•Trentatrè

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Mercedes

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Mercedes

Non appena Axel lascia il locale, termino il drink e mi alzo.

<Mi dispiace per la borsa> dice Luke
<Tranquillo... Colpa mia e dalla mia distrazione... Complimenti ancora per il locale! Tornerò sicuramente> dico con mezzo sorriso

Anche lui mi sorride.

<Quando vuoi> mi dice e annuisco

Prendo a camminare come se nulla fosse e non appena fuori il locale, cammino verso la stradina parallela dove il mio ragazzo mi sta aspettando in macchina.

Non appena dentro, parte alla velocità della luce.

<Allora? Hai fatto tutto?> mi chiede
<Si! Ho messo il microfono al di sotto del bancone del suo locale e uno nella sua stanza, sotto al letto> dico e nel frattempo attivo il tutto sul telefono
<Come? Sei davvero entrata nella sua stanza?>
<Non è stato difficile sai?>
<Cazzo Mercedes! Che ti passa nella testa? Davvero ti sei esposta in quella maniera?>
<Guarda che sono istruita bene a tal punto da poter fare tutto>
<Se ti vedeva nella sua stanza, avresti mandato a puttane>
<No invece! È un cazzo di donnaiolo e quindi sarebbe stata una piacevole sorpresa>

Intanto nella mia mente sono ancora impressi i suoi occhi.

<O la piacevole sorpresa era per te? Non ti stai mica invaghendo di questo tizio?>
<Guarda! Provo ad ignorare quello che hai appena detto! Come puoi anche solo pensarlo?>
<Perché sappiamo tutti chi è questo Axel>
<E tu sai chi sono! Una povera vittima che cerca solo di mettere pace nel suo cuore>
<Sapevi dall'inizio che non volevo questo per te... Ma hai fatto tutto da sola! Ti sei venduta a quella famiglia di criminali con l'intento di farlo fuori! E sai che nemmeno puoi ritrarti>
<Non dare retta a quello che dicono>
<Davvero stai ignorando? Il boss è stato chiaro!>
<È la mia vendetta! Non la loro! Io l'ho lanciata e io posso ritirarla>
<Mercedes io sento che ti stai cacciando in qualcosa di più grande>
<Tu e il tuo essere negativo ogni volta! Suficiente para la miseria > sbraito nervosamente
<E va bene... Non ti dirò più niente! Vediamo dove vuoi arrivare>

L'ultima frase nemmeno l'ho sentita perché sono impegnata ad ascoltare dai microfoni se ricavo informazioni.

Ma a quanto pare nulla.

Ovviamente devo puntare per domani mattina.

Torniamo in hotel e lo vedo ammusato con me.
<Alvaro sei pregato di toglierti quella espressione> dico nervosamente non appena dentro alla stanza
<Non ne voglio parlare>
<La tua è fottuta gelosia>
<Sarei geloso? E va bene... Lo sono... Perché ho paura che di quel bastardo ti innamori>

Mi avvicino.

<Così stai mettendo in dubbio i miei sentimenti per te?> porto le braccia al petto
<Sei tu che passi altro>
<Cerco solo pace per il mio cuore> dico con il pianto fermo in gola
<Tuo padre non tornerà indietro! Te l'ho detto>
<Ma non può nemmeno restare impunito! >
<Allora scegli la seconda strada! La polizia! Cerca quell'arma che potrebbe incastrare lo stronzo>
<Non è una cosa che mi soddisfarebbe! Lo darò in pasto ai cani come hanno fatto con il mio povero papà! Capito vero?>

𝑫𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒊𝒐 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora