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L'indomani mattina è come se il mondo si fosse ribaltato: non sono più nella mia casetta di un piano a Londra ma, bensì a Miami

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L'indomani mattina è come se il mondo si fosse ribaltato: non sono più nella mia casetta di un piano a Londra ma, bensì a Miami. Mi stiracchio nel letto, concedendomi qualche minuto in queste pregiate lenzuola. Strofino il naso su di esse, beandomi di una sensazione tutta nuova.

L'odore di ammorbidente alla lavanda, m'inebria le narici, facendomi sorridere.

«Signorina Collins, è il momento di svegliarsi.» Viviana come sempre impeccabile, fa il suo ingresso e apre le tende della stanza. La luce potente filtra dalle finestre, costringendomi a chiudere gli occhi e, ripararmi dalla sfera di sole.

«Viviana.» Impreco sotto voce mentre, mi costringe a scendere dal letto. Sbuffo contraddittoria e con le braccia conserte mi dirigo in bagno. Tolgo tutto ciò che indosso ed entro nella doccia. Il contatto con la base fredda sotto i miei piedi nudi, mi fa rabbrividire.

Una volta lavata e asciugata, vado in stanza per preparami e trovo sul letto, ciò che dovrò indossare. «Ora sceglierete per me i miei abiti?» Viviana non mi dà alcun'attenzione, continua con le sue faccende, girando per la stanza col piumino per togliere la polvere.

«E' quello che ha richiesto il signor Morrison.» Dentro di me, all'udire soltanto questo cognome s'impossessa un senso di sfida.

Mi dirigo verso l'enorme cabina armadio e decido cosa indossare: un pantalone nero e, un top dello stesso colore che lascia scoperta la pancia. Mi vesto e solo quando ho ultimato il tutto, Viviana si degna di guadarmi. «Questo al singor Morrison non piacerà.» Scrollo le spalle mentre, applico del mascara agli occhi e del lucidalabbra.

Come se ormai vivessi qui da tempo, già so dove andare. Esco dalla stanza e rifaccio lo stesso percorso, trovandomi nell'atrio, continuo il mio percorso e, giro a sinistra dove c'è un enorme arco che, mi dà accesso alla sala da pranzo.

Ignoro tutti, sedendomi al solito posto, prendendo dei cornetti appena sfornati. Nessuno osa guardarmi oggi, meglio per me. La tavola come sempre è bandita, secondo le regole del galateo e i cornetti fanno da centrotavola. Ci sono di tutti i gusti: nutella, marmellata, oppure vuoti.

Sento qualcuno tirarmi e pizzicarmi le gambe, sotto al tavolo. Scalcio pensando che sia un moscerino, ma non si ferma. Allora scalcio più forte, facendolo mugolare dal dolore.

Un attimo.
I moscerini non mugolano.
Nemmeno dal dolore.

Cosa... Sposto la tovaglia e rannicchiato ai miei piedi, c'è il bambino dagli occhi grandi, credo si chiami Lucas Andrea. «Ciao.» Mi saluta con la manina e, senza farsi vedere mi sale sulle gambe restando sotto al tavolo.

«Cosa c'è?» Chiedo mentre, lui si alza dalle mie gambe e, mi prende per mano.

«Lucas Andrea Morrison.» Una voce baritonale alle nostre spalle ci fa bloccare. D'istinto mi paro davanti al bambino, guardando Alexander negli occhi. Lui di tutta risposta mi scruta, osservando il mio abbigliamento, storcendo il naso.

«Corri, per favore. Non farmi prendere.» Senza farmelo ripetere due volte, lo prendo in braccio ed usciamo da questa casa.

L'aria fresca c'investe entrambi. Il bambino si stringe un po' di più al mio collo ed io mi dirigo verso le scuderie. So che ci sono, per i cavalli che sono venuti a prenderci. «Un giro a cavallo, ti va?» Lucas afferma con la testa e dopo essere entrata, di soppiatto, prendo il cavallo e monto la sella sull'animale. «Leyla non farlo.» La voce di Alexander è alle mie spalle.

«E' solo un giro a cavallo, torneremo presto.»

«Scendete subito di lì.» Non lo ascolto più, con un colpo di scarpa faccio partire il cavallo.

Nonostante la paura so come portarlo. Spero solo che, non faccia nessuno scherzo, non ho voglia di trovarmi a terra, soprattutto ora che c'è anche un bambino.

Sento Andrea davanti a me sorridere e battere le mani. Camminiamo lentamente, tra gli alberi e c'immergiamo nel verde, guardandoci attorno e non vedo più la reggia. Forse dovremmo tornare indietro.

Ad un tratto, l'idea di aver preso il cavallo mi sembra stupida.

«Qui mia mamma mi portava sempre da bambino.» La voce del bambino mi ridesta dai miei pensieri e, lo ascolto, senza dire nulla. «Mi piaceva stare con lei. Ti somiglia molto, lo sai?»

«Ah, sì e perché?» La curiosità mi spinge ad indagare mentre, Lucas s'adagia sulla mia pancia solleticandomi con i capelli neri, folti.

«Perché anche lei era forte, come te.» Un sorriso spunta sulle sue labbra ed io, mi guardo attorno cercando una via di fuga.

Le sue parole non sono per nulla vere ma, come glielo dico? Dalle mie labbra esce un flebile sussurro che, purtroppo riesce a sentire. «Io non sono forte.»

«Lo diceva anche lei. Tutti a scuola mi prendono in giro, perché non ho una mamma. Tu potresti essere la mia? Quella che mi legge la favola della buonanotte? C'è sempre Viviana con me, ma io voglio te.» Parla senza fermarsi e, le sue domande mi fanno uno strano effetto.

Sento il cuore battere all'impazzata per questa strana situazione e, per la prima volta un verso sorriso si espande sul mio volto, all'idea di prendermi cura di lui ma, non posso farlo.  «Lucas, io non posso essere tua mamma.» Si gira verso di me e mi guarda coi i suoi occhioni grandi verdi, pieni di lacrime. «Però posso leggerti la favola della buonanotte, ogni volta che lo vorrai.» Lui mi abbraccia e sorrido sinceramente sentendo sulla pelle, un po' di freddo causato dalla volata di vento che, ha fatto alzare moltissime foglie.

Questo moccioso ha un effetto strano su di me. «Mio fratello si preoccupa troppo per me.»

«Perché?» Il bambino davanti a me inizia a tossire. Scruto il suo volto e chiedo: «Lucas cos'hai?»

«A..a...asma»

«Asma? E' per questo che tuo fratello non voleva?» Lui annuisce con la testa, il panico più totale s'impossessa di me e, col terrore negli occhi mi stringo il bambino al petto. Chiudo gli occhi e porto le mie mani nelle sue, guardandolo negli occhi. «Lucas ascolta la mia voce, andrà tutto bene. Ora torniamo a casa, va bene? Tu ascolta la mia voce.» Lui annuisce e faccio ripartire il cavallo, facendo il percorso a ritroso.

«Mi s...sento m...male» La voce del bambino esce a singhiozzo, il respiro è affannato e sento il suo cuore che sta per esplodergli dal petto.

Induco il cavallo ad andare più veloce e quando vedo la reggia, dalle mie labbra esce un respiro di sollievo. Ma Lucas inizia a peggiorare, entrando in una vera e propria crisi. Non appena vedo la scuderia, scendo dal cavallo immediatamente e mi dirigo correndo verso la porta.

«Aiuto, aiutatemi per favore.» Viviana mi corre incontro e mi toglie il bambino dalle braccia.

«Cos'è successo?» Alexander seguito dalla sorella bionda, si dirigono verso Viviana mentre io resto ferma, al mio posto, sentendo gli occhi pizzicare.

«Se succede qualcosa a Lucas, giuro che t'ammazzo. T'ammazzo, puttana.» Le urla di Ludovica dalle scale mi fanno rabbrividire.

Non per quanto voglia farmi male, ma per il bambino.

Se dovesse succedergli qualcosa?

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Primo giorno, primo danno.

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