Suonai il campanello e sistemai un ciuffo di capelli che mi era scivolato sul viso, aspettando con ansia che qualcuno venisse ad aprirmi. Qualche secondo dopo, l'enorme portone della villa si aprì con uno scatto, rivelando il sorriso raggiante della signora Matilde, la zia di Steven.
«Entra» mi disse, spingendomi delicatamente dentro casa e chiudendo la porta. Le sorrisi cordialmente e mi guardai attorno, in attesa che mi dicesse da che parte andare.
«Steven arriva tra un attimo. E' fuori in giardino... tu nel frattempo puoi andare da sua madre. Ti sta aspettando».
Camminai lungo il corridoio, attraversando il salotto e l'enorme stanza da pranzo in stile retrò, dirigendomi in cucina da dove proveniva un irresistibile odore di cibo. La cucina si trovava dalla parte opposta della villa e per arrivarci, secondo le indicazioni di zia Matilde, avrei dovuto oltrepassare un portico fiorato con vista sul giardino. Ma all'improvviso, mentre camminavpo, la mia attenzione venne completamente catturata dalla figura alta e slanciata di Dana che urlava contro quella altrettanto alta e slanciata di Steven, seduto con la gamba accavallata su una panchina in giardino. Non sembrava per niente una discussione amichevole. Mi nascosi dietro una colonna di marmo, sperando di passare inosservata.
«Io ho la mia vita, tu la tua. Smetti di piangerti addosso».
Non capivo quale fosse l'argomento della discussione, ma avevo una brutta sensazione. Mi sporsi verso di loro per ascoltare meglio ma scivolai e caddi per terra, attirando l'attenzione di entrambi. "Grazie agilità" dissi mentalmente.
Steven mi corse incontro e mi aiutò a mettermi in piedi.
«Tutto bene?» chiese lui premuroso, tenendomi per mano mentre riacquistavo equilibrio sui miei tacchi.
«S-si. Sto bene» balbettai.
«Che cosa ci fa lei qui?» si intromise Dana, guardando sia me che Steven in attesa che qualcuno le rispondesse.
«E' mia ospite oggi. L'unica che non dovrebbe essere qui sei tu» rispose Steven freddamente, congedandola con un'occhiataccia. Sentii una strana sensazione di soddisfazione nel vederla andare via corrucciata e offesa. "1 a 0 per Ellie".
Steven mi guidò verso la cucina, dove trovai sua madre intenta a mescolare qualcosa simile ad una salsa speziata, che emanava un odore molto forte. Non avevo idea di cosa stesse preparando per il pranzo, ma dalla quantità di cibo sul tavolo accanto la cucina, dedussi che poteva bastare per un intero esercito.
«E' indiano. Spero ti piaccia» mi informò la donna, notando il mio sguardo sorpreso.
«Non ho mai mangiato indiano» confessai.
«Ti piacerà».
E infatti divorai praticamente tutto quello che Steven o sua madre posarano sul mio piatto. Doree, la madre di Steven, adorava cucinare e mi promise che qualche giorno avrei potuto prendere lezioni da lei.
Dopo pranzo proposi una passeggiata in giardino. Era una giornata soleggiata e calda, ma ero sicura che una parte di quel calore provenisse dal sorriso di Steven. Quando sorrideva aveva una strana luce negli occhi che faceva sorridere anche me.
«Non devi chiedermi niente?» esordì mentre camminavamo lungo uno dei vialetti fiorati del giardino.
«Ehm... no, direi di no» risposi. Perchè quella domanda strana così all'improvviso?
«Qualcosa del tipo "Perchè Dana era qui nel tuo giardino?"... Non sei curiosa di saperlo?». Si lo ero. Ero tremendamente curiosa di sapere di cosa stavano parlando e perchè mi era sembrato che stessero litigando. E soprattutto, perchè Dana aveva detto quelle cose. Ma non potevo chiedere tutto. Mi limitai ad annuire e lui rise.
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Cause you make my heart race || Niall Horan
FanfictionTutto intorno a lei le ricordava la sua infanzia: la soffitta impolverata, un baule pieno di cose, una piccola collana di creta. Tutto sembrava riportarle in mente il suo migliore amico, con il quale non aveva più parlato per paura di risultare inva...