Capitolo 28

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Erano passati solo quattro giorni dal mio primo incontro con Steven. Così come erano passati quattro giorni dal mio "incontro" con Niall al bar. La Bionda veniva spesso a prendere un caffè e scrutandola meglio mi accorsi che Pam aveva pienamente ragione sul fatto che mi somigliasse tanto. Ma tra di noi c'era una differenza troppo grande che non ci avrebbe mai fatte avvicinare: lei era ricca, era una modella e, soprattutto, era la persona più antipatica che avessi mai conosciuto. Avevo chiesto in giro qualcosa sul suo conto e non esisteva persona che non la ripudiasse al punto di non passare più nemmeno sotto casa sua. Abitava in una villetta in periferia, vicino adove Niall aveva preso casa per qualche settimana. Io e Niall di nuovo nella stessa città... la cosa mi turbava ma allo stesso tempo mi rendeva incredibilmente felice.
Ritornando a Steven, il ragazzo che in soli quattro giorni mi aveva fatta ridere più di chiunque altro conquistando completamente la mia fiducia, si diceva in giro che aveva preso una casa accanto al nostro appartamento. Ci saremo scontrati ogni mattina per andare a scuola. Steven era carino con me, mi consigliava e mi portava in giro per la città... Insomma, in fondo, mi piaceva parecchio.
- Si può sapere a cosa pensi? - mi interruppe bruscamente Pamela. Le lanciai uno sguardo confuso...ero talmente persa nei miei pensieri da non ricordare nemmeno dove mi trovavo. L'odore di Nutella mi fece capire che ero al bar, seduta al tavolo davanti alla finestra chissà da quanto tempo. Speravo solo che il capo non se ne fosse accorto.
- Penso a tutta la confusione che ho in testa e ad un modo per farla passare - risposi alzandomi e stiracchiandomi la schiena indolenzita dal lavoro.
- E' per via di quel ragazzo? Ste... Steven, giusto? Sembra un ragazzo apposto -.
- Pam non fai che aumentare la mia confusione. Non voglio parlare di Stev adesso. Anzi non voglio parlare in generale di ragazzi. Argomento chiuso per stasera -. Mi alzai bruscamente dal tavolo e mi diressi alla cassa, dove La Bionda stava attendendo impazientemente di pagare il conto.
- Sono 7 dollari - dissi con il mio mezzo sorriso di cortesia riservato ai clienti. La Bionda ricambiò con un sorriso forzato e frugò per qualche secondo dentro la sua borsa, tirando fuori un portafoglio che, sicuramente, costava più di tutti i vestiti che indossavo quel giorno messi insieme. Mi porse una banconota da 20 dollari.
- Può tenere il resto come mancia. Ho il portafoglio pieno, non posso mettere dentro più nulla. A volte è dura possedere così tanti soldi, sa? -
La guardai accigliata e disgustata allo stesso tempo. Come faceva a dire quelle cose con tanta tranquillità? Sbuffai e le porsi lo scontrino.
- Immagino quanto possa essere dura svuotare ogni giorno gli scaffali di un centro commerciale. Sa, nemmeno io ci riuscirei - aggiungi facendole cogliere in pieno la nota di sarcasmo nelle mie parole. Incredibilmente la bionda mi sorrise, raggiante.
- Mi piace come ti rivolgi a me. Sei sincera, ti ammiro - affermò compiaciuta. Quando le avevo detto che poteva darmi del 'tu'?
- Ti ringrazio - conclusi distrattamente, abbassandomi per prendere una busta e impacchettare il vassoio di croissant che aveva ordinato.
- Sei mai stata ad una festa? - domandò con indifferenza frugando ancora dentro la borsetta appesa al polso. Davvero credeva che non fossi mai andata ad una festa? Ma per chi mi aveva preso? Stavo per rispondere ma lei mi interruppe appoggiando due biglietti sul bancone.
- Sono gli inviti ad una festa di beneficenza nella mia villa. E' un'asta riservata a persone "importanti". Ti divertirai, te lo assicuro -.
- Se è riservata a persone "importanti", perchè io ho l'invito? -.
La bionda ridacchiò e mi sorrise come se le facessi pena - Mi avanzavano due posti e non avevo idea di chi invitare. La gente che conta ha già un invito e adesso tu sei tra quelle. Metti un bel vestito e vieni. Non devi fare altro che sorridere e portare qualcuno di decente che ti accompagni. A stasera -. Afferrò bruscamente dalle mie mani il vassio di croissant e si diresse fuori dal bar a passo spedito, perfettamente in equilibrio sui suoi tacchi da quindici centimetri.
Presi gli inviti tra le mani e la prima cosa che mi venne in mente fu quella di strapparli e dimenticarmi di lei e della sua stupida asta. Presi una forbice abbastanza grande e sollevai il primo biglietto, ma prima che potessi tagliarlo esattamente a metà, Pamela lo afferrò e mi tirò via dalle mani la forbice.
- Sei matta!? - esclamò mettendosi i biglietti al sicuro nella tasca del grembiule.
- Non ho intenzione di andare a quella festa Pam - affermai infuriata.
-Tu andrai a quella festa, che ti piaccia o no! Quando ti ricapita una simile occasione? Ci saranno un sacco di persone, tra cui la preside di Harvard. Se ti nota tra gli invitati, perserà che sei ricca o, perlomeno, che conti qualcosa e magicamente i tuoi e miei voti aumenteranno - disse sottolineando l'ultima frase con un sorrisetto furbo.
- Non parlerò con la preside. E non andrò alla festa. Odio le feste. E poi i miei voti vanno benissimo così come sono -.
Entrai in cucina sperando che Pam non insistesse più su quella storia assurda. Ma lei mi seguì fino all'uscita secondaria, continuando a fissarmi imbronciata.
- Forse i tuoi voti vanno benissimo, ma ai visto i miei? E poi saremo insieme alla festa, no? -.
In realtà non ero così sicura di volere Pam con me quella sera. Non per cattiveria o perchè non mi piacesse la sua compagnia... ma di solito non si portava un ragazzo come accompagnatore? Il secondo biglietto mi aveva fatto venire in mente Steven... si magari avrei potuto portare lui. Ritornai con lo sguardo su di lei. Le sue labbra si piegarono in un sorriso lieve e forzato.
- Ah, ho capito. Il secondo biglietto era già riservato giusto? -.
- Non credere che non ti voglia portare con me, ma sono andata a tante feste insieme a te e ora... vorrei andare con lui -. Ero imbarazzata. Non sapevo se Pam era offesa o delusa o magari felice per il fatto che volessi andare ad una festa con un ragazzo. Sorrise e il mio cuore fece una capriola.
- Però il vestito lo scelgo io, promesso? -. Risi e la abbracciai.
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Steven venne a prendermi alle 7 in punto. Scesi attentamente le scale sperando di non cadere durante tutta la serata. Mi ritornò in mente l'immagine della Bionda che usciva dal bar con disinvoltura sui suoi tacchi e quasi maledii i miei piedi per essere così goffi e sgraziati. Il vestito che Pam aveva scelto mi piaceva davvero tanto, così come il trucco leggero e i boccoli suoi miei capelli. Era un tubino blu notte e aveva uno strascico trasparente lungo e di pizzo. Mi sentivo fantastica ed era merito della mia migliore amica.
Andai incontro a Steven fermo sulla sua macchina nera. Mi guardò per qualche secondo sorridendo e mi porse la mano, facendomi salire in auto.
- Sono contento che tu mi abbia invitato stasera - esordì dopo più di dieci minuti di assoluto silenzio.
- Era il minimo che potessi fare visto che in questo giorni mi hai aiutato parecchio -.
Il suo sorriso mi fece arrossire. Mi voltai verso il finestrino e fu come tornare a quella sera di tanto tempo fa, quando Niall aveva scoperto che fissavo il suo riflesso. Mi portai inconsapevolmente una mano al petto e mi accorsi che i battiti erano aumentati. Era la sera del nostro primo bacio, non potevo scordarlo. E sembrava proprio che nemmeno il mio cuore potesse dimenticarla. Sussultai improvvisamente quando Steven mi prese la mano. Fortunatamente non se ne accorse.
- Siamo arrivati, hai gli inviti? -.
Annuii e scesi dall'auto, porgendo gli inviti ad un tizio alto e muscoloso fuori dal cancello della villa. Ero passata più di dieci volte da lì, e ogni volta quella villa mi appariva sempre più grande. Steven teneva ancora la mano sulla mia, forse per aiutarmi a non cadere davanti a tutti mentre percorrevamo il vialetto che conduceva dentro. Mi guardavo intorno alla ricerca di qualche volto familiare, ma non riuscii a scorgerne nemmeno uno.
- Conosci Dana? - chiese distrattamente Steven mentre salutava con un cenno alcune persone poco lontane da noi. Sembrava così a suo agio...
- No - risposi.
- Steven! - urlò qualcuno alle nostre spalle. Mi girai subito dopo aver riconosciuto la voce squillante della Bionda e capii che Dana doveva essere lei.
- Che piacere vederti - affermò Steven tenendomi ancora per mano e salutando la Bionda con un veloce bacio su ciascuna guancia. La ragazza si voltò verso di me sorpresa.
- Se mi avessi detto che eri la ragazza di Steven ti avrei invitata subito! - esclamò abbracciandomi entusiasta. Avrei voluto scavarmi una fossa sotto terra e buttarmici dentro fino a soffocare, ma le sorrisi ugualmente.
- Steven è un mio amico. Non stiamo insieme - puntualizzai.
La ragazza, 'Dana', mi guardò come per dire ' non state insieme ma credo che manchi poco' e io arrossii.
- Vado a prendere da bere - mormorai lasciando la mano sicura di Steven per avventurarmi alla ricerca di un pò d'acqua e qualcosa da divorare.
Non credevo che Steven fosse così a suo agio qui dentro, ma dovevo immaginarmelo. Dopotutto suo padre è un imprenditore famoso e chissà a quante feste del genere avrà partecipato. Era strano che Dana non l'avesse invitato stasera però... sembravano così tanto amici. Il mio IPhone vibrò facendomi versare parte dell'acqua sulle scarpe. Sbuffai e lo presi, aprendo il messaggio.

Da: Pam
Voltati stupida.

Agrottai le sopracciglia per la solita delicatezza marcata 'Pam' e mi voltai, sgranando gli occhi non appena la vidi lì con Daniel.
- Ma... come... che... che ci fate qui? - balbettai incredula.
- E' stato Steven a darci i suoi inviti. Voleva invitare te, ma tu lo hai invitato per prima, così lui ha invitato noi e... oddio sono piuttosto confusa. Però siamo qui insieme! -.
Ci abbracciammo esageratamente, tanto che tutti attorno a noi cominciarono a fissarci con aria di assoluta disapprovazione. Pochi istanti dopo Daniel portò Pam a ballare e io restai da sola al bancone delle bevande. Dov'era finito Steven? Magari stava ancora parlando con Dana. Ok, erano amici, ma non era venuto alla festa per stare con me? La cosa mi infastidiva molto. Mi allontanai e uscii in giardino, isolandomi su una piccola panchina circondata da fiori. Le feste non mi erano mai piaciute e per lo più ero anche da sola. Sfilai i tacchi e li poggiai sull'erba, massaggiandomi lentamente le dita.
- Non sarei dovuta venire - mi lamentai. Mai, mai più sarei andata ad una festa.
Gettai la testa all'indietro sul sedile e scorsi in mezzo agli alberi una figura nera poggiata al bordo di una fontana. Sembrava un ragazzo, ma la penombra e i rami intrecciati dell'albero lo nascondevano. D'un tratto ebbi come la sensazione che mi stesse guardando. Un brivido mi percosse la schiena. Mi guardai velocemente attorno... mi ero allontanata troppo e non c'era nessuno. E se fosse stato un maniaco o qualcosa del genere? Raddrizzai la testa e lentamente infilai la prima scarpa, seguita quasi immediatamente dall'altra. Ma il ragazzo mi aveva già raggiunto e mi aveva poggiato una mano sulla spalla prima che potessi alzarmi.
- Sei qui - sussurrò incredulo, con un tono misto di stupore, incertezza e incondizionata nostalgia.

Cause you make my heart race || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora