Una profonda sensazione di panico cominciò a farsi spazio dentro di me, impedendomi di reagire. Avrei voluto parlare, chiedere spiegazioni, ma la mia bocca sembrava non voler collaborare con i miei pensieri. Incapace di muovermi, continuai a guardare Steven con le sopracciglia aggrottate, fino a quando qualcuno mi chiamò dal corridoio. Confusa, mi voltai. Mia madre apparve sulla soglia della porta con un enorme sorriso e mi abbracciò forte, mormorando qualcosa che non riuscii a capire. Mio padre rimase in disparte e attese che i festeggiamenti di mia madre finissero prima di avvicinarsi e darmi un piccolo bacio sulla guancia. Steven nel frattempo si era impossessato dei loro bagagli, già sistemati di fronte la porta della loro stanza, appena accanto alla mia. Entrambi i miei genitori sembravano incredibilmente sorpresi di vedermi lì, ma cercarono di tenere la cosa nascosta. Sicuramente mi avrebbero tempestato di domande l'indomani, a colazione.
«Siete arrivati giusto in tempo» affermò soddisfatto il mio futuro marito, posandomi un braccio sulle spalle per attirarmi più vicino a sè.
«Per cosa?» domandò mio padre, ancora confuso dall'esagerato entusiasmo di Steven.
«Ho appena dato a Ellie la notizia» esclamò, con un tono di voce abbastanza alto perchè potesse sentirci anche mia madre che si era allontanata in corridoio. Quindi i miei sapevano che cosa aveva in mente Steven? Sapevano che voleva spostare il nostro matrimonio qui a Londra? Guardai mio padre, in cerca di una spiegazione. Il suo sguardo incrociò per un attimo il mio, studiandolo, per capire che cosa stessi provando.
«Ti avevo detto che non era una buona idea spostare il matrimonio qui, Steven. Ne avevamo parlato, no?» lo ammonì mio padre. La situazione non faceva che far salire la mia ansia.
«Qualcuno mi spiega che cosa sta succedendo?» chiesi con un filo di voce, mentre mi allontanavo dalla stretta di Steven.
«Non c'è molto da spiegare. Avevo pensato che avessi voluto un matrimonio un pò più vicino casa e ho approfittato della situazione. Potremmo fare un doppio matrimonio». Il mio cuore sembrò fermarsi all'improvviso mentre assimilavo l'idea. Un doppio matrimonio era inconcepibile per me. Soprattutto con Niall. Avremo dovuto fingere di essere felici l'uno per l'altra? Non avrebbe funzionato. E mio padre doveva aver pensato la stessa cosa, perchè era in disaccordo quanto me. Però rimase in silenzio, cercando di valutare la mia reazione alla proposta.
«Assolutamente no!» replicai velocemente.
«Perchè? Potrebbe essere un'occasione per riunire tutte le nostre famiglie no?».
Scossi la testa, nervosa. «Non avresti dovuto prendere una simile decisione senza consultare prima me» affermai.
Pensai a me, a Niall, ai miei genitori, a quelli di Niall e a Dana, tutti riuniti in un unico posto. Bella, grande, enorme e disastrosa riunione di famiglia. Con calma dissi a mio padre di lasciarmi sola con Steven e lui ubbidì, dileguandosi in pochi istanti. Quando fui completamente sicura che io e il mio futuro marito fossimo da soli, chiusi la porta della stanza e rilasciai un profondo respiro.
«E' per questo che hai insistito per occuparti da solo dei preparativi del matrimonio, vero?» domandai con tono accusatorio. Sperai che abbassasse lo sguardo, invece lo tenne dritto sul mio. Non mi sentivo così forte da affrontare una situazione del genere con lui che continuava a guardarmi come se volesse sfidare costantemente la mia pazienza. Mi sedetti sul letto, dandogli volutamente le spalle.
«Rispondi» dissi.
«Non capisco perchè tu te la stia prendendo così tanto. Si, ho chiesto di potermi occupare di tutto così da organizzare la sorpresa che avevo in mente per te senza aver paura che lo scoprissi».
Non sembrava per niente turbato dalla mia accusa, nè tantomeno poteva essere a conoscenza dei veri motivi per cui la cosa mi rendeva tanto nervosa. Era solo confuso, ovviamente. Si aspettava che lo ringraziassi per tutto quello che aveva organizzato e potevo solo immaginare quanto avesse pagato per spostare tutti i preparativi già fatti in America lì a Londra. Mi sentii improvvisamente in colpa per essermela presa con lui perchè, in fondo, cosa sapeva lui? Sapeva che io e Niall eravamo 'qualcosa' prima e poi solo amici. Sapeva che io e Dana ci odiavamo, ma all'improvviso ci eravamo trasformate in due amiche inseparabili. E aveva pensato che un doppio matrimonio era la cosa migliore per riunire tutti. Sospirai, indecisa sul da farsi. Ormai era troppo tardi per spostare nuovamente il mio matrimonio in America. E poi, forse, vedere me con Steven avrebbe una volta per tutte convinto Niall a lasciarmi andare. Era quello che speravo, almeno.
«Cosa ti rende così nervosa? Non... avrai cambiato idea sul volermi sposare vero?». Sentii la disperazione nella sua voce e capii che starmene in silenzio a pensare non era la cosa migliore. Mi voltai verso di lui e gli presi una mano, racchiudendola tra le mie.
«No, Stev. Sono solo sorpresa tutto qui. Penso sia normale avere un pò paura prima di sposarsi, no?».
La sua risata nervosa mi fece sentire tremendamente in colpa, ma mascherai tutto con un piccolo sorriso. Dopo qualche minuto di silenzio, Steven si alzò e uscì dalla stanza per andare a fare un giro in giardino. Io rimasi nel letto ancora per qualche istante, in silenzio, godendomi quei pochi attimi di tranquillità prima che a cena cominciasse l'apocalissi. Mia madre e le sue domande, mio padre e i suoi sguardi confusi, Dana nascosta da qualche parte con il terrore di essere riconosciuta e Niall e Steven allo stesso tavolo. La mattinata successiva non sembrava promettere bene.
Posai l'abito da sposa dentro l'armadio, accanto a quello da damigella che ormai non sarebbe servito più a nulla. Mi bloccai improvvisamente, pensando alla damigella d'onore che avrebbe dovuto farmi compagnia il giorno del mio matrimonio. Pamela. Lo sapeva? Stava arrivando? Presi il cellulare e composi velocemente il suo numero. Dopo un paio di tentativi mi arresi e sperai solo che Steven l'avesse avvisata. Uscii anche io dalla stanza e mi diressi nella stanza di Harry, sperando di potergli ridare la fascetta grigia e di chiedergli che cosa avesse. Era stato strano tutto il giorno e avevo pensato che mi stesse evitando appositamente, nonostante non avessi fatto nulla di male.
Bussai alla porta e attesi che mi rispondesse. Bussai con più insistenza, ma dall'interno non arrivò risposta. Mi voltai verso le scale e vidi Niall, nascosto dietro l'angolo, che mi osservava. Non si aspettava che lo notassi forse, perchè quando incrociò il mio sguardo notai che era carico di tensione. Dovevo avvicinarmi? Pensai a come mi avesse ignorata completamente quella sera a cena e cambiai idea. Imboccai la parte del corridoio opposta alla sua e, quando sentii dei passi svelti seguirmi, camminai più in fretta.
«Ellie, aspetta» disse, afferrandomi il braccio. Per un attimo pensai di scappare via ugualmente. Ma era troppo vicino e io avevo troppo bisogno di lui. Mi mantenni ad una certa distanza e lentamente Niall mi lasciò il braccio.
«Volevo chiederti scusa per prima, in ascensore. Non sarei dovuto correre via in quel modo» mormorò a bassa voce.
«Io avrei fatto lo stesso» ammisi.
«Io e te siamo uguali, Ellie». Annuii impercettibilmente e i nostri sguardi si incrociarono per un breve istante. Trattenni il respiro e deglutii, portando i miei occhi sul pavimento.
«Che ci facevi davanti la stanza di Harry?» domandò all'improvviso. Cercai di capire se fosse infastidito o arrabbiato per avermi sorpresa da Harry, ma dalla sua voce non trapelava alcuna emozione. Avrei pagato qualunque cose pur di sapere a cosa stava pensando.
«Volevo chiedergli che cosa avesse, dato che mi evita da quando ci siamo parlati al campetto da calcio» spiegai, più sinceramente possibile. Mi lanciò un'occhiata strana e io aggrottai le sopracciglia, confusa.
«Che c'è?» chiesi.
«Stavo pensando a domani e a tutto quello che succederà dopo che entrambi saremo sposati». Lo guardai, sopresa.
«Quindi tu sai del mio matrimonio?».
Gli sfuggì una risatina malinconica e rispose. «Steven si è assicurato che io lo sapessi per primo. Devo ammettere che è un ragazzo intrapendente». Colsi dell'evidente sarcasmo nella sua voce, ma lo ignorai volutamente.
«Già».
Seguì un lungo silenzio imbarazzato. Non avevo il coraggio di guardarlo, perchè ero certa che se lo avessi fatto sarei scoppiata in lacrime. Indietreggiai di qualche passo e accennai ad andarmene, ma la sua mano mi afferrò di nuovo il braccio e mi attirò a sè. Una lacrima solitaria mi rigò la guancia e cadde sulla sua spalla.
«Non hai bisogno di essere forte anche adesso, Ellie. Sappiamo entrambi che soffrire da soli non serve a nulla».
A quel punto fu impossibile non lasciarmi andare. Mi strinsi più forte a lui, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena con delicatezza. Capii che anche lui era sul punto di crollare, così mi staccai e gli asciugai una lacrima dal viso. Niall fece lo stesso, asciugando le mie.
«Nonostante tutto sembra essere contro di noi, siamo ancora qua a rassicurarci a vicenda» sussurrai.
«Sempre» affermò lui.
C'era così tanta tristezza in quelle parole che rimasi sorpresa quando sulle sue labbra affiorò un piccolo sorriso.
«Cosa c'è?» domandai, curiosa. Mi portò le mani al viso e avvicinò il suo lentamente, fino a quando non ci trovammo a pochi centimetri di distanza.
«Ti chiedo una sola notte, Ellie. Ne ho bisogno, e anche tu».
Non capivo a cosa si stesse riferendo. «Che vuoi dire?».
«Se è così che deve andare, se domani sarà davvero la fine, voglio che stanotte tu stia con me. Andremo dove tu vorrai, parleremo e rideremo e staremo insieme, fino all'alba. Poi ritorneremo qui a fingere di essere felici l'una per l'altro. Ma ti prego, andiamo via da qui».
Scossi la testa, sorpresa. «Niall...» mormorai. Era un'idea assurda. Alzai lo sguardo e lo posai sul suo, cercando una risposta, una rassicurazione, qualcosa che mi aiutasse a capire se ne valeva davvero la pena. Nei suoi occhi azzurri vidi tutto il mio mondo, tutto quello mi serviva, e ogni dubbio volò via.
«Andiamo» dissi e cominciai a correre lontano da Steven, Dana, il bambino, il matrimonio, la vita che non volevo, verso un posto dove ricominciare a vivere almeno per qualche ora.
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Cause you make my heart race || Niall Horan
FanficTutto intorno a lei le ricordava la sua infanzia: la soffitta impolverata, un baule pieno di cose, una piccola collana di creta. Tutto sembrava riportarle in mente il suo migliore amico, con il quale non aveva più parlato per paura di risultare inva...