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È arrabbiata perché è innamorata.

È davvero così? I miei sentimenti sono contrastati dalla mia rabbia?

In fin dei conti lo amo ancora ma, non sono ancora ben disposta a perdonarlo e non riesco a comprendere neanch'io perché.

Non riesce a capire perché dopo tutto quello che le hai detto, continua a provare dei sentimenti nei tuoi confronti.

È stata questa l'affermazione che mi ha colpita di più. Ludovica è riuscita a comprendere a pieno ciò che mi preoccupa. Quando sono accanto a lui, sento milioni di farfalle svolazzare nel mio stomaco, i battiti del cuore accelerano e lo amo, perché è stato in grado di baciare e accarezzare ogni mio singolo difetto. Ed è enormemente sbagliato provare queste cose adesso.

«Speravo di trovarti qui.» Una voce che ormai conosco fin troppo bene, arriva dalle mie spalle. Non mi volto, poiché Giuliano si è appena seduto accanto a me, sull'erba. Con i polpastrelli mi accarezza una ciocca di capelli, attorcigliandosela tra le dita. «Sei bellissima.» Sorrido a questo complimento, voltandomi verso di lui.

Ai miei occhi risaltano i suoi capelli biondini arruffati come sempre. In un gesto istantaneo, glieli scompiglio ancor di più, facendogli arricciare le labbra. «Non pensavo di poterlo dire, però mi sei mancato.» Sorride abbracciandomi e facendoci cadere a terra sull'erba bagnata.

Ridiamo ed io mi sento così bene.
Era da tanto tempo che non sentivo più la mia risata. Le mani sulla pancia a placare gli spasmi, e le lacrime agli occhi che rigano le mie guance.«Bentornata a casa.»

Casa.
Sono a casa.

I nostri occhi s'incrociano e posso notare i fili d'erba che gli sono rimasti nei capelli. Allungo la mano per toglierli ma, lui l'afferra posandosela sulla guancia.

Il volto è liscio, senza nessun filo di barba e gli occhi verdi mi scrutano come se volesse dirmi qualcosa. «Mi sei mancata Leyla.» Di colpo, mi ritrovo nuovamente tra le sue braccia.

Il suo profumo che sa di dopobarba, m'inebria le narici, facendomi rendere conto di quanto mi sia mancato. Restiamo così, ancora per qualche minuto ed io, posso sentirmi protetta tra le sue braccia forti che circondano la mia schiena.

I nostri respiri sono quasi sincronizzati, mentre i nostri petti si abbassano lentamente, l'uno contro l'altro. La quiete però viene rotta da un forte tuono che ci fa sobbalzare dallo spavento e allo stesso tempo distaccare.

Alzo lo sguardo, notando che ormai di quella limpidezza di qualche minuto fa, non è rinato nulla. Nonostante ciò, nessuno dei due accenna ad entrare dentro a ripararsi. Restiamo così, seduti sull'erba a scrutarci a vicenda. «Come stai?» Il suo sguardo sfugge al mio, posandosi sull'erba e le mani strappano quei filetti con rabbia.

«Se n'è andata.» Non c'è bisogno di chiedere di chi stia parlando che, intuisco subito che Rosie abbia deciso di abbandonarlo. Deglutisco, incapace di dire una sola parola.Ricordo ancora quando Giuliano partì per l'Italia, cercando quella ragazza incinta che, diceva di aspettare un figlio suo. L'ha portata qui, affidandogli il suo cuore. «È scappata nel cuore della notte, come una codarda e ha portato via anche mio figlio.»

Le mie mani, istintivamente si posano sulle sue, cercando di infondergli calore. «Mi dispiace.»

«Se n'è andata, quando ha saputo del matrimonio. Voglio solo chiederti: perché?  Perché mi hai chiamando un bel giorno, dicendomi che dovevamo sposarci. Perché così all'improvviso, senza nemmeno consultarmi?» Questa sue domande mi lasciano senza parole, ma in fin dei conti ha ragione.

Ho imposto un matrimonio, infischiandomene di tutto ciò che circondasse la vita di Giuliano, pensando solo al mio bene. «Stavo cercando di fare la cosa giusta.» Mi allontano da lui. Alzandomi in piedi e cercando in questo cielo grigio, delle risposte che non riesco a dare nemmeno io.

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