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𝐒𝐞 𝐯𝐢 𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐯𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐝𝐨𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐮𝐟𝐟𝐢𝐞 𝐞 𝐟𝐚𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐞𝐝𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨 ➜ ♫
𝐁𝐮𝐨𝐧𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚!
—————————
Sbatto le ciglia un paio di volte osservando Dylan posizionarsi davanti il pianoforte.

Non posso credere che mi abbia accontentata senza fare storie!

Mi guardo intorno osservando la sua stanza; soliti appunti sparpagliati nella scrivania, solite sigarette lasciate sopra il comodino e magliette stirate da mettere apposto dentro i cassetti.

Passo il dito sul tessuto di una sua felpa ben piegata, sentendo subito una fragranza piacevole.

<angioletto?> mi richiama attirando la mia attenzione.
Volto di scatto la testa verso di lui, osservando il suo profilo spigoloso mentre sfoglia uno spartito leggermente rovinato.

È pieno di acciaccature, segni con la matita e piccole chiazze di inchiostro:
deve averlo usato molto.

<che c'è?> domando emozionata sistemandomi per bene sul suo letto.
Ispiro il suo cuscino impregnato di profumo alla lavanda e ammorbidente.

<hai qualche richiesta?> domanda distrattamente mentre con gli occhi corrucciati osserva da vicino alcuni fogli spiegazzati.
<ehm no, fai la tua preferita...com'è che si chiamava? Moonlight?> domando mentre scavo con la memoria nei vecchi ricordi.

Ripenso al momento in cui me l'ha detto, una piccola confessione che per me valeva più di un bigliettone da mille dollari.
Torno all'istante in cui mi ha portata in camera sua controvoglia, sentendo una fitta fastidiosa al petto.
Odiavo il modo in cui mi guardava, pieno di disprezzo risentimento e...rabbia.

Mi ridesto dai miei brutti ricordi, scuotendo la testa per tornare nel pianeta terra.

<sicura di volere quella? È pesante>
risponde ad un tratto nervoso mentre vedo le sue spalle irrigidirsi.

<ehm, come vuoi...> ribatto indecisa appoggiando la testa sotto i palmi delle mani.

Senza degnarmi di una risposta alza il copri tastiera, piegandolo meticolosamente per terra.
Lo osservo attentamente sistemarsi sul piccolo sgabello nero cercando una posizione comoda.

Si scrocchia le dita guardando quasi inquietantemente lo strumento davanti a se.
Aggrotto le sopracciglia appena mi rendo conto che c'è qualcosa che non va.

<ehi> cerco di chiamarlo ma lui mi ignora sfiorando con le dita i tasti candidi.
<Dylan non devi...>

Un tonfo.

Mi zittisco all'istante sentendo uno spiffero d'aria fredda attraversare le mie braccia.

Dylan inizia a suonare senza tentennamenti o errori, eseguendo il brano alla perfezione.
Una nota segue l'altra, rincorrendola finché non me sopraggiunge un'altra ancora.

Prosegue sempre più intensamente mentre brividi mi attraversano facendomi venire la pelle d'oca.

Osservo i suoi capelli neri e mossi cadere sopra la fronte pallida, sfiorando le sopracciglia corrucciate e le palpebre chiuse attraversate solamente da una striscia di ciglia nere e folte.

La sua postura eretta e fiera è accompagnata da qualche movenza delicata del capo, che sembra cercare di stare al passo con la musica.

Le sue dita si incastrano alla perfezione con il pianoforte, cambiando la posizione ad ogni istante, mentre il piede schiaccia sopra il pedale per regolarne il suono.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora