Capitolo 27

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Un mese dopo la partenza per Harvard...

- Per domani ho bisogno che ciascuno di voi mi porti una dettagliata relazione sull'esperimento di oggi. Non accetto ritardi nella consegna -
Il professore di Biologia raccolse velocemente le sue cose dalla cattedra del laboratorio e ci lasciò per raggiungere un gruppetto di insegnanti in fondo al corridoio. La mia classe era piccola e discreta, ma per mia sfortuna Pamela non si trovava lì con me. La sua classe era esattamente nel corridoio opposto e per raggiungerla avrei dovuto attraversare l'intero istituto.
Presi il mio zaino e corsi al mio armadietto, entusiasta all'idea che tra meno di un'ora sarei tornata a casa. Condividevo un piccolo appartamento insieme a Pamela e ad un altro ragazzo, un suo amico di infanzia, che ci aveva affidato casa sua in cambio di una cena con me. L'idea non mi piaceva per nulla, ma alla fine dovetti accettare per non andare a dormire sotto qualche ponte in giro per le strade americane. Non immaginavo che l'iscrizione ad Harvard potesse costare così tanto e che per mantenermi lì avrei dovuto pagare parecchio.... avrei dovuto saperlo, ma l'entusiasmo era troppo e non avevo pensato minimamente a come sarebbe stato difficile poter studiare in una scuola tanto prestigiosa. Per questo appena arrivate in città, io e Pam avevamo trovato lavoro come cameriere in un bar del centro; un posticino rustico con pochi tavoli, frequentato sempre dalle stesse persone che chiedevano abitualmente il solito tavolo.
- Pensierosa Ellie? -.
- Per niente Pam - risposi voltandomi verso la mia migliore amica piombata con un salto da acrobata dietro di me. Aveva deciso di cambiare colore e taglio di capelli e adesso sembrava davvero un'altra persona.
- Ho chiesto a Paul se stasera potevamo uscire prima dal lavoro e lui ha accettato. Andiamo al cinema? - propose sfoderando uno dei soliti sorrisi da gatta morta che mi facevano sempre ridere.
- Per domani ho una relazione abbastanza difficile... non credo di farcela. Magari puoi andarci con Daniel no? -.
Sbuffò e aprì l'armadietto furiosa. Dispiaceva anche a me non uscire in fondo; nell'ultimo periodo io e Pam eravamo troppo impegnate nello studio per dedicarci alla nostra amicizia e sapevo che prima o poi avremmo litigato. Succedeva spesso con lei, per questo lo sapevo.
- Sei troppo arrabbiata? - azzardai con un filo di voce. Il suo sguardo fulmineo bastò a farmi capire che avevo ragione.
- Arrabbiata? Non sono arrabbiata Ellie, sono delusa! Sembra che lo studio sia diventato più importante della nostra amicizia! - urlò attirando l'attenzione di tutti quelli che passavano di lì in quel momento.
- Non urlare - la avvertii a bassa voce. - Non mi va di trascurare lo studio Pam, tutto qui. Voglio dare il massimo per una volta nella mia vita -.
Restammo immmobili a guardarci per qualche secondo, poi si arrese.
- Lo chiederò a Daniel. E non urlerò più, promesso. E forse, e sottolineo FORSE, hai ragione tu. Lo studio è importante in una scuola del genere, ma io pensavo che essendo lontana da casa con la mia migliore amica mi sarei potuta divertire... sai discoteca, niente orari... come i vecchi tempi ricordi? -.
Le presi la mano e sorrisi - Rifaremo tutto. Andremo ovunque tu voglia, ma non ora. Fai finire il semestre almeno, poi sono tutta per te -.
Finalmente sorrise anche lei e si convinse.
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- Vorrei due caffè e quella ciambella lì al cioccolato -.
- Gliela porto subito -.
Tornai al bancone del bar e dissi a Pamela di preparare tre caffè, due per il signore e uno per me. Erano le 7 e sia io che Pam avevamo lavorato senza sosta per tutto il pomeriggio e eravamo sfinite. Afferrai l'ordinazione e la portai al solito tavolo in fondo al bar, occupato sempre dal solito signore in giacca e cravatta che sedeva sempre dalla parte della vetrina per poter guardare meglio ogni singola persona che gli passasse davanti. Era sempre da solo e mi chiedevo pigramente se fosse sposato o perlomeno se avesse qualcuno a fargli compagnia.
- Ecco i suoi caffè e la sua ciambella signor Thyson - dissi sorridendogli in modo cortese. Ricambiò calorosamente il mio sorriso e sorseggiò uno dei caffè. Chissà perchè ne prendeva sempre due... magari faceva un lavoro talmente stressante che uno non bastava.
- Ellie! Ellie vieni qui subito! - mi richiamò Pamela agitata. La raggiunsi di corsa e non appena le arrivai a fianco mi buttò sotto il bancone, nascondendosi con me. Ma nascondendoci da chi?
- Si può sapere che ti prende? - chiese arrabbiata massaggiandomi un braccio per la botta contro il pavimento.
- L'ho visto! E' qui dentro ed è con una ragazza! - sibilò assottigliando gli occhi per vedere meglio la sala.
- Ma chi? Sei matta? - sbottai alzandomi in piedi, ma prima che potessi farlo lei mi tirò nuovamente per un braccio facendomi piombare di nuovo per terra.
- Niall! E' appena entrato -.
Quelle parole mi risuonarono una marea di volte nella testa e prima di qualche minuto non riuscii a muovermi o a scambiare qualche parola. Harry aveva detto a Niall dove lavoravo? Lo sapeva solo lui dei ragazzi, quindi era logico che glielo avesse detto, altrimenti perchè Niall se ne starebbe seduto ad uno dei tavoli?
- Secondo te sa che sono qui? - domandai preoccupata a Pamela che scrutava attentamente lui e la ragazza con cui stava chiacchierando.
- No. Non sarebbe mai venuto con una bionda tutta tette se sapeva che tu eri qui. Credo che non sarebbe neanche venuto qui a dire il vero - mormorò schietta.
- Devo andarmene prima che mi veda - affermai e abbassai il cappellino con la visiera e la scritta "Beatles" fino a coprirmi completamente la faccia all'altezza del naso.
- L'unica uscita e quella principale e non puoi passare da lì senza che lui ti veda. Rimani qui io vado a vedere se la porta del retro funziona -.
Pamela si alzò in fretta, sgattaiolando verso le cucine. Ero da sola. Gattonai fino ad un estremità del bancone, chiedendomi perchè fossi così maledettamente sfortunata visto che in città c'erano la bellezza di quindici bar differenti ma Niall aveva proprio scelto quello più sbagliato. E poi chi era quella ragazza bionda con lui? Sbirciai verso il suo tavolo e lo vidi seduto con una gamba a cavalcioni mentre guardava il menù dei drink. Un momento... la ragazza dov'era finita?
- Mi scusi signorina - chiese qualcuno avvicinandosi al bancone. 'Accidenti è la ragazza!'
Sorrisi come un'ebete e mi tirai goffamente su, sistemandomi i vestiti come meglio potevo di fronte al suo elegante tubino color caramello in netto contrasto con i miei jeans sporchi di cioccolato e la mia maglietta bianca con il mio nome inciso sopra a caratteri cubitali.
- Posso aiutarla? - chiesi con un filo di voce barcollando da un tallone all'altro per l'alsia. Dove diavolo era finita Pamela?
- Vorrei due birre. Grandi. E quello cos'è... crostata? Si vorrei due fette anche di quella. Ho un ospite importante oggi quindi faccia in fretta per favore - ordinò in tono freddo e incredibilmente distaccato. 'Cavolo che carattere'. Girò i tacchi e tornò a sedersi al suo tavolo insieme a Niall.
Abbassai ancora di più il cappellino sul viso e sistemai su un vassoio le birre e le crostate. Adesso dovevo portarle fino al loro tavolo. Afferrai un giornale e lo piazzai davanti alla faccia, poi presi il vassoio e camminai lentamente verso di loro sperando di non inciampare e rovesciare tutto per terra.
- Ecco le vostre ordinazioni - balbettai mascherando il più possibile la voce nel tentativo di passare inosservata.
- C'è qualche problema signorina? - chiese Niall. Al suono della sua voce il mio cuore cominciò a battere forte e le guance mi avvamparono all'improvviso.
- No, perchè? - ribattei dondolandomi ancora sui talloni.
- Tiene un giornale davanti alla faccia - puntualizzò lui senza nascondere una risatina. 'Mi prende anche in giro!'.
- C'è un articolo interessante su... sui bar. Si, è davvero interessante. Ora con permesso io... vado -.
Corsi via e mi rifugia dietro il bancone prendendomi mentalmente a pugni per la risposta idiota che avevo dato. 'Un'articolo sui bar? Non c'era proprio niente di meglio da dire?' Mi portai una mano sul petto e sentii il mio cuore battere come un matto. Credevo di aver dimenticato l'effetto che Niall aveva su di me, invece rieccolo più forte che mai.
- Controllati Ellie. Hai dimenticato Niall ricordi? Ormai è finita, tu adesso studi e devi solo concentrarti su quello - mormorai a me stessa mentre Pamela ritornava dalle cucine.
- Va tutto bene. La porta sul retro è aperta e sono le otto esatte quindi il nostro turno è finito per stasera -.
Le rivolsi uno sguardo tagliente che le provocò un brivido - Mio dio ma che ti succede? - chiese preoccupata.
- Succede che ho dovuto parlare con la tettona al tavolo di Niall e ho camminato con un giornale davanti alla faccia fingendo di leggere un'articolo suo bar. Capito adesso? Tutto questo perchè tu sei andata via e mi hai mollato qui come un'idiota! -.
Scoppiò a ridere e questo non fece che innervosirmi ancora di più. Ma decisi di stare zitta e mi alzai.
- Ti sei accorta di quanto quella ragazza ti somigli? - chiese Pam prima che mi addetrassi in cucina per raggiungere la porta sul retro. Non avevo visto la ragazza in volto, almeno non ci avevo prestato molta attenzione.
- Se non fosse per il colore differente di capelli vi scambierei per gemelle. Siete incredibilmente identiche! - mormorò incredula sbirciando dall'altra parte verso di loro. Mi incuriosii e diedi un'occhiata.
- Sembriamo sorelle - confermai incredula.
- Gemelle. Magari Niall esce con lei perchè siete uguali - ipotizzò alzando le spalle.
- Non siamo in un film Pam. Nessuno con un pò di cervello esce con una ragazza solo perchè somiglia alla ragazza che ha mollato poco prima, è assurdo -.
- E' assurdo, ma non impossibile - constatò.
- Vado a casa, tutte queste ipotesi mi hanno fatto venire un tremendo mal di testa. Divertiti al cinema con Daniel -.
Lasciai velocemente il bar e tornai all'appartamento più stanca che mai. Daniel, il nostro coinquilino, mi venne ad aprire sfoggiando un elegante giacca nera e un papillon dello stesso colore. L'unica pecca nel suo outfit erano i boxer che stonavano con tutto il resto. Non si poteva certo dire che fosse un tipo timido perchè dal primo giorno in cui avevo messo piede nell'appartamento lui aveva da subito cominciato a girare in mutande.
- Ti piace? O è troppo elegante? - chiese trascinandomi dentro casa e girando su se stesso.
- La giacca è bellissima, ma è la scelta dei pantaloni che non mi convince - ironizzai buttandomi a peso morto sul divano.
- Seriamente è troppo elegante? - continuò lui trattenendo un sorriso alla mia battuta.
- Stai uscendo con Pamela. E stai andando al cinema a vedere un horror. Prendi una polo e un paio di jeans, no? - suggerii.
- Polo e jeans. Si hai ragione. Polo e jeans. Semplici ma d'effetto. Ellie ti sposerei! - esclamò soddisfatto correndo a cambiarsi. Sorrisi e senza che me ne rendessi conto mi addormentai.
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Mi svegliai di soprassalto sentendo delle urla provenire dalla stanza di Daniel. Ci volle qualche secondo per capire che era Pamela ad urlare facendo chissà cosa con Daniel. Feci una smorfia disgustata e mi coprii le orecchie con il cuscino. Sapevano benissimo che in casa c'ero anche io... non potevano prendersi una stanza in albergo? Presi la sveglia e mi accorsi che non era presto come pensavo. Mi alzai in fretta e mi vestii, indossando una felpa turchese e un paio di jeans scoloriti. Dopo un'infinità di tempo Pamela piombò nella nostra stanza con aria sognante e si buttò sul letto.
- E' stata la serata più bella della mia vita. Daniel è... è... fantastico -.
Le gettai un cuscino addosso e lei rise. - Ci hai sentiti? - chiese senza imbarazzo.
- Credo che vi abbiano sentiti tutti i vicini compresa la vecchietta che russa qui a fianco - affermai ritrovandomi a ridere come una matta insieme a lei.
- Meglio così. Ah, non penso di venire oggi a scuola... sono piuttosto stanca e ho voglia di farmi un bagno caldo -.
Annuii e afferrai il mio zaino correndo fuori di casa come una furia e raggiungendo la mia classe qualche secondo prima che suonasse la campanella. Il professore di biologia entrò con aria di assurda superiorità in classe e sistemò velocemente il registro. La mia mente però vagava ancora al giorno prima e alla visione di Niall seduto al tavolo insieme a quella ragazza. Chissà perchè era col lei... magari era una fan che gli aveva chiesto di uscire. Improbabile, ma possibile.
- Signorina Edwards, la sua relazione? - irruppe violentemente il professore distogliendomi dai miei pensieri. Sbiancai in volto e fissai il mio quaderno con aria colpevole. 'Avevo completamente dimenticato la relazione'
- Signorina Edwards? La sua relazione - ordinò per la seconda volta.
- Io... io l'ho... -.
- L'ha lasciata da me ieri sera, professore - intervenne qualcuno in fondo alla classe. Mi voltai con aria interrogativa e riconobbi uno dei ragazzi con il quale non avevo mai scambiato una parola e di cui ricordavo a stento il nome. Credo che si trattasse di Steven Nelson, il figlio di un imprenditore famoso in città. Il professore gli rivolse uno sguardo accusatorio e sorpreso allo stesso tempo, poi si rivolse a me aggrottando le sopracciglia.
- E' vero signorina Edwards? - domandò incerto.
Mi voltai nuovamente verso il ragazzo che annuì impercettibilmente con la testa.
- Si, è vero -.
Ancora poco convinto il professore prese la relazione dalle mani del ragazzo e la sfogliò velocemente. Sorrise poi all'improvviso e mi rivolse un'occhiata gentile.
- Ottimo lavoro. E' una ricerca da 10 signorina -.
Sgranai gli occhi mentre il professore scriveva il mio voto non meritato sul registro. Avrei voluto dire la verità, ma non riuscivo a parlare. Ero stupita e confusa dal gesto di quel ragazzo che per colpa mia si era privato della sua ricerca e aveva preso una punizione. Sacrificare la sua relazione per me? Mi sentii avvampare.
Dopo le lezioni lo raggiunsi fuori nel campetto da calcio. Lui mi vide e mi sorrise, facendo cenno agli altri ragazzi di continuare senza di lui. Mi cominciarono a tremare le mani, sempre di più a mano a mano che lui si avvicinava. Era alto e aveva il fisico di un atleta. Il ciuffo disordinato di capelli gli ricadeva sulla fronte in modo casuale, coprendo appena gli occhi color cioccolato.
- Ciao - esordì porgendomi la mano.
- Ciao - risposi a bassa voce stringendola e ritirando in fretta la mia.
- Complimenti per il tuo 10 - affermò con un sorriso che mi fece sciogliere.
- Non era il mio 10. Era il tuo - constatai. - Perchè hai dato la tua relazione a me? Non ci conosciamo nemmeno -
- Era un'occasione per conoscerti però -.
'Voleva conoscermi?' - Avresti potuto semplicemente fermarmi in corridoio e salutarmi. Anche quello era un buon modo per conoscermi -.
- Si forse hai ragione. Ma sono felice di averti aiutata e lo rifarei ancora se tu ne avessi bisogno -.
La felpa cominciava a darmi immensamente fastidio perchè aveva cominciato a fare caldo.
- Beh... non so cosa dire - balbettai.
- Non dire nulla. Non ce n'è bisogno. E' stato un piacere aiutarti e spero di poterti diventare amico... in fondo siamo compagni di classe no? -.
Sorrisi. - Adesso io... andrei. La mia amica mi aspetta quindi... ci vediamo -.
- Ci vediamo presto -.
'Presto' .....

Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora