Capitolo 43

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Pov Ellie


I preparativi per il cenone di Natale proseguivano incessantemente da qualche giorno: mia madre, come ogni anno, aveva preparato una immensa lista di cibo dal momento che mio padre aveva avuto la brillante idea di invitare la famiglia di Niall, pur sapendo che vederlo era l'ultima cosa che volevo. Avevo la sensazione che i miei genitori stessero davvero facendo di tutto per farmi cambiare idea sul mio matrimonio con Steven.

Mi sdraiai a pancia in giù sull'erba a ridosso del pino di fronte casa mia e chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla leggerezza del venticciolo pomeridiano. Le frequenti chiamate di Niall mi avevano confusa parecchio ma, per assurdo, sapere che aveva ancora la voglia di chiamarmi mi faceva sentire bene. Qualcosa si mosse accanto a me e sussultai.

«Maledetto telefono» mormorai, voltandomi a pancia in sù. Sullo schermo apparve "Steven". Non ero sicura di voler rispondere, ma al quinto squillo cedetti e accettai la chiamata.

«Amore, ti disturbo?».

Con un filo di voce risposi. «No, ero solo... persa nei miei pensieri».

«Talmente persa da non sentire neanche il cellulare che squilla?» chiese, frustrato.

«Smettila di essere sempre così nervoso!» esclamai, strappando un ciuffetto di erba dal prato. Mi ritrovai con le mani appiccicaticce di brina e lo lanciai poco lontano, mentre Stev sospirava.

«Hai ragione, scusami».

Seguì un interminabile minuto di silenzio, talmente prolungato che esitai pensando che fosse caduta la linea.

«Volevo solo dirti che mi ha chiamato la sartoria per il tuo abito e sono andato a ritirarlo. Adesso è qui a casa mia» affermò con tono piatto.

«C'è qualcosa che non va Stev?» chiesi, preoccupata.

«Voglio solo che il giorno del nostro matrimonio sia speciale per te quanto lo sarà per me. Ho paura che tu possa ripensarci».

Sospirai, alzando gli occhi al cielo. «Non ci ripenserò. E ovvio che sarà speciale anche per me... insomma è il mio matrimonio!».

Sentii la voce di mia madre e mi alzai.

«Tua madre ti chiama» affermò.

«Già. Ci sentiamo».

«Ti amo».

Finsi di aver già allontanato il cellulare dall'orecchio e di non averlo sentito e chiusi la chiamata. Oltrepassai velocemente la strada e appena entrai in casa sentii un mormorio sommesso provenire dal salotto. Mi avvicinai alla porta e guardai dentro la serratura, notando immediatamente il fratello di Niall seduto sulla poltrona accanto alla tv. Gli Horan erano arrivati, ma Niall non c'era. Sorrisi, come se mi fossi tolta un peso che mi accompagnava da giorni. Poi qualcuno alle mie spalle rise. Mi voltai lentamente, trattenendo il respiro.

«Niall!» esclamai, sorpresa.

«Già» affermò, poggiando una spalla sul muro. Mantenni lo sguardo sul pavimento, cercando di non incontrare il suo.

«Tu sei... cioè ti... fermi qui con noi stasera?».

«Tua madre mi ha invitato, quindi suppongo di si. Ma se non vuoi posso anche andare via» propose con voce bassa e attenta, come se avesse paura che potessi mandarlo via.

«No! Anzi, sono felice che tu sia qui. E' da molto che non passiamo insieme il Natale» affermai, spostando il peso da un piede all'altro. Il nervosismo mi stava uccidendo.

Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora