[COMPLETA E DA REVISIONARE]
Leyla Colins strappata dalla sua città natale. Lascia alle sue spalle l'uggiosa Londra, per affacciarsi ad una accaldata Miami. Che di caldo non avrà solo le temperature.
Non appena metterà piede nella reggia, dei Morris...
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Seguo i passi di Alexander: scendiamo la grande scalinata, oltrepassiamo la sala da pranzo e ci ritroviamo in un lungo ed enorme corridoio. Ci sono diverse porte, tutte di colore nero. Mi guardo attorno per, cercare di scorgere qualche dettaglio ma, la camminata dell'uomo davanti a me è veloce. Corro per cercare di stargli al passo e per poco non ci finisco addosso quando, si ferma davanti all'ultima porta.
La apre e le luci s'illuminano, lasciandomi vedere la sala piena di divanetti di pelle, sempre e soltanto neri. Sono posizionati in semicerchio, per godersi meglio lo spettacolo, dato che al centro c'è un palo, dove a breve ci sarà il mio corpo. Una fitta improvvisa remota mi, fa vacillare. Non sono più sicura di volerlo fare. Gli uomini del bar erano tutti ubriachi ed avevano dei limiti, non voglio che qualcuno di loro mi possa far del male.
Sento il suo sguardo su di me e, come se avesse capito qualcosa mi dice: «Non ti accadrà nulla.» Il tono dalla sua bocca è deciso e, inevitabilmente dalla mia sfugge un sospiro di sollievo. Non so come abbia fatto ma, credo che dal mio passo incerto abbia dedotto che un senso d'angoscia m'abbia assalita.
Salgo sul piccolo palchetto illuminato dalle luci rosse. Volteggio, stando attenta a non inciampare e, avvolgo con una gamba il palo, facendo aderire bene il mio corpo, sentendo il freddo del metallo sullo stomaco e tra i seni oltre, il tessuto del reggiseno. Butto la testa all'indietro, continuando a volteggiare e, poi risalgo. Inaspettatamente gli occhi di Alexander sono su di me e, sul mio corpo. Stringe i pugni lungo il corpo facendo sbiancare le nocche. Deduco che stia per perdere il controllo e, questo mi piace.
Andrò fino in fondo questa sera. Non sono Leyla, lei sta dormendo beata. Sarò un'altra persona, qualsiasi essa lui voglia. Sarò la sua rovina questa sera. E lui sarà il mio fuoco.
Ancheggio verso di lui che, mi scruta come se fossi la sua preda. Poso una mano sulla sua spalla e, gli cammino davanti. «Lo spettacolo ancora deve iniziare. Si metta comodo.» Non so perché gli ho dato del 'lei', nemmeno m'importa.
Questa sera niente regole.
Vado dietro al palco sculettando. Aspetto che la saletta venga riempita e, che tutti abbiano bevuto il necessario. Tutti tranne lui. Non ha toccato un goccio d'alcol. Guardava smaniosamente dietro la tenda come se, stesse aspettando qualcosa o qualcuno.
Appena le luci si abbassano, con uno schiocco di dita da parte di Alexander, capisco che sia arrivato il mio momento. Nel silenzio più totale della sala si, udisce solo il rumore dei miei tacchi a spillo. Mi fermo davanti al palo e appena parte una musica suadente...inizio lo spettacolo.
Dapprima afferro il palo prima con la destra e poi la sinistra. Ci cammino attorno elegantemente, un'altra camminata e, dando la schiena al pubblico scendo, mettendo in mostra il mio sedere tondo. Ancora e ancora. Vado a ritmo di musica, chiudo gli occhi e volteggio. Con una gamba afferro il palo, sentendo il metallo freddo sopra il mio stomaco che, mi tramanda brividi in tutto il corpo. Getto la testa all'indietro, sapendo che la mia sia solo una figura nell'oscurità del palco.