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<comunque non sono male in cucina, mi ha insegnato mia sorella> rispondo senza pensarci tanto, infatti me ne pento l'istante dopo.

Cazzo Daf, è l'unica persona che non ti tratta come la "povera sorellina della ragazza morta" e tu tiri fuori proprio lei?

<cucinava?> domanda schietto.
<si, per regalo di Natale ogni anno chiedeva un libro di ricette di ogni tipo di cucina, aveva quella tibetana, messicana, italiana, francese e molti altri...> blatero mentre rompo le uova in una ciotola e inizio a condirle.
Visto il silenzio decido di continuare a parlare e non so perché ma parlarne con lui non reca alcun disagio ne mi sento appesantita.
Forse perché probabilmente non gli interessa, o forse perché sono di spalle.

<amava dipingere, più di qualsiasi altra cosa. Da piccola sporcavo tutta casa quando le rubavo i colori, e lei si arrabbiava tantissimo, una volta mi ha persino rotto una barbie> borbotto corrucciando il viso a quel ricordo

<mi sta simpatica> commenta semplicemente.

Smetto di mescolare le uova con le spezie per un secondo.
"Mi sta simpatica".
Come se fossi qui, se fosse ancora viva.
Come se fosse uscita da qualche minuto per andare a comprare qualcosa al supermercato.
Un angolo della bocca si piega verso l'alto, divertito dal modo di porsi di Dylan.
Lo fa sembrare così...naturale.

<faceva dei disegni per tutti, sin da piccola. Poi da grande ha iniziato a prendere sul serio questa passione, ha cominciato con dei suoi ritratti, dovevi vederli!
In ognuno era diversa, come quando ti guardi negli specchi del Luna Park, non so se capisci cosa intendo> farfuglio mentre verso ciò che ho preparato nella padella.

<in ogni caso il mio ultimo...si beh l'ultimo compleanno con lei mi ha regalato un libro di cucina giapponese e un mio ritratto.
Dovevi vedere quanto era bello, era stata bravissima.
Mi aveva raffigurato con il mio vestito preferito, era rosa...> smetto improvvisamente di parlarle quando sento una lacrima umida scivolare mesta lungo la guancia.

La asciugo velocemente cercando di non farmi vedere, poso il bacon nella padella e aspetto che frigga.
Appena finito metto tutto sul suo piatto e lo porto a tavola insieme ad un bicchiere.
Ringrazio chiunque ci sia lassù che Dylan non mi abbia chiesto perché mi sia fermata, o che mi abbia chiesto di proseguire.
Non so se sarei riuscita a trattenere l'emozione.

<ecco a te> dico a bassa voce, un po' per la vergogna di ciò che gli ho confidato fino ad ora e un po' perché ho  paura che non gli piaccia.

<grazie> risponde semplicemente guardandomi negli occhi.

Mi siedo e finalmente ingoio il primo pezzo di Sashimi al salmone e vorrei potermelo gustare, ma in bocca un retrogusto amaro non accenna a dissolversi.
Il gusto dei ricordi di Steph.

<avresti mai voluto aver fratelli o sorelle?> chiedo per fare un po di conversazione e mettere a tacere i mille pensieri negativi che mi frullano in testa.

<da piccolo forse. Ora no> risponde secco mentre ingurgita la frittata.
<allora com'è? Buona?> domando soddisfatta mentre mi sporgo verso di lui per vedere quanta gliene rimane.

<non fare quella faccia compiaciuta, ho molta fame e tutto mi sembra buono> risponde con una smorfia.
<si certo come no> sbuffo intingendo nella salsa di soia un nigiri.

<i tuoi dove sono?> chiede ad un tratto
<viaggio per...lavoro> mi invento la prima cosa che mi viene in mente

Dylan mi scruta, si appoggia allo schienale della sedia e fa un respiro: <farò finta di crederti, poi un giorno mi dirai dove sono, e so che fanno i medici quindi dubito che facciano un viaggio di lavoro insieme>

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora