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Si dice che la vita sia fatta di scelte, cadute, di rialzarsi e andare avanti. Dicono che molto spesso le cose non vanno come speriamo. Dicono che il destino sia il padrone della nostra vita.

Io invece credo che gli unici padroni della nostra vita siamo noi.
Siamo noi a poter scegliere cosa fare e quando farla.
Siamo noi ad essere libri di volere una cosa.
Siamo noi a decidere come va bene e cosa no.
Siamo noi i padroni del nostro destino.

Tocca noi poter scegliere come vivere. Se essere protagonisti di una bugia e vivere in una bolla, fatta di inganni. Sapendo che, un giorno potrebbe scoppiare e tutto ci pioverà addosso come se fosse grandine. Quegli stessi inganni colpiranno la nostra pelle, bruceranno come fuoco e noi non potremo fare nulla se, non abbracciare quel dolore che sarà insopportabile.

Ma la cosa peggiore sarà quando le maschere cadranno. Le persone che abbiamo sempre amato ed elogiato, le vedremo come avremmo sempre dovuto e, inevitabilmente noi non saremo più gli stessi.

Questo per me significa essere padrona del mio destino.

Sono stanca, di vivere nelle bugie.
Stanca di restare ad aspettare.
Stanca di non poter amare liberalmente.

Ed è per questo che ora sono davanti alla porta della camera da letto di Alexander. Ho raccolto tutte le mie consapevolezze e, sono sicura che una volta varcata quella porta niente sarà come prima. Niente si potrà più aggiustare, nemmeno il mio cuore.

Con questa prospettiva, forse non del tutto sbagliata, abbasso la maniglia ed entro di soppiatto. Avrei preferito vederlo dormire beato, mi sarei goduta la vista del suo viso, avrei tracciato i lineamenti del suo volto e mi sarei soffermata sulle sue labbra.

Ma non è così...

Mi fermo al centro della stanza per osservare meglio la figura di Alexander. Mi da le spalle mentre, guarda fuori dalla finestra, una nuova alba. A piedi nudi mi avvicino, facendo attenzione a non emettere alcun rumore. Mi siedo accanto a lui e, osservo anch'io il sole nascere oltre i grattacieli.

Nel buio di questa stanza ci siamo solo noi è una flebile luce. Non c'è nessun altro. In tutto questo silenzio riesco a percepire il battito incessante del mio cuore. «So perché sei qui.- La sua voce interrompe il flusso incessante dei miei pensieri e, arresta per un attimo il respiro.

«Voglio sapere la verità.» Il mio tono è flebile, quasi percettibile. Non so di cos'ho paura. Mi fido di lui, so che non mi potrebbe mai fare del male.

Ma non è questo...

«Ti ho chiesto tempo, Leyla. Perché non puoi concedermelo?» I suoi occhi non mi cercando, sono invisibile adesso. Guarda dritto davanti a se, evitando del tutto qualche contatto tra noi. -Perché devi affrettare le cose?»

«Perché non ha senso aspettare.» Solo adesso, ho la sua totale attenzione. Ci guardiamo negli occhi e, mi si para davanti una nuova concezione. L'ho sempre saputo ma, ora per la prima volta, osservando le sue iridi, dopo tanto tempo mi sento a casa. «Non ha più senso.»

«Cosa significa?»

Le nostre mani s'intrecciano e le osservo, unite come se fossero nate per questo. Prendo un bel respiro profondo, che mi aiuti a riordinare le idee. «Non ha senso aspettare più perché...Non ce la faccio più.» I suoi occhi mi scrutano ma, non dice nulla. Lasciandomi il tempo per esprimere. «Io ti amo e, so che può sembrare stupido ma...» Non ho nemmeno il tempo di finire la frase che, si alza dal letto nervosamente.

Lo osservo mentre, va avanti e indietro per la stanza, tirandosi i capelli con forza e scuotendo la testa.«No. Tu non puoi amarmi. Non puoi farlo.» Mi alzo dal letto cercando di avvicinarmi ma, resto ferma al mio posto.

Dark Seduction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora