Cercai la mia valigia in mezzo alle altre, posizionate in fila sul rullo dell'aereoporto. Era stato difficile lasciare casa, principalmente perchè non sapevo quanto tempo sarebbe passato prima di ritornarci. E poi perchè in quel posto sembrava che non fosse cambiato nulla. Era come se fossi rimasta ancora piccola; forse perchè i miei avevano continuato a gironzolarmi attorno per tutto il tempo o forse perchè ero io che avevo voglia di sentirmi coccolata da loro come se fossi una bambina. Ne avevo bisogno, almeno per un pò.Recuperai la valigia e appena le porte automatiche si aprirono intravidi subito Steven in mezzo alla folla. Mi feci coraggio e gli sorrisi, mentre lo raggiungevo.
«Finalmente!» esclamò, dandomi un piccolo bacio sulla guancia. «Cominciavo a pensare che non volessi più tornare qui da me».
«Mi sei mancato» mormorai. Beh, era vero. Più o meno.
«Hai ricevuto qualche regalo?» chiese, mentre mi accompagnava fuori dall'aereoporto. Dovevo dirgli del bracciale di Niall?
«Niente di particolare. E tu?».
«Un paio di calzini a forma di renna. Se gli premi il naso dovrebbero anche cantare. Sono... carini».
Scoppiai a ridere. «Non fanno decisamente per te».
«Già». Rise anche lui e la tensione tra noi svanì. Almeno fino a quando Steven non notò il braccialetto colorato.
«Beh, a prima vista direi che questo a questo bracciale non si addica per niente la frase "Niente di particolare"» affermò, guandandomi negli occhi in cerca di spiegazioni.
«L'ho comprato appena sono arrivata in Irlanda. Mi serviva qualcosa di colorato». Era la prima scusa credibile che mi venne in mente e anche se non sembrava molto convinto di quello che avevo appena detto, decise di non farmi più domande. Salii in macchina e mandai un messaggio a mia madre, assicurandola che fossi arrivata intera in America e che fossi con Steven. Sulla prima ero sicura. Sulla seconda avevo qualche dubbio, dato che per tutta l'ora successiva non mi rivolse la parola.
«Prometti di non arrabbiarti» esordì all'improvviso. Spostai lo sguardo dal braccialetto e lo guardai, confusa.
«Che succede?».
«Io ho... visto l'abito da sposa. E... ci ho versato del caffè sopra». Vedendo la mia faccia cambiare da impaurita ad infuriata cominciò a balbettare scuse e a dirmi che era stato un incidente, che non aveva intenzione di farlo e un sacco di altre cose che mi rifiutai di ascoltare.
«Dovevi fare una cosa Steven. Solo una. Appendere l'abito nel mio armadio e fare in modo che ci restasse. Cosa c'era di difficile?».
«Senti mi dispiace, okay?».Non risposi. Forse il destino voleva dirmi qualcosa?
Il telefono di Stev squillò e me lo porse. «Rispondi tu. Sto guidando e c'è parecchio traffico» disse, come se la discussione di prima non fosse mai accaduta. Presi il telefono bruscamente e accettai la chiamata, senza nemmeno vedere chi fosse. Trattenni il respiro quando rispose Dana, urlando il nome di Steven come una matta.
«Ehm... Dana? Sono Ellie. Stev sta guidando, hai bisogno di qualc...». La chiamata si interruppe all'improvviso. Guardai il cellulare con aria interrogativa.
«Deve essere caduta la linea» affermò Stev. "Oh certo Steven. E' sicuramente caduta la linea" pensai ironicamente. Era ovvio che Dana avesse chiuso apposta. Lo avrei fatto anche io se avesse risposto al cellulare di Niall.
Dopo un'ora di fila in autostrada, finalmente arrivammo a casa. Il mio unico pensiero era soccorrere il vestito da sposa posato sul mio letto, quindi mi fiondai nella mia stanza e chiusi la porta a chiave. La grossa macchia di caffè aveva coperto metà corpetto e parte della gonna e non sarebbe sicuramente andata via. Crollai sul pavimento e sospirai. Quel vestito era l'unica cosa che più mi entusiasmava del matrimonio.Chiamai Pamela al cellulare per chiederle di accompagnarmi a comprare un altro vestito, ma il suo cellulare era staccato. Chiamai Daniel, ma anche il suo cellulare non dava segni di vita. Probabilmente erano andati a fare una passeggiata e avevano spento i telefoni. Qualcuno bussò alla porta.
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Cause you make my heart race || Niall Horan
FanfictionTutto intorno a lei le ricordava la sua infanzia: la soffitta impolverata, un baule pieno di cose, una piccola collana di creta. Tutto sembrava riportarle in mente il suo migliore amico, con il quale non aveva più parlato per paura di risultare inva...