Capitolo 31

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- Ellie puoi dirmi cosa è successo per favore? -. Pamela continuava a chiedere spiegazioni, ma avevo la testa che scoppiava e l'unica parola che avevo pronunciato da quando avevo messo piede in casa era stata 'odio'. Ero arrabbiata, anche con me stessa. Soprattutto con me stessa, per aver immaginato di andare lì e sistemare le cose quando in realtà il guaio era diventato più grosso del previsto. Mi alzai dal divano e andai in cucina, seguita dalla mia insistente migliore amica assetata di notizie. Era proprio in questi momenti che avrei tanto voluto possedere una casa dove abitare da sola, lontano da tutti.
Presi una mela dal cesto della frutta e la addentai, anche se sfogarmi sul cibo non mi sembrava la scelta migliore perchè poi avrei anche dovuto pagare la retta della palestra e il mio conto era momentaneamente al verde.
- Allora parli? Sto aspettando. Non fai che piangere da quando siamo arrivate! Comincio a preoccuparmi seriamente - mi incitò nuovamente Pam, poggiandosi sul bordo del tavolo.
Niall. Dana. Bambino. Insieme. Famiglia.
Lanciai la mela contro il muro e mi appoggiai con le mani al tavolo, trattenendo le lacrime. La mia migliore amica mi poggiò una mano sulla schiena e io l'abbracciai più forte che potevo.
- E' finita Pam. Per sempre. Non voglio più vederlo - confessai affondando la testa sui suoi capelli. Mi strinse più forte.
- Se ne vuoi parlare io sono qui Ellie. Ci sono sempre -.
- Lo so -.
Era vero. Lei c'era sempre. E meritava di sapere quello che avevo scoperto. Le presi la mano e la portai in salotto, facendola sedere sul divano. Mi sedetti su una poltrona di fronte a lei e, dopo qualche minuto, raccontai tutto senza tralasciare il minimo particolare. L'espressione di Pamela cambiò e divenne indecifrabile non appen finii il mio racconto 'dell'orrore'. Abbassai lo sguardo e sospirai. Mi sentivo umiliata da lui. Come aveva potuto fare una cosa del genere a me?
- Di quanto? - domandò.
- Cosa? -.
- Di quante settimane, o mesi è quel bambino? -.
- Non gliel'ho chiesto. Non mi interessava minimamente in quel momento - risposi. Mi coprii il viso con le mani e sospirai nuovamente. Non avevo la forza per piangere ancora anche se volevo tanto farlo. - Dovresti chiamare Harry - propose. Annuii e accennai un piccolo sorriso per rassicurarla. Poi mi alzai e mi chiusi nella mia stanza, buttandomi sul letto a pancia in giù. Afferrai il cellulare e composi il numero di Harry prima che potessi cambiare idea e attesi che mi rispondesse.
Dopo un'eternità, rispose.
- Ellie -.
- Ciao Harry. Scusa se ti chiamo a quest'ora. Eri a pranzo? - chiesi notando l'orario sul display.
- No, beh, si in realtà, ma non importa. Stai bene? Hai una voce strana, come se avessi... -.
- Pianto? - lo interruppi completando la sua frase.
- Si, esatto -.
- Tu lo sapevi? - chiesi.
- Sapere cosa? -.
- Che Niall era qui insieme a... una ragazza? - precisai.
Rimase in silenzio. Capii che sapeva tutto.
- Da quanto lo sai? -. Mi sentivo tradita anche da lui. Cos'era la giornata del 'divertiamoci a far soffrire Ellie?'.
- E' successo quando sei andata via. Non me l'aspettavo, ma quando Niall mi ha raccontato di essere stato con lei mi ha fatto promettere di non dirtelo. Mi dispiace, ma non potevo tradire la promessa Ellie... io... -.
- Non importa Harry - lo interruppi nuovamente. Non ero arrabbiata con lui per non avermelo detto... forse solo un pò delusa, ma non arrabbiata come lo ero con Niall.
Lo salutai e chiusi la chiamata. Non sapevo più di chi potermi fidare. A volta immaginavo che niente di tutto questo fosse successo. Io non avrei mai preso in mano quel biglietto per il concerto di Niall e lui non mi avrebbe incontrata di nuovo se non per qualche rara occasione. Ma ogni volta che pensavo questo, pensavo anche a tutti quei momenti insieme a lui. Quei momenti in cui avevo riso, i momenti in cui mi ero sentita davvero a casa tra le sue braccia. Lui era il mio mondo e lo sarebbe sempre stato. Anche se adesso non era più mio.  
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- Un caffè e un cornetto per il tavolo tre e due cappuccini per il tavolo sette - riferii a Paul, indaffarato alla cassa.
- Arrivano - mi avvisò e sparì in cucina.
Posai il cappellino arancione sul bancone e mi avvicinai a Steven che mi guardava lavorare da più di due ore ormai.
- Non hai nient'altro da fare invece di stare qui a fissarmi tutto il giorno? - chiesi ironicamente poggiandogli un cornetto fumante sul tavolo.
- Adoro guardarti lavorare. Mi piace come parli alle persone, sorridi sempre. E' il miglior modo per cominciare la giornata -.
Arrossii leggermente e sorrisi.
- Sei sempre troppo gentile con me. Ti ho ignorato per ben due settimane e sei ancora qui -.
- Io non ti lascio Ellie -.
Dopo l'addio definitivo a Niall mi ero chiusa nella mia stanza per più di una settimana. Non avevo mangiato molto, solo qualche porzione di cibo cinese che Pam mi rifilava ogni sera. Ero io a cucinare e ultimamente la mia migliore amica e Daniel si erano arrangiati in giro per i ristoranti, visto che la mia voglia di fare era pari a zero. Mi sentivo un pò in colpa per questo, ma a loro non sembrava pesare la mia perenne assenza in casa. Potevano passare più tempo da soli e il fatto che fossero così felici mi faceva stare meglio.
Avevo trascurato tutti, persino mia madre che chiamava tre o quattro volte al giorno per assicurarsi che mangiassi qualcosa. Mentivo sempre ovviamente, dicendole che la tristezza mi faceva aumentare l'appetito e che ero addirittura ingrassata, il che era assolutamente falso. Non avevo più forze, mi sentivo ogni giorno più debole. Ma da qualche giorno avevo ripreso la mia vita da studentessa lavoratrice. Ritornando a scuola avevo rivisto Steven, che non si era staccato un attimo da me. Mi veniva a prendere ogni mattina, mi accompagnava a lezione, mi offriva un caffè e dopo mi riaccompagnava a casa. Quando invece lavoravo si limitava a fare colazione al bar e a guardarmi fino a quando i suoi amici venivano a prenderlo per andare a lavoro. Non avevo capito precisamente di cosa si occupasse, avevo la sensazione che non si trattasse neanche di un vero e proprio impego. In fondo non aveva bisogno di lavorare, gli bastava schioccare le dita per avere praticamente tutto. Non lo invidiavo, ma se solo avessi avuto abbastanza soldi per mantenermi senza lavorare mi sarei potuta dedicare esclusivamente allo studio che mese dopo mese diventava più difficile da affrontare.
- Sei libera questo weekend? - chiese.
- Si, ma solo se non si tratta di andare ad una festa. Ho chiuso per sempre con i festeggiamenti di ogni genere, non li sopporto - risposi, ricordando la mia ultima, penosa, orribile festa con la famigliola felice di Niall e Dana. Non devi pensarci troppo...
- I miei vanno in California dai miei nonni, ho la loro casa al mare libera. Possiamo fare un giro in barca e poi possiamo vedere un film insieme, ti va? - propose nervosamente, picchiettando le dita contro il tavolino.
- Beh, sarebbe bello, davvero. Devo solo dirlo a Pamela e vedere se per lei va bene -.
- Devi chiedere il permesso alla tua migliore amica per venire? - domandò infastidito.
- Non ho detto questo. Non devo chiedere il permesso a nessuno, posso fare quello che voglio. Non capisco perchè la cosa ti dia così fastidio - ribattei corrucciata.
- Scusami. Non mi da fastidio... è solo che ci tengo davvero tanto. Che tu venga da me intendo. Mi piace passare del tempo con te -.
- Anche a me piace passare del tempo con te. Ti faccio sapere, promesso -.
Sorrise e io ricambiai. Poi si alzò e andò via, facendomi promettere nuovamente di chiamarlo.
Appena uscì dal bar corsi da Pamela e le raccontai la proposta di Steven. Ero entusiasta e non ne capivo il perchè. Mi sentivo bene con lui, era rassicurante. E poi era dolce, incredibilmente carino nei miei confronti. Perchè allora non ero innamorata di lui? Sarebbe stato tutto molto più facile.
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Svuotai il mio armadio e riempii la mia valigia di vestiti e costumi. Steven arrivò puntuale come sempre e partimmo più velocemente possibile, prima che facesse giorno. Erano appena le tre di notte, ma Stev aveva insistito nel partire a quest'ora perchè avremo visto l'alba da casa sua e mi aveva assicurato che sarebbe stato fantastico. Dopo tre ore di file interminabili in autostrada arrivammo. Mi sarei aspettata un'enorme villa lussuosa, magari con un giardino perfettamente curato, invece riuscì a sorprendermi. Era una semplice casetta sulla spiaggia, dai colori semplici e un pò invecchiati dal tempo. Restai qualche secondo a guardarla. Era fantastica. Semplice ma bella.
- Non te l'aspettavi vero? - intuì Steven passandomi accanto con le valigie.
- In effetti no - confessai ridacchiando mentre lo seguivo dentro casa.
- E' troppo banale? Se non ti piace possiamo andare da qualche altra parte, conosco alcuni miei amici che hanno una casa molto più grande da prestarci -.
- Cosa? No! E' perfetta. Davvero -.
Sorrise meno nervoso di prima e mi condusse nella prima stanza da letto del corridoio. Mi ricordava tanto la casa che io e Niall avevamo condiviso insieme. O quella della vacanza al mare con Stefan. Sembrava passata un'eternità.
Steven lasciò le mie cose sul pavimento e andò a farsi una doccia. Io invece mi sedetti sul letto e continuai a guardarmi intorno, incuriosita da tutti i particolari di quella casa. Le pareti era spoglie, tranne qualche quadro e foto appesa qua e la. Presi il cellulare per fare qualche foto da mandare a Pam e notai di avere tre chiamate perse da mia madre e un messaggio.
Un messaggio da parte di Niall.  

Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora