È andata via, come sempre.
Mi passo le mani tra i capelli frustrato, incapace di fermarla e non posso far a meno di lasciarla andare, di nuovo. Non continuerò così, non può andare avanti in questo modo. Gli ho detto ciò, che provo nei suoi conforti e lei ha preferito voltarmi le spalle.
Per quanto, voglia ancora crogiolarmi nel dolore c'è una piccola speranza che mi alberga dentro.
Sto per diventare padre.
Non ci avevo mai pensato, prima d'ora. Nonostante, la mia infanzia sia pressoché piena di ricordi che mi fanno accapponare la pelle, non permetterò al mostro di mio padre di riempirmi il cervello e dargli la possibilità di essere come lui.
Per quanto possa amarla, non permetterò nemmeno a Leyla di togliermi questo bambino e la possibilità di vederlo.
Faccio alcune telefonate e, le invio un messaggio dicendo che, domani mattina farà la visita ginecologica e, le specifico che ci sarò anch'io. Molto probabilmente, in questo momento mi odia ma poco importa. Anche se lei non lo vede in questo momento, la amo e farò di tutto per lei.
Loro.
Adesso sono in due.Non so cosa mi succede ma, ho bisogno di mia figlia. A passo svelto mi dirigo nella sua camera, trovandola a terra, mentre colora spiaccicata sul pavimento. Mi siedo accanto a lei, che fa finta di non vedermi. «Ehi.» In questo momento, se dovessi guardarmi da fuori sembrerei ridicolo. Eppure, questa bambina mi lascia dentro qualcosa che non riesco a spiegare.
«Ciao.» Il suo tono è arrabbiato. Lo capisco anche dal modo, in cui usa i colori. Schiaccia così forte la punta sul foglio, che si spezza, facendola sbuffare.
I capelli rossi che si trovavano davanti al suo viso, svolazzano, piantandosi nuovamente nello stesso punto. Sorrido, quando con le sue piccole manine cerca di rimuoverli. «Cosa c'è che non va?»Nonostante, il mio tono dolce lei si alza in piedi e se ne va in bagno.
Prende lo sgabello, salendoci sopra. Si lava le mani, riempiendole di sapone. «Sono arrabbiata, con te.» È questo, ciò che amo di mia figlia: la sua spontaneità.
Mi avvicino, prendendo la spazzola e gliela passo nei cappelli, districandole i nodi, senza farle male.«Perché sei arrabbiata con papà?» Chiedo in modo dolce, vedendo nello specchio i suoi occhioni verdi riempirsi di lacrime.
«Perché mi hai lasciata sola.» Mi blocco. Resto inerme, davanti a queste parole uscite dalla bocca di Alice. «Dovevamo stare insieme. Ieri era la nostra giornata. Tu dovevi stare con me, invece non sei nemmeno passato. Non t'importa più di me.»
«Cosa?» Approfitta del mio sbigottimento, per scappare via da me. Si butta sul letto, piangendo e singhiozzando.
Questa visione non fa altro che peggiorare il mio umore ma, la cosa peggio è che mia figlia sta piangendo per colpa mia. Perché sono stato uno stupido a non ricordarmi del nostro giorno speciale.
Mi precipito accanto a lei, accarezzandole dolcemente la schiena. «Sono stato uno stupido a dimenticarmi della nostra giornata ma, ciò non toglie che ti amo più della mia stessa vita.» Lei non muove un dito. Resta in quella posizione, piangendo ancora. Con la forza la prendo, e la faccio sedere sulle mie gambe.
Poggio la schiena contro la spalliera del letto e gioco con i suoi lunghi capelli. «Sei speciale per me. Questo non devi dimenticarlo e qualsiasi cosa accada, sarà sempre così. Nulla cambierà tutto questo.» Tira su col naso, nascondendo il viso nell' incavo del mio collo.
Le sue esili braccia, mi circondano il collo e i suoi occhioni mi guardano. «Scusa.» Sorrido, sentendo il cuore battere un po' più forte, davanti questa visione.

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Dark Seduction
ChickLit[COMPLETA E DA REVISIONARE] Leyla Colins strappata dalla sua città natale. Lascia alle sue spalle l'uggiosa Londra, per affacciarsi ad una accaldata Miami. Che di caldo non avrà solo le temperature. Non appena metterà piede nella reggia, dei Morris...