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Charlotte's Pov:

Sto aspettando che torni Paul dalla sua solita corsa delle 18:00.
Sono ore che cerco di trovare le parole per quello che sta per succedere.
E se dovesse aggredirmi?

Ma cosa diavolo sto dicendo? È mio fratello non lo farebbe mai...ma ormai mi sembra di non conoscere più nemmeno me stessa.

Sto facendo una pazzia, una completa pazzia.
Mi sto basando su delle supposizioni di una ragazza che ha poche prove, per non parlare del fatto che conosco Paul da quando sono nata e non ha mai avuto nessun comportamento disturbante.

Che diavolo devo fare?

Prima che possa pensare ad una risposta sento il portone di casa aprirsi.
Poi dei passi che salgono le scale, un tonfo per terra e...si: è appena tornato.

Come suo solito ora farà la doccia per poi mangiare qualcosa di salutare come uno dei suoi strani frullati proteici.

Mi sfrego le mani sudate sui pantaloni per asciugarle chiedendomi quale sia la scelta giusta.
La cosa peggiore di questa faccenda è che devo sbrigarmela da sola; mamma torna a casa solamente il fine settimana per lavoro e papà...papà credo sia almeno cinque anni che non si fa sentire.

O perlomeno fisicamente. Ogni mese ci invia una quantità esorbitante di soldi, ma non per farci stare zitti nella speranza che i regali possano colmare il vuoto, solamente perché è obbligato a causa del divorzio.

Bella merda.
La mia stupida gabbia dorata.
Ora però non è il momento di pensare alla mia famiglia superficiale, ora devo prendermi cura di tutto ciò che mi è rimasto: Paul.

Prima che cambi idea mi fiondo in cucina afferrando un coltello per nasconderlo dentro la manica del mio cardigan.
È tutto così fottutamente surreale...

Sento lo scroscio della doccia aprirsi e Paul fischiettare qualche canzone a me completamente sconosciuta.

Attendo con pazienza dentro la sua camera permettendomi di curiosare un po' in giro.
È abbastanza vuota, ma d'altronde questo è quello che succede quando hai tanti soldi e pochi ricordi.

L'unico oggetto che trasuda un po' di affetto è la cornice che ritrae Paul e papà in completi eleganti e costosissimi e qualche bandierina appesa per la stanza.

Non ha mai fallito in nulla.
Mi chiedo come sia possibile, come faccia a non crollare mai.
Il massimo dei voti in tutte le materie ogni anno, campione di football, bello ed educato.
E sé questa faccenda fosse il risultato di anni di sentimenti repressi?

Allora si spiegherebbero molte cose; si spiegherebbe come mai un rifiuto abbia scaturito tanto dolore.

La prima sconfitta.

Ma come posso gestire qualcosa del genere da sola? Non ho un manuale che mi dica come ci si comporta in queste situazioni.

A stoppare il flusso di pensieri intrusivi è Paul stesso che piomba dentro la sua stanza con addosso un accappatoio.

Appena mi vede smette di tamponarsi i capelli con l'asciugamano candido schiudendo la bocca.

<cosa ci fai qua?> chiede confuso.
<devo, devo parlarti Paul> lo informo tentando di mantenere un tono di voce fermo.

Avanti Charlotte, fatti coraggio.
Prendo un bel respiro mentre lo osservo sedersi sul letto gocciolante.

<posso cambiarmi almeno?> chiede accennando ad un sorriso.
<si certo, tra due minuti torno> lo informo uscendo dalla porta.

Mi fiondo in camera mia afferrando il cellulare, avvio una registrazione vocale e me lo infilo in tasca.
Non si sa mai cosa può succedere e mentirei se dicessi che sono tranquilla.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora