Mi mancava Niall. Mi mancava stuzzicarlo, vederlo sorridere. Mi mancava arrossire di colpo ad ogni suo tocco, le sue mani morbide che mi accarezzavano la schiena quando mi sentivo nervosa. Vederlo lontano da me era qualcosa che mi distruggeva. Ma non mi andava di tirare fuori tutto quello che provavo. Non per il momento almeno. Preferivo tacere e tenere tutto dentro, così come sembrava che facesse anche Harry. Non riuscivo nemmeno ad immaginare di aver rovinato il loro rapporto e questo non faceva che aumentare il mio senso di colpa.
Qualcuno bussò alla porta, distraendo il mio sguardo fisso sul display del cellulare. Stavo scrivendo un messaggio ai miei genitori, ma non avevo idea di cosa scrivere. Mia madre non sapeva nemmeno che io e Niall ci fossimo messi insieme. E, di conseguenza, nemmeno che io avessi baciato un altro. Anche se, a dire il vero, quello tra me ed Harry non poteva essere classificato come 'bacio'. Piuttosto uno stupido malinteso.
- Ellie, posso? - domandò Louis aprendo di qualche centimetro la porta per poter sbirciare dentro - Sei tutta vestita o torno dopo? -
- No Lou, vieni - lo tranquillizzai facendogli posto sul letto accanto a me. Immediatamente chiuse la porta e si lanciò a peso morto sul materasso, facendomi rimbalzare quasi per terra. Scoppia inevitabilmente a ridere e lui mi seguì, posizionandosi a pancia all'aria e incrociando le gambe.
- Se oggi volevi startene per conto tuo qui dentro, sappi che sto per sconvolgerti la serata. E non potrai rifiutare - affermò con un sorriso orgoglioso.
- Non avevo pianificato nulla. E soprattutto non sarei rimasta qui dentro, questo è sicuro. Comunque a cosa hai pensato per stasera? Ti prego, dimmi che non devo mettere i tacchi. Non sono in vena -
Louis mi guardò di sottecchi e rise - I tacchi magari no. Ma un bel vestitino ci vuole - rispose alzandosi di colpo e dirigendosi verso l'armadio. Con aria sicura lo aprì e cominciò a frugarci dentro, lanciando sul pavimento alcuni vestiti che, sempre secondo il suo parere, non andavano bene. Lo guardai per oltre un quarto d'ore scartare vestitini di ogni genere. Sbuffai e mi alzai, sorpassando l'enorme cumulo di vestiti sul pavimento.
- Spostati, faccio io - gli suggerii spingendolo poco delicatamente via. Soffocò una risata e per poco non gli lanciai la scarpa addosso. Aveva combinato un disastro in meno di quindici minuti. Per farlo sparire dalla mia stanza avrei fatto di tutto, anche accettato di mettere un vestito. Ne presi uno nero, al quale abbinai un paio di Superga bianche. Non sapevo dove mi volesse portare Louis, ma in qualunque posto andassimo, mai e poi mai avrei rimesso quei maledettissimi tacchi.
- Cambiati in fretta. Ci vediamo nella hall tra dieci minuti - mi avvisò prima di uscire. Annuii distrattamente e cominciai a cambiarmi, finendo di sistemarmi in tempo record. Afferrai una borsa e uscii di fretta, raggiungendo Louis, Liam e Zayn all'ingresso.
Pochi istanti dopo arrivò anche Harry, in camicia bianca e jeans. Mancava solo lui. E speravo con tutto il cuore che venisse al più presto. Aveva tanto bisogno di Niall, anche solo di vederlo. Fu come se avesse ascoltato i miei pensieri. Il biondino scese le scale velocemente e ci raggiunse. Abbassai lo sguardo, evitando di incrociare il suo. Non volevo rischiare di scoppiare a piangere e di implorarlo di perdonarmi. Sarebbe stato abbastanza umiliante.
- Bene - annunciò Liam - Visto che ci siamo tutti, direi che possiamo andare -
Ignorai quasi del tutto le sue parole, concentrata ad osservare con la coda dell'occhio Niall. Mi studiava con attenzione, centimetro per centimetro. Respirai profondamente e mi avviai verso l'auto di Harry insieme a Louis.
- Qualcuno dovrà venire con voi - intervenne Liam - Qui abbiamo anche Perrie e una sua amica -
- Niall, vieni con noi? - suggerì Louis.
Ci pensò qualche istante e alla fine ci seguì dentro la macchina parcheggiata davanti al cancello. Si sedette accanto a me, dalla parte del finestrino. Provò a non sfiorarmi in tutti i modi possibili, ma in uno spazio così piccolo sarebbe stato impossibile non toccarsi. E la cosa mi rendeva abbastanza felice.
In meno di mezz'ora arrivammo in una discoteca in periferia. Era strano che i ragazzi frequentassero quelle zone così malandate della città.
Harry ci guidò fino all'interno della sala, dove le luci stroboscopiche confondevano i volti dei pochi ballerini in pista. Niall procedeva quasi di fianco a me e qualche volta si voltava verso di me per osservare che non mi allontanassi troppo. Il suo istinto protettivo aveva avuto la meglio.
- Io vado a ballare - urlò Harry - Liam vieni? -
- Viene anche Zayn - lo avvisò. In poco tempo scomparvero nella folla. Scelsi un divanetto rosso ai lati della pista da ballo e mi sedetti. Non mi andava per niente di ballare. E poi, ricordando l'ultima volta in discoteca, pensai che era meglio stare alla larga da ogni genere di tentazione. E con tentazione mi riferivo agli alcolici disposti ordinatamente in fila sul bancone del bar.
Qualcuno prese posto accanto a me, a distanza di qualche centimetro. La poca luce non mi permetteva di vederlo bene in viso, ma ero sicura che non fosse Niall. Era un ragazzo, forse mio coetaneo. Riuscii a distinguere qualche riccio nero che gli cadeva sulla fronte.
- Divertente la serata - disse di punto in bianco facendomi trasalire per lo spavento.
- Già - puntualizzai - Ma ci sono decisamente troppe persone per i miei gusti -
- Hai ragione - confermò sorridendomi - Avrei preferito stare a casa sdraiato sul letto -
Sorrisi, accorgendomi di avere qualcosa in comune con lui nonostante fosse un completo sconosciuto.
- Piacere, sono Paul Stevenson - si presentò porgendomi la mano.
- Ellie Edwards - risposi alzando il tono di voce per farmi sentire.
Nel frattempo gli occhi di Niall erano già sul ragazzo accanto a me. Cominciò a frullarmi un'idea assurda per la testa, ma che forse sarebbe stata la soluzione al mio problema.
- Che ne dici di andare fuori? - suggerii a Paul che mi guardò sorpreso. Annuì immediatamente e si alzò in piedi, prendendo la mia mano per aiutarmi a fare lo stesso. Mi poggiò con convinzione una mano sulla schiena e mi condusse fuori, facendomi passare davanti Niall che mi guardava con gli occhi sbarrati e increduli. Se farlo ingelosire fosse stata la soluzione, allora avrei continuato per tutta la serata. La mano di Paul stringeva forte la mia schiena e questo bastò a mettermi parecchio in soggezione.
Ci fermammo davanti l'ingresso della discoteca e cercai in qualunque modo di riscaldarmi stofinando le mani sulle braccia. Ma il freddo era veramente pungente. Paul se ne accorse e mi corpì con la sua felpa, sorridendo.
- Grazie - mormorai - Forse non è stata una buona idea uscire -
- Io invece credo di si -
- Perchè? -
Lo sguardo di quel ragazzo mi aveva completamente catturata, risucchiandomi in un turbine di sensazioni. Non intense, semplicemente... diverse dal solito.
- Verresti con me? Solo un attimo, è un posto non lontano da qui - propose con un sorriso da orecchio ad orecchio. Anch'io sorrisi flebilmente, riflettendo se accettare la sua proposta o rifugiarmi nuovamente dentro la discoteca sotto lo sguardo ammonitore di Niall.
Solo pensare ai suoi occhi blu aumentò vertiginosamente i battiti del mio cuore.
- Allora? - chiese trepidante Paul - Ti giuro che non sono né un ladro, nè tantomento un violentatore se è questo che pensi - rise abbassando per un attimo lo sguardo.
- Non stavo pensando questo - chiarii immediatamente - E' solo che... -
- E' il biondo? Quello lì al bar? - si intromise interrompendo la mia poco credibile spiegazione. Lo guardai sorpresa. Come aveva fatto? Era così evidente che fosse Niall il mio problema? Evidentemente si.
- In un certo senso, si - confessai.
- Quindi preferisci restare qui - affermò nascondendo la delusione che traspariva ugualmente dal suo tono basso di voce.
Davvero volevo restare lì e guardare Niall ignorarmi per tutta la serata? O camminare con i suoi occhi celesti puntati addosso?
Paul si voltò nuovamente verso l'ingresso e mi invitò a rientrare. Rimasi ferma al freddo per qualche secondo, pensando seriamente di fidarmi di lui. Sembrava un ragazzo così... semplice e sincero. Perchè non provare a distrarmi da tutto e semplicemente divertirmi?
- Andiamo - esclamai con convinzione. Lo sguardo di Paul si riaccese e sulle labbra riaffiorò finalmente lo stesso sorriso di prima. Mi precedette, tenendomi saldamente per un braccio e mi portò via, verso una stretta stradina illuminata da qualche lampione sul ciglio del marciapiede. Proseguimmo per qualche minuto, sotto il sottile raggio di luce della luna. Paul camminava con il sorriso sulle labbra, come se fosse sicuro che il posto in cui mi stava portando mi avrebbe profondamente colpita. Era strano come riuscissi a non provare imbarazzo davanti ad uno sconosciuto. Avevo cominciato a parlare con lui, avevo trovato qualcosa che ci accomunava... e forse per questo Paul sembrava tanto simile a me. Il modo in cui guardava il cielo stellato mi fece intuire che anche lui amasse l'astronomia. Le stelle, immerse nel loro immenso spazio blu, mi avevano sempre affascinato.
- Eccoci - annunciò fermandosi improvvisamente.
Non avevo idea di quanta strada avessimo fatto per ritrovarci abbastanza lontani dalle ultime case della grande città inglese. Di fronte a noi una distesa infinita di alberi.
- Perchè siamo qui? - chiese continuando a guardarmi intorno, incuriosita da quanto verde circondasse quella zona disabitata. Avvicinò una mano al mio viso e immediatamente mi spostai di qualche centimetro più indietro, rischiando quasi di inciampare in qualche sasso in mezzo all'erba. Paul rise e mi tranquillizzò:
- Non ti farò nulla. Giuro. Però devi stare ferma -
Deglutii e con un coraggio che non credevo di possedere mi immobilizzai. La sua mano destra si avvicinò nuovamente, poggiandosi con estrema delicatezza sui miei occhi. Non riuscivo a vedere nulla, sentivo solo il tocco freddo della sua mano sinistra sulla schiena guidarmi più in avanti. Ci fermammo in un punto imprecisato del bosco. Sperai che adesso levasse la mano dai miei occhi e mi permettesse di vedere, ma non lo fece. Sapevo però che in quel momento stava sorridendo e probabilmente si stava accertando che non ci fossimo persi. Era stato un rischio affidarmi a lui, ma mi sentivo stranamente al sicuro.
- Ora dimentica tutto. Non pensare più a niente, solo... concentrati e ascolta - mi bisbigliò ad un orecchio.
Feci come mi suggerì e rimasi più che sorpresa da quello che riuscivo a sentire. Niente clacson, niente mormorii. Solo il leggero e delicato suono della natura, che lentamente diveniva sempre più forte mano a mano che la mia mente si liberava da tutto. Il lieve rumore di qualche ramo spezzato, poi un gufo, poi lo sbattere regolare e continuo delle ali di un uccello poco lontano da noi. Spesso non si riesce ad avere la fortuna di sentire quanto la natura fosse ad un passo da noi. La bellezza della natura non era proprietà privata, era alla portata di tutti. Ma allora perchè nessuno sembrava farci caso?
Lo scricchiolio di un ramo sotto la mia scarpa mi catapultò velocemente alla realtà. Aprii gli occhi e nel frattempo la mano di Paul si spostò, lasciandomi del tempo per guardarmi intorno. Il buio del bosco non mi permetteva di distinguere niente di quello che avevo sentito prima, e ciò mi affascinò ancora di più. Avevo visto senza guardare. Era un controsenso, ma in fondo era così. Solo ascoltando, avevo notato la presenza di cose che solo guardando non avrei mai potuto vedere.
- Perchè mi hai portato qui? - domandai rompendo il silenzio che si era creato tra di noi.
- Vengo spesso qui quando voglio stare un pò da solo... quando ho bisogno di allontanarmi dai problemi - rispose.
- Come hai fatto a capire che anch'io volevo... allontanarmi dalla realtà? -
La sua risata risuonò triste, quasi strana alle mie orecchie.
- Ti ho solo guardata con attenzione. Il fatto che in discoteca ti sia separata dagli altri, che guardassi sempre verso quel ragazzo che non sembrava prestarti molta attenzioni... -
- E ti è bastato questo per capire? -
- No - confessò - Ma avevi lo stesso sguardo di Amy -
- Amy? Chi è? -
Senza saperlo stavo scoprendo piccole strascichi della vita di Paul. E lui, involontariamente, ne stava parlando con me come se fossi una sua vecchia conoscente.
- Mia sorella. Si chiamava Amy -
Sentii con attenzione le sue parole, ripetendole più volte nella mia mente. Non aveva usato 'chiama', ma bensì 'chiamava'.
- Tua sorella è... -
- Tre anni fa. Proprio in questo bosco -
Venni scossa da un brivido gelido lungo la schiena. Ma non parlai. Paul non aveva finito.
- Somigli molto a lei. Avete gli stessi occhi. Non so perchè ma parlarti è stato più forte di me, così come portarti qui. Probabilmente a te non importa niente ne di me, ne di mia sorella, tantomeno di questo posto. Anzi sono sicuro che in questo momento tu stia pensando che sono un folle e... -
- No. Tu non sei un folle - lo interruppi con decisione - E io sono contenta di averti seguito fino a qui e di averti conosciuto -
- Dici davvero? -
- Si -
Gli comparve un lieve sorriso sulle labbra che fece sorridere anche me.
- Adesso ti riporto dai tuoi amici - affermò - Penseranno che ti abbia sequestrato -
Risi e lo seguii, fino a quando non ricomparve l'ingresso della discoteca. Presi il cellulare e guardai il display, dove comparivano dieci chiamate perse da Louis ed Harry e un messaggio.Da: Louis
Dove sei finita? Noi siamo tornati a casa, Liam si è ubriacato
e non abbiamo potuto aspettare.
Non tardare troppo.
Lou xxx- Qualche problema? - domandò premurosamente Paul.
- I miei amici sono andati via - annunciai - Dovrò aspettare l'autobus -
- Non se ne parla! - esclamò - Ti porto io. Diciamo che è una scusa per ripagarti del tempo che hai passato con me nel bosco -
- Okay -
Mi porse un casco e mi aiutò ad allacciare il cinturino, poi salii sulla sua moto poco distante dall'ingresso e partimmo. Quando Paul accelerò improvvisamente, l'adrenalina cominciò a farsi sentire. Mi strinsi più forte sul suo giubbotto e ammirai con quanta agilità si muovesse per le strade londinesi, affollate anche a quell'ora della notte. Non avevo idea a quando andassimo precisamente, ma mi sembrò quasi di volare.
Dopo dieci minuti comparve all'orizzonte il cancello illuminato dell'albergo. La moto si fermò e Paul mi aiutò a scendere e a slacciare il casco.
- E' stato bello conoscerti Ellie - concluse contento.
- Già. Mi hai fatto passare una serata indimenticabile, grazie -
Con un ruggito la moto ripartì in fretta, lasciandomi sul marciapiede. Ero elettrizzata, non riuscivo a non sorridere. Mi ero accorta di non aver pensato minimamente a Niall per ben due ore. Ma quando il suo viso e i suoi occhi ripresero posto nella mia mente fin troppo rilassata, l'entusiasmo si trasformò in delusione.
Salii le scale che portavano alle stanze e percorsi distrattamente il corridoio. Improvvisamente mi fermai, con un espressione indecifrabile. Magari era solo un sogno, una semplice visione. Eppure sembrava che lui, seduto sul pavimento con la schiena poggiata alla porta della mia stanza, fosse davvero reale. Cominciai a sorridere più di prima. Niall mi aveva aspettato tutta la sera, così come aveva fatto al mio primo appuntamento fuori. Non mi importava in quel momento del perchè lo avesse fatto. Volevo solo restare lì a guardarlo.Trascinai a fatica Niall fin dentro la sua stanza, fino a sdraiarlo completamente sul letto. Non mi sembrava giusto approffittare del fatto che stesse dormendo e trascinarlo dentro la mia stanza. Se avesse voluto passare del tempo con me lo avrebbe fatto liberamente, senza costrizioni. Anche se speravo con tutto il cuore che mi perdonasse e che tutto tornasse come prima, le possibilità che riuscisse a farlo erano ormai poche. Tra qualche ora mi aspettava il volo per l'Irlanda e difficilmente pensavo che Niall sarebbe venuto a salutarmi.
Gli sfilai le scarpe e le poggiai ai piedi del letto. Poi tolsi con attenzione il giubbotto di pelle che indossava e lo appesi sullo schienale di una sedia.
La scrivania era piena di barattoli di nutella completamente svuotati, e il pavimento era cosparso di foglietti di carta scritti e poi scarabocchiati con del colore indelebile. Non era mai stato ordinatissimo, ma di certo nell'ultimo periodo, l'ordine nella stanza di Niall era peggiorato di parecchio.
Mi sedetti ai piedi del letto e lo guardai per qualche altro minuto. Fino a quando, forse, non mi addormentai, cadendo a peso morto sulle sue gambe.
STAI LEGGENDO
Cause you make my heart race || Niall Horan
Fiksi PenggemarTutto intorno a lei le ricordava la sua infanzia: la soffitta impolverata, un baule pieno di cose, una piccola collana di creta. Tutto sembrava riportarle in mente il suo migliore amico, con il quale non aveva più parlato per paura di risultare inva...