula la domanda, fa trasparire l'arrabbiatura nella sua voce. Non so perché si comporti così. Sento che in questo momento lui stia mettendo le distanze anche, nel rivolgersi in quel modo. Credo che avessimo superato le formalità ma, a quanto pare mi sbagliavo.

Nonostante ciò, cerco di non farmi scalfire da nessun'emozione. Incrocio le braccia al petto e, lo osservo, in uno sguardo altezzoso. Ancora seduto sulla sedia, i suoi occhi se potessero brucerebbero. Ma non può.

«Sono venuta ad accompagnare il mio futuro marito.» Rimarco quest'ultime parole e, gli lancio uno sguardo si sfida. Assottiglio gli occhi mentre, lui se la ride e sorseggia incurante della nostra presenza il suo whiskey.

Spero che ti strozzi.

Questo ovviamente non lo dico. «Ora che gli hai fatto da baby-sitter puoi andare.» Il suo tono di scherno mi fa infuriare, ancora una volta. Sembra che ogni cosa dica, mi si ritorce contro.

«Io resto.» Mi siedo sulla sedia davanti a lui e accavallo le gambe. Facendo scorrere il vestito leggermente più su. «Sarà costretto a vedermi spesso in quest'azienda, Morrison.»

Giochiamo pure la carta degli sconosciuti.
Facciamo finta che non abbiamo condiviso nulla, fino ad ora.
Ma questa me la paghi, altroché.

«Non mi sembra che l'abbia assunta.»

«Infatti l'ho fatto io.» Giuliano s'intromette e, leggo nel volto dell'uomo davanti a me pura rabbia. Sembra che stia per scoppiare da un momento all'altro. Stringe il bicchiere con troppa foga, le nocche sono diventate bianche e, gli occhi dapprima verdi sono colmi di frustrazione.

Gli sorrido in faccia, facendo trasparire tutto l'entusiasmo. Come se non bastasse, continuo a rigirare il dito nella piaga dicendo: «Quindi singor Morrison se, non ha null'altro da aggiungere può anche andare.»

Si alza dalla sedia e continuando a guardarmi dall'alto si avvicina, sussurrando. «Questa me la paghi.» Il tono seducente con cui lo dice mi, fa stringere le cosce e lui se ne accorge poiché sorride beffardo.

Ma dura ben poco. Mi giro e a un millimetro dalle sue labbra bagnate di whiskey sussurro un: «Non vedo l'ora.»

Quando Alexander va via, noi restiamo soli e Giuliano inizia a spiegarmi ciò che devo fare. Si tratta solo di sistemare alcuni fogli per data e anno. Nulla di che ma, non posso evitare di contenere il mio entusiasmo. Finalmente ho anche l'opportunità di dimostrare che non sono inaffidabile e, che posso farcela.

Mi sono ritagliata un piccolo angolino, utilizzando delle sedie, molto scomodo. Ma non c'è un altro ufficio ed io, non ho nessun' intenzione di lasciare questo posto. Mi sento al sicuro qui e, Alexander non tornerà sapendo che ci sia anche il fratello.

Non dimentico le sue parole. Ha intenzione di farmela pagare e, non so cosa voglia farmi. Questo da una parte mi rende nervosa ma, d'altra parte vorrei che entrasse da quella porta e mi facesse sua seduta stante.

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