Ludovica.
La pioggia batteva fuori dalla finestra. Il cielo nero mi dava una sensazione leggera nel petto. Seduta, sul davanzale della finestra, nuda abbracciavo le mie gambe. I miei occhi erano persi ad osservare il vuoto o l'oscurità, quella che molti temono ma non io.
Il cigolio della porta riempie il silenzio nella stanza e il suo profumo di muschio arriva dritto alle mie narici. «Un'altra doccia?» Si lava innumerevoli volte al giorno, per togliersi la sensazione di sporco sulla sua pelle.
Ma è quel tipo di sporco che non va via così.
Ti resta impresso sulla pelle.
Dentro.
Fino alle ossa.Quello sporco che ti dona una famiglia piena di problemi e anche se lui non me fa parte, quando alla sua nascita, Alexander decise di dargli il suo cognome ha automaticamente impregnato di nero la sua anima. Un po' come lui e come quello che circonda i Morrison.
Non è un caso che il nero sia il nostro colore preferito. D'altronde non riusciamo più a distinguere i colori da un bel pò di tempo.
Io fin da quella notte.
Ricordo che decisi di buttare via tutti i pennarelli colorati, rifugiandomi nel nero. Era tutto di quel colore, ogni singola cosa o persona. Anche il sole bei disegni di una bambina era nero.
Per me non esisteva la luce.
Non ero più in grado di vederla.Anche se Alexander in qualche modo mi ha liberata da quel mostro. Lo rivedo ancora. Si fa spazio nella mia mente, impossessandosi dei miei sogni facendoli diventare incubi. Ed eccolo che appare il nero, come sempre orami di routine. E con esso, l'oscurità viene a trovarmi, bussa alla mia porta ed io la abbraccio un po' di più.
Sperando che così facendo, le mie paura un giorno possano diventare la mia più grande forza. «Stai bene?» Il mio sguardo si scosta dal panorama davanti ai miei occhi. New York, per quanto possa essere bella davanti a me, ho qualcuno di più interessante.
Con estrema eleganza, come mi hanno insegnato fin da piccola, ancheggio verso di lui in tutta la mia nudità. Il mio indice, sfiora i suoi pettorali da giocatore di basket e gli giro intorno scrutandolo come se fosse la mia preda.
In effetti, lo è.
Le spalle possenti sono la cosa che adoro di lui ma, nonostante questo c'è qualcos'altro che amo. Le mie mani si muovono da sole, afferrando la sua asciugamano bianca e tirandola via con uno strattone. Cammino ancora, ritrovandomi davanti ai suoi occhi che, mi scrutano famelico. Come ormai da anni. Le mie mani si posano sul suo petto, applicando una leggera pressione. Lui segue i miei movimenti, arretrando e sedendosi sul bordo del letto. «Sai quali sono le regole.» Affermo sedendomi su di lui.
Mi struscio quel tanto basta a far eccitare sia me che lui. I suoi occhi neri mi guardano come se fossi la cosa più bella del mondo, come se avessi un mondo da raccontare ma non ne ho la forza, nemmeno con lui. «Ludovica, devo parlarti.» Il suo tono di voce arrocchiato dall'eccitazione, ha un effetto strano sul mio corpo. Infatti riesce a farmi bagnare ancora di più.
Non rispondo.
So cosa voglia dirmi.
Mi rifiuto di ascoltare quelle parole.Chiudo gli occhi godendomi solo lo strusciare dei nostri corpi e dei miei ansiti che stanno riempiendo questa suite. «Non parlare, Cole. Non adesso. Non rovinare tutto.» Lo bacio con urgenza, con disperato bisogno la mia lingua insegue la sua in una corsa a perdifiato. Le sue mani stringono i miei capelli, in una morsa stretta e per un attimo ha lui il controllo ma, non è quello che voglio.

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Dark Seduction
ChickLit[COMPLETA E DA REVISIONARE] Leyla Colins strappata dalla sua città natale. Lascia alle sue spalle l'uggiosa Londra, per affacciarsi ad una accaldata Miami. Che di caldo non avrà solo le temperature. Non appena metterà piede nella reggia, dei Morris...