8

2.4K 64 6
                                    

La devozione di Viviana è d'ammirare nonostante ciò, credo che mi stia nascondendo qualcosa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La devozione di Viviana è d'ammirare nonostante ciò, credo che mi stia nascondendo qualcosa. Nel frattempo la notte è calata e fare tutto questo, mi mette solo tanta agitazione. Non sono scesa a cenare, per timore che possano scoprirmi e poi,  non sono molto brava a non lasciar trapelare l'emozioni e, il più delle volte il mio corpo parla al posto della bocca.

Così ho preferito starmene rinchiusa e ripetermi mentalmente il piano, spero davvero che possa funzionare.

Per smorzare l'agitazione mi sono fatta una doccia, ho messo un pantalone di tuta grigio e un top bianco, senza reggiseno. Quando é il momento sgattaiolo fuori dalla stanza a piedi nudi e l'aria fresca invade il mio corpo, facendomi rabbrividire.

Vorrei tornare indietro, ma impiegherei altro tempo per trovare un felpa aperta. Continuo a camminare, guardandomi le spalle di tanto in tanto, sposto le ciocche di capelli neri, dietro l'orecchio e perlustro la zona. Sono davanti all'ufficio di Alexander, in punta di piedi la sorpasso e mi ritrovo così davanti all'enorme scalinata, scendendo attenta a non scivolare sul marmo e, a non rompermi qualche osso.

Mi tengo stretta al corrimano, asserisco bene la pianta del piede a terra e continuo il percorso; giro a sinistra e come detto da Viviana c'è un enorme portone di legno, con un ferro di cavallo sopra. La apro quel poco, per intrufolarmi dentro.

Le temperature sono ancora più basse, del corridoio di sopra, cerco di darmi calore, portando le mani sulle braccia e muoverle. Non funziona. Qui sotto si gela: i piedi nudi sono ormai indolenziti e, non riesco a sentirmi le dita. Imperterrita però continuo a camminare, seguendo la luce delle fiaccole che sono state messe per formare un percorso.

Alla fine di questo lungo e impetuoso corridoio mi ritrovo davanti ad una porta. La apro e oltrepasso l'uscio, ritrovandomi dentro un ufficio vecchio e pieno di polvere. Non riesco a trattenere uno starnuto. Aveva ragione quando mi aveva detto che era vecchio.

Cosa sto cercando precisamente?
Qualcosa collega i Morrison a mio padre ma se non dovessi trovare nulla?

Mi addentro e osservo la libreria che circonda l'intero ufficio, coprendo le pareti: le mensole di legno sono ormai ingiallite e piene di ragnatele. Non c'è nulla qui che possa aiutarmi. Le mie mani toccano una sedia di legno posta davanti alla scrivania, anch'essa ormai usurata dal tempo.

D'improvviso il rumore di una sedia, quella girata dietro la scrivania mi fa sobbalzare. È l'unica a non essere rovinata, infatti le ruote girano facilmente, lasciandomi l'intera visuale di chi è seduto sopra. «Pensavo non arrivassi più.» Il suo tono è ironico come se, volesse prendersi gioco di me.

Lui sapeva che sarei scesa.
Sapeva che avrei indagato.
Sapeva e non me l'ha lasciato fare.
Perché?

«Che ci fai qui?» Incrocio le braccia sotto al seno, infischiandomene che possa evidenziarlo ancora di più.

Dark Seduction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora