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<ehi dormigliona hai fatto tutti i compiti?>
<mi manca francese e inglese come sempre>
Come ogni anno io e Sarah ci scambiamo i compiti, così da fare la metà del lavoro.
Mentre discutiamo veniamo distratte da una voce, o meglio un urlo stridulo.
Si tratta di Charlotte, una delle ragazze più insopportabili che abbia mai conosciuto.

Entra con la sua gonnellina viola senza perdere l'occasione di sculettare come se fossimo ad una sfilata di Victoria's Secret.
Si avvicina ai nostri banchi per regalarci uno dei suoi soliti commenti futili
<guarda un po' chi si rivede>
Esclama con un sorriso tutt'altro che rassicurante.

<già speravo che magari per quest'anno qualcuno ti avesse preso sotto> borbotta  Sarah a bassa voce con la pazienza già esaurita.
<cosa hai detto scusami?> domanda fulminandola.
<hai capito benissimo> la rimbecca Sarah.
<ti consiglio di abbassare la cresta, non ti conviene farmi incazzare> la minaccia Charlotte guardandosi le unghie con strafottenza.

<okey il messaggio è arrivato forte e chiaro, ora puoi anche andartene> mi intrometto facendole cenno con il capo di allontanarsi.
<attenta a come parli Dafne, l'avviso vale anche per te> risponde assumendo una smorfia ridicola.

Decido di ignorare il commento senza ribattere limitandomi ad un'alzata di occhi.
Non perché non abbia abbastanza insulti da riservargli ma perché non mi va di peggiorare ulteriormente la mia giornata e perché so che le sue minacce sono a vuoto.

<ma chi si crede di essere quella stronza?Beyonce?> si lamenta Sarah riservandole un'occhiata di fuoco.

Ridacchio a questo buffo commento della mia amica per poi tornare a sistemare i libri nel banco.
<dai ora stiamo a sentire>
———————————
Suonata la seconda campanella io e Sarah ci dirigiamo verso la mensa scegliendo un tavolo vicino all'aria condizionata.
La stanza della mensa sa di ormoni e stufato, un'accoppiata che mi fa accapponare la pelle.
Le bidelle sorvegliano da lontano mentre altre chiacchierano con alcuni professori.
C'è la solita confusione, chiacchiere e risate ma ad un tratto si ammutoliscono tutti incuriositi da chissà cosa.

Alzo lo sguardo per capire il motivo di tanto stupore, e finalmente comprendo.
Dylan sta facendo la sua entrata in stile James Bond in mensa.
Peccato che rimane ben poco però del Dylan che ricordavo.
Certo aveva sempre avuto una certa fama per il suo fascino, ma era pur sempre un ragazzino magro e con i capelli corvini.
Ciò che invece ho davanti ricorda tutto tranne che il Dylan di 3 anni fa.
Ora è un ragazzo maturo sul metro e novanta, tonico e con i muscoli ben proporzionati che guizzano ad ogni passo sotto la sua t-shirt nera.
Si è fatto anche qualche tatuaggio anche se non riesco a vederli bene a causa della lontananza.

I capelli sono sempre neri, ma leggermente più lunghi e gli occhi...gli occhi sono rimasti della stessa profondità di sempre.
Cammina avvolto nel silenzio senza guardare in faccia a nessuno, con un ghigno mezzo nascosto consapevole di avere tutti gli occhi su di se.
Si siede nel tavolo con i suoi vecchi amici che lo accolgono con sorrisi e qualche pacca sulla schiena.

Non ha neanche il tempo di bere che Charlotte, Dorothy e tutto il suo gruppo di barbie lo accerchia, cercando di sedurlo con qualche occhiolino o sbattendo le loro ciglia finte.
Rivoltata da questa scena mi giro verso Sarah che con mia sorpresa lo sta fissando imbambolata.

<Non ci credo! Anche tu?> sbuffo incredula.

Sarah si ricompone aggiustandosi i capelli e finalmente si degna di rispondermi:
<ma va, ti pare! Sono solo curiosa, è da anni che non lo vedo e non puoi nascondere che sembra uscito da una copertina di Calvin Klein> risponde mentre ritorna a fare i raggi X al ragazzo poco distante da noi.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora