Capitolo 51

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Le mani di Niall mi risollevarono, tenendomi stretta fino a quando non riacquistai equilibrio. Le luci dell'ascensore erano spente, tranne quella di emergenza che illuminava appena il piccolo spazio e una minuscola lucina a intermittenza rossa di fianco alla porta. Niall si guardò intorno, confuso, mentre io continuai a tenere lo sguardo su di lui. La pochissima luce gli illuminava i capelli biondi facendolo sembrare quasi un angelo. Sarei potuta rimanere li per sempre a fissarlo, ma cominciavo a realizzare che il tempo passava e l'ascensore rimaneva immobile e sospeso nel vuoto. Sotto di noi altri cinque piani. E se qualche cavo avrebbe ceduto all'improvviso facendoci precipitare?
«Sembra un cortocircuito» mormorò a bassa voce Niall avvicinandosi alla lucina rossa. Lo sentii dire qualche altra parola sottovoce che non riuscii a decifrare. La temperatura era scesa improvvisamente, forse per la mancanza del riscaldamento che aveva smesso di funzionare.
«E adesso?» chiesi, appoggiandomi con la schiena sulla parete fredda di fronte a lui.
Lui sospirò, passandosi nervosamente le mani fra i capelli.
«Dovremo aspettare che torni la luce e che qualcuno capisca che siamo rimasti qui dentro».
«Perfetto» affermai a bassavoce. Presi il cellulare e composi il numero di Harry.
«Che stai facendo?» domandò Niall, sedendosi per terra e stendendo le gambe davanti a se. Posai di nuovo il cellulare e abbassai lo sguardo per non incontrare il suo, così vicino da farmi mancare il fiato.
«Stavo provando a chiamare Harry ma qui dentro non c'è campo».
«Perchè proprio Harry?» chiese, accigliato. Feci spallucce, senza una risposta precisa.
«E' la prima persona a cui ho pensato» risposi con sincerità, sedendomi e portando le gambe al petto.
«Ah» si limitò a dire. Sembrava voler aggiungere altro, ma si fermò. Nell'ascensore calò il silenzio. Sfilai la fascetta grigia dal polso e cominciai a giocherellarci, nervosa.
«Sono ancora confuso su tutta questa storia della damigella e di questo improvviso andare d'accordo con Dana» affermò all'improvviso, voltandosi per la prima volta nella mia direzione. Rimasi con lo sguardo basso e mi schiarii la voce.
«Anche io in verità».
«Sei stata tu a dirmi di starti lontano, eppure guardaci».
Alzai lo sguardo su di lui. Avrei voluto gettargli le braccia al collo e stringerlo forte, promettendogli che lo avrei portato lontano per sempre. Ma Dana? Ora che sapevo come stavano le cose, avrei avuto il coraggio di portarlo via e lasciarla da sola con un bambino?
«Il fatto che siamo qui adesso non significa che le cose tra noi siano cambiate» aggiunsi.
«Da domani sarà per sempre Ellie. Da domani non esisterà più niente».
«No, non niente. Da domani ci sarà un nuovo te e una nuova me».
«E' questo che vuoi?» domandò con uno dei sorrisi più tristi che avessi mai visto. Avrei voluto rispondere di no, ma annuii.
«Avrei dovuto immaginarlo che prima o poi ti saresti innamorata di lui. Ma non volevo crederci fino a quando non l'ho sentito con le mie orecchie». Aggrottai le sopracciglia, confusa.
«Hai sentito cosa?».
Lui rise, come se fosse ovvio. Spostò lo sguardo sulla lucina rossa improvvisamente ferma e scosse la testa.
«La telefonata. Quel "io ti amo e voglio passare la mia vita con te". Ecco cosa. Ma tanto cosa cambia? Che tu lo ami o no, rimane tutto com'è giusto?».
Capii che doveva aver sentito la mia telefonata con Pamela. Capii che aveva frainteso ogni cosa. Ma capii che forse era meglio che la pensasse così, dopotutto. Tanto cosa sarebbe cambiato? Magari la consapevolezza che io non lo amassi più avrebbe reso tutto più facile per lui. Rimasi in silenzio, con lo sguardo basso come se lo stessi supplicando di non continuare a parlare. Ma non mi sembrò che avesse molta voglia di aggiungere altro. Sentii un botto e notai che la lucina rossa era sparita. Arrotolai nuovamente la fascetta grigia al polso e mi rimisi in piedi, mentre l'ascensore cominciò la sua lenta scesa verso il primo piano. Non ebbi neanche il tempo di realizzare che le porte erano aperte che Niall si era già precipitato fuori dall'ascensore, scomparendo nel nulla. Aggiustai il vestito e uscii velocemente, dirigendomi verso la sala dove avremo cenato. I tavoli erano coperti da tovaglie color avorio, mentre il nostro unico, grande tavolo al centro era completamente bianco. Vidi Dana seduta un pò in disparte rispetto ai ragazzi e la raggiunsi, sorridendole leggermente.
«Pensavo che non saresti più venuta» esclamò quando mi sedetti accanto a lei.
«Piccolo incidente in ascensore. Si può dire che oggi non sia una giornata molto fortunata per me». Mi prese la mano per un secondo, poi la lasciò quando vide arrivare Niall. Lui mi ignorò e si rivolse a Dana, chiedendole cose la andava per cena. Lei rispose un piatto del quale non avevo mai sentito parlare aggiungendo 'queste voglie mi uccidono' e Niall andò via. La cosa bella di quel posto era che i cuochi preparavano di tutto.
«Mi ha detto che verranno anche i tuoi genitori» affermò all'improvviso, facendo andare di traverso il piccolo sorso di acqua che avevo appena preso.
«Cosa? Chi?» chiesi confusamente.
«Niall. Era abbastanza confuso perchè gli hanno detto di non dirti che sarebbero venuti».
Controllò che Niall fosse abbastanza lontano e continuò. «So con certezza che ci saranno. Probabilmente volevano solo farti una sorpresa».
Avevo completamente dimenticato che i miei erano molto affezionati a Niall e sarebbero venuti. Forse era per questo che non mi avevano detto nulla; era logico che loro ci fossero. Ero io che non avrei dovuto esserci. E loro pensavano sicuramente questo. Soppesai lo sguardo di Dana, intenta a versarsi un pò d'acqua. Cosa stava pensando?
«Pensi che ti riconoscerà?» domandai a bassa voce.
«Non è da escludere. Per quanto ne so, credo che tuo padre abbia delle mie foto da piccola. Non so se gliele abbia date mia madre, ma lui non sa che sono sua figlia. Non è improbabile che abbia avuto dei sospetti però».
«Questa situazione è un casino».
«Già... E domani dovrai anche indossare i tacchi! Mi dispiace per te ma il ricevimento sarà in un giardino e dubito che tu riesca a camminare sull'erba con quelli addosso». Non occorreva che mi girassi per capire che Niall era appena tornato. Finsi una faccia afflitta per la brutta notizia appena ricevuta - anche se la notizia del ricevimento in giardino era davvero una delle notizie più brutte che avessi mai ricevuto - e mi congedai con un piccolo sorriso. Durante la cena non vidi Harry, ne andai a cercarlo dopo nella sua stanza. Avevo già i miei problemi e non volevo stare a sentire anche i suoi. Non quella sera almeno. Optai per le scale invece dell'ascensore e arrivai sfinita al sesto piano. Trovai la porta della mia stanza semichiusa e sbuffai, prendendomela con me stessa per averla lasciata di nuovo aperta. Ma quando entrai notai immediatamente che qualcosa non andava. Un grande abito bianco padroneggiava tutto il letto, morbido e perfettamente confezionato. Ci volle qualche secondo per capire che si trattava del mio abito da sposa. Qualcuno arrivò alle mie spalle e mi afferrò i fianchi, sollevandomi in aria. Stampai in faccia uno dei sorrisi migliori che riuscii a fare e mi voltai.
«Sorpresa!» esclamò Steven, abbracciandomi. Ero immobilizzata, confusa e senza parole. L'entusiasmo di Steven mi travolse facendomi girare la testa, ma c'era un solo pensiero che mi torturava.
«E questo cosa significa?» chiesi, a metà tra lo stupore e la paura della sua risposta.
«Significa che domani ci sposiamo anche noi!».



Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora