[COMPLETA E DA REVISIONARE]
Leyla Colins strappata dalla sua città natale. Lascia alle sue spalle l'uggiosa Londra, per affacciarsi ad una accaldata Miami. Che di caldo non avrà solo le temperature.
Non appena metterà piede nella reggia, dei Morris...
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La sera non tarda ad arrivare. Ho passato l'intera giornata a leggere, pulire e vagare con la mente. Poi si riempiva di pensieri negativi e, mi ritrovavo a sbuffare annoiata e affranta. Tant'è che ho deciso di prepararmi un bel bagno caldo e di rilassarmi. Ci sono riuscita.
Adesso mi sto preparando per questa sera. Mi fisso la parrucca bionda la perfezione e, le lenti a contatto verdi, facendo attenzione a non restare cieca. Quando ho terminato do un ultimo sguardo alla mia figura e devo ammettere che l'abito scelto da Alexander non mi sta tanto male.
Indosso un abito lungo rosso che scende largo, fino ai piedi. Le braccia sono ricoperte da un tulle che ricopre la pelle scoperta e, ai piedi indosso dei tacchi a spillo argentati. Quando ho finito di mettere il mascara e, il rossetto rosso scendo di sotto senza aspettare che venga lui nella stanza.
Quando arrivo in salone lo ritrovo davanti a me, perfetto come sempre in uno dei suoi abiti neri eleganti. Ha la cravatta poggiata sul collo, sciolta e i bottoni della camicia sbottonati. Non so perché ma, faccio qualche passo verso di lui trovandomi davanti alla sua figura. Senza dire nulla prendo la cravatta, poggiandola sul tavolino e chiudo i bottoni della camicia.
Sento il suo respiro ad un palmo dalla mia guancia. Riesco a percepire la tensione che cresce tra di noi e, la voglia di lui, di tenerlo soltanto stretto a me. La sua bocca scende sulla mia guancia, senza sfiorarmi troppo, fino ad arrivare al collo. Il suo dolore di whisky è inconfondibile. Sento qualcosa che si muove nella bocca dello stomaco e, le mani iniziano a sudarmi.
Afferro di fretta la cravatta, allacciandogliela mentre, le sue mani si posano sui miei fianchi per far aderire meglio i nostri copri. «Alexander.» Strigno la cravatta un po' troppo tra le mani sudate come se fosse un appiglio. Il suo nome dalle mie labbra esce come una supplica ma per cosa?
Cosa voglio esattamente da lui, adesso?
Le sue labbra sono ad un millimetro dalle mie e, basta solo un piccolo movimento per farle unire. Alzo lo sguardo finora, restato abbassato sulla sua cravatta nera. I suoi occhi versi mi squadrano come se, non vedesse l'ora di sbranarmi. «Alexander.» Lo ripeto ancora e, devo far appello a tutto al mio autocontrollo per allontanarmi da lui.
Metto una netta distanza tra i nostri corpi e, lui si avvicina ancora di più. Indietreggio fino a toccare il muro alle mie spalle. Le sue mani si posano ai lati, della mia testa e mi guarda come se fossi un topo in trappola. Il suo sorriso sghembo mi mette a disagio e, non riesco a far a meno di abbassare gli occhi per timore che possa scoprire ciò che sta succedendo dentro di me.
Le sue labbra si avvicinano alle mie e, m'irrigidisco all'istante. Indugia qualche secondo, poi fa qualcosa che non sarei mai aspettata. Mi morde il labbro inferiore, lo intrappola tra i suoi denti succhiandolo forte. Stringo i pugni lungo i fianchi per non dargli la soddisfazione di sentirmi mugolare ma, è estremamente difficile resistergli. Quando libera il mio labbro, lascia dei baci lascivi sul mio collo, avvicinandosi al mio orecchio. «Se solo non dovessi andare, ti scoperei contro questo muro adesso.»