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È così quando ci si sente traditi? Rotti?Senza nessuna via d'uscita?

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È così quando ci si sente traditi?
Rotti?
Senza nessuna via d'uscita?

All'improvviso mi sento svuotata di ogni cosa. Come se mi avessero una parte del mio cuore e fatto a pezzi. Una parte di me, si è spenta quando sono entrati in quel bar mano nella mano. La cosa che mi fa più rabbia è che, sapevo di non dovermi fidare eppure...ho lasciato il mio cuore nelle sue mani e, lui l'ah stritolato come se fosse fatto di cartapesta.

Come se non gliene importasse niente.

E adesso fa soltanto male.

Riesco a sentire un dolore che proviene da ogni fibra del mio corpo. Lascio che mi logori, che mi porti in fondo nelle tenebre, sperando di annegare e magari un giorno...non sentirò più niente. Magari un giorno, però diventare anch'io come lui: un essere spregevole.

Parlando del Diavolo...

La porta della mia camera si apre e non c'è bisogno di voltarmi per capire di chi si tratta. «Leyla.» Il mio nome sulle sua labbra, sembra un suono dolce ma, non serve a molto. Mi asciugo le lacrime, mettendomi a sedere sul letto, senza guardarlo negli occhi.

Mi conosco molto bene, per sapere che se dovessi incrociare quelle iridi crollerei nuovamente. Fisso un punto indefinito della stanza, senza dire una parola o muovere un muscolo. «Leyla, so che sei arrabbiata ma c'è una spiegazione a tutto questo.» Si avvicina, sfiorandomi il braccio con i polpastrelli. Maledico il mio corpo traditore per essere, cosparso di brividi e per voler quel tocco ancora di più.

Devo lottare con tutta me stessa per non andare in contro alla sua carezza. Mi scanso di malo modo e, mi catapulto dall'altra parte del letto, mettendo una netta distanza tra di noi. Non oso comunque guardarlo. «Sei venuto per gongolare? Volevi vedere con i tuoi stessi occhi quanto mi hai ferita?» Forse non dovrei dirgli quanto mi abbia fatto male, per non dargli soddisfazione nel sentirsi importante e aumentare il suo ego.

Ma il mio volto travolto, gli occhi gonfi e le labbra che tremano ad ogni parola, lasciano trapelare quanto stia male, adesso. «Sono venuto per darti delle spiegazioni. Non sapevo che Tristana ti avrebbe chiamato. Quando mi avevi parlato della tenuta, ho fatto di tutto per dissuadere Ashley ma...»

Rido di gusto a queste sue parole e, non riesco a fermarmi. Sembro una pazza, rido mentre alcune lacrime scendono dai miei occhi e posso sentire i suoi occhi scrutarmi con estrema attenzione mentre, sto dando spettacolo. Sono sull'orlo di un esaurimento nervoso.

Credo però di essere arrivata al limite...

«Tu non capisci proprio nulla. Non hai mai capito un cazzo di me Alexander.» Alzo lo sguardo incrociando le sue iridi. Non mi faccio scalfire dalle emozioni, ingoiando il groppo in gola mando giù tutte le sensazioni che mi suscita averlo accanto. Mi avvicino puntandogli un dito contro, contundo ad inferire e riversando il mio dolore su di lui. «Era un qualcosa che volevo per noi. Una casa per la tua famiglia, dove poter stare tutti insieme ma a quanto pare non serve perché tu non sai cosa significa far parte di una famiglia.» So che lo sto colando nel suo punto debole ma, adesso non m'importa voglio solo fargli del male. «I tuoi fratelli e anche tua figlia, detestano non essere parte della tua vita ma tu li chiudi fuori lo stesso perché, non sai cosa significa amare. Per amare ci vuole coraggio, quello che tu non hai. Ti basta rinchiuderti in quelle quattro mura della tua azienda ma, non basterà. Quanto ci metteranno tutti gli altri per voltarti le spalle? quanto ci metterà la tua famiglia a comprendere quanto tu faccia schifo?»

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