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Le ore seguenti sono per me le più tragiche

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Le ore seguenti sono per me le più tragiche. Nemmeno il primo giorno e ho già fatto danni, dovrebbero darmi un premio, come peggior futura moglie dell'anno, peggior figlia dell'anno...

Insomma tutto ciò inizia con peggiore, è mio.

La porta della mia camera si chiude in un tonfo. Mi alzo dal letto sedendomi al centro di esso mentre, la figura di Alexander si fa spazio nella stanza.

Mi torturo le mani mentre, osservo lui andare avanti e dietro per la stanza, incutendomi agitazione. Una parte di me, spera di ricevere buone notizie ma, il suo silenzio e atteggiamento mi, fa capire ben altro.

Si porta le mani tra i capelli, senza degnarmi di uno sguardo e, mi tira come se volesse strapparseli...È infuriato, lo percepisco. Ad un tratto, si ferma nella stanza puntando il suo sguardo nel mio e, lo sento penetrarmi fin dentro le ossa. «Mi dispiace, io non sapevo...» Sono le uniche parole che riesco a pronunciare.

«Tu non sapevi cosa?» Il suo tono è calmo, forse troppo. Riprende nuovamente a camminare per la stanza, scagliando a terra tutto ciò che si trova a tiro.

Ho davvero paura che possa farmi del male.

Così per proteggermi, porto le ginocchia al petto, riparandomi da eventuali colpi.

«Ti prego, calmati.»

«Calmarmi? Mio fratello stava rischiando la vita, per colpa tua e tu mi dici che dovrei calmarmi?» Scaraventa a terra: profumi, trucchi, facendo diventare la stanza un vero e proprio caos.

«Io non volevo fargli del male. Non sapevo che soffrisse d'ansia. Ti prego...» Non so perché io lo stia pregando.

Ti prego smettila.

Ti prego non urlare.

Ti prego...

Mi alzo dal letto e, a piedi nudi lo raggiungo tenendo tra di noi sempre una certa distanza. «Se ti fa stare bene puniscimi ma, smettila di fare tutto questo.» Con un gesto indico la stanza e poi mi soffermo su di lui.

Avanza verso di me, mentre io indietreggio. «Non so per chi tu mi abbia preso ma, non picchio le donne.» Il suo tono si affievolisce mentre, continua ad esporre il suo pensiero. «Voglio solo che tu capisca...»

«Che questa non è casa mia e, devo darti ascolto, lo farò.» Lo interrompo e concludo per lui, ciò che avrebbe voluto dire. «Come sta?»

«Bene, sta nella sua stanza.»

«Posso vederlo?»

«Non credo sia il caso.»

«Per favore, vieni anche tu. Ti prego voglio solo vederlo.» Non ho mai supplicato così tanto una persona ma, voglio solo vedere quel bambino.

«Vieni con me.» Sempre a piedi nudi, lo seguo stando attenta a non tagliarmi. Passiamo davanti al suo ufficio, davanti alla biblioteca e superiamo un grande arco, dove a seguire c'è la statua di Peter Pan ad accoglierci.

Dark Seduction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora