Capitolo 41

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Tornai a casa in piena notte, entrando in punta di piedi per non svegliare nessuno. Strisciai lungo il perimetro del muro, facendo attenzione a non inciampare su nulla e dopo aver calpestato quattro libri, un cd e un panino, arrivai davanti la mia stanza.

Aprii la porta e mi affrettai a richiuderla, rilasciando tutta l'aria che non mi ero accorta di trattenere. Ero distrutta, incasinata, ma non ero mai stata più felice. Saltellai verso il letto e mi ci lanciai sopra, sfilando le scarpe che volarono in aria per poi cadere da qualche parte sul pavimento.

Chiusi gli occhi e fissai il soffitto.

Probabilmente ero ancora ubriaca perchè, di punto in bianco, iniziai a ridere come una matta.

«Ellie?» chiamò Pamela da dietro la porta.

Continuai a ridere e lei entrò, richiudendosi la porta alle spalle per evitare di svegliare Daniel.

«Si può sapere che ti prende? Fai una puzza orribile di alcol» si lamentò. Guardò l'orologio e scosse la testa.

«Dove sei stata? Non posso credere che tu abbia guidato ubriaca! E se ti fosse successo qualcosa?».

Allungai una mano verso di lei per prendere la sua, ma non ci riuscii. Rimasi in silenzio e la guardai.

Mi fulminò con uno dei suoi sguardi "se non ti volessi bene saresti già morta" e uscì con passo deciso, lasciandomi sola e urlandomi un isterico ed esasperato BUONANOTTE.

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Una settimana dopo

«Direi che i modelli sagomati non fanno per te. Perchè non provi quello quello laggiù e...».

«Pam sono più di due ore che provo abiti. Forse oggi non è la mia giornata» sbottai.

Uscii con cura dallo stretto abito da sposa in pizzo bianco e lo appesi al suo posto, mentre Pamela mi lanciava occhiate di disapprovazione. Provai a ignorarla e mi concentrai su altri abiti, ma la mia testa era altrove.

Poggiai una mano sulla guancia e chiusi gli occhi, ripensando al tocco gentile con cui Niall mi aveva portato oltre ogni realtà quella notte. I suoi occhi mi guardavano con una dolcezza sconfinata, come se niente ci avesse separati davvero. Come se io fossi ancora solo sua.

Mi voltai distrattamente verso un abito appeso a pochi centimetri da quello che avevo appena provato. Mi avvicinai e lo accarezzai con studiata lentezza, immaginandomi mentre avanzavo verso l'altare, sorridente e sicura di me, con un bouquet di piccole rose fiorite e profumate. Un brivido mi percosse la schiena e mi ritrovai a sorridere, sorridere davvero. «Pam!» chiamai, ad alta voce affinchè mi sentisse in mezzo ai vocii delle altre spose.

«CHE C'E'?» chiese lei, ma non ci fu bisogno di parlare. Diede una rapida occhiata all'abito e le si illuminarono gli occhi.

«Mio.Dio» esclamò.

«Già» puntualizzai.

Mi guardò e io la guardai.

«E' LUI» confermò, dondolando da un piede all'altro con un'espressione sognante sul volto. Sembrava che fosse molto più entusiasta di me.

Prenotammo l'abito nella taglia corretta e prendemmo un appuntamento per il mese successivo. Prima di andare via però, scattai una fotoo e la inviaii ad Harry, che rispose qualche istante dopo con un WOW a caratteri cubitali.

«Allora» esordì Pamela. «Dopo il... matrimonio con il riccone rimarrete qui? In città?».

«Beh, non lo so di preciso. Non abbiamo parlato molto del 'dopo matrimonio'. Beh... a dire il vero non abbiamo parlato di niente in questi giorni».

Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora