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<Dylan Blake se non hai una buona giustificazione, giuro che come ti ho dato la vita te la tolgo!> urla mia madre mentre spalanca gli occhi esterrefatta.

Beh diciamo che tornare a casa dopo una scazzotatta e dover andare alla cena della vigilia di Natale non è il massimo.

Mi posiziono davanti allo specchio all'entrata per controllare la situazione.
Sono appena tornato da casa e non ho la più pallida idea di come sia ridotta la mia facci.
Noto subito gli schizzi di sangue sulla maglia e sul mento, dal labbro spaccato cola del sangue scuro ormai secco e sotto l'occhio destro un alone viola inizia ad intensificarsi.
Merda.

<incongruenze> rispondo alzando le spalle.
Un ghigno soddisfatto fa capolino tra le mie labbra appena penso al volto tumefatto di Mason.
Provo a dirigermi in camera ma mia madre mi afferra per il colletto dalla maglia costringendomi a voltarmi.
<siamo in ritardo, saremmo dovuti stare la venti minuti fa! Piombi a casa conciato così, come se avessi appena partecipato ad una sparatoria e non mi dai nemmeno uno straccio di giustificazione?> grida arrabbiata prendendomi per il mento esaminando il mio volto.
<chi ti dice che non ho partecipato davvero ad una sparatoria?> la provoco strizzandole l'occhio.
<DYLAN!> mi rimprovera con uno schiaffetto dietro il collo a cui arriva a malapena visto la sua bassa statura.

<scusa> rispondo abbozzando un ghigno.
<comunque sei bellissima> proseguo sollevando l'angolo della bocca.
<non fare il ruffiano con me, piuttosto vatti a cambiare, inventerò una scusa con tuo padre> risponde velocemente mentre si sfrega la fronte nervosa.
Le blocco la piccola mano color sabbia avvolgendola con la mia: <non devi, posso prendermi le conseguenze delle mie azioni> la rimprovero improvvisamente serio.
<no Dylan, evidentemente no. Non mi va di rivivere ciò che è successo anni fa e tu stai tirando troppo la corda.
Ora non mi far perdere tempo e datti una lavata che puzzi di...sporco.
Ti attende una bella chiacchierata domani> mi informa spingendomi verso le scale che portano alla zona notte.

<vabene> borbotto sfilandomi la maglia e rimanendo a torso nudo mentre uno spiffero d'aria fredda mi attraversa il fianco.
—————————————
Dafne pov:

Guardò la sveglia sul mio comodino: 20:40.

Merda sono in ritardo.
Di solito sono sempre puntuale, mi organizzo per tempo così da non trovarmi in difficoltà ma stavolta ho fatto male i conti evidentemente.
Faccio scorrere le calze nere lungo le mie gambe profumate di crema al cocco.
I capelli voluminosi sono sciolti, ho optato per delle onde morbide, niente di impegnativo. Finisco di sistemarmi il body a maniche lunghe dentro la mini gonna nera plissettata.
Indosso gli stivaletti saltellandoci sopra per farli entrare ed esco dalla stanza.

Il cuore mi batte a mille per l'ansia.
Dylan.
Questa sera le nostre famiglie saranno riunite, ma non sarà una delle solite cene.
Ora le cose sono diverse tra di noi e sono curiosa di scoprire come andrà.
Do un'ultima sistemata ai capelli e scendo le scale.
Sento le assi di legno scricchiolare, e un'odore invitante di pesce e patate farsi più inteso man mano che scendo gli ultimi gradini.
Mi scrocchio le dita nervosamente mentre tento di regolarizzare i respiri.
Dio perché sono così tanto agitata?

Mi stampo un sorriso in faccia fermandomi al quartultimo scalino, prendo un bel respiro e...

Vuoto.

Cosa? Perché non sono in soggiorno?
Corro verso la cucina ma trovo solamente mia madre che sta finendo di impiattare il pesce impanato e mio padre che sistema la tavola.

Entrambi sollevano lo sguardo osservandomi sorridenti.
<wow, che bella signorina> commenta mio padre sorridente.
<non è un po' corta quella gonna?> domanda mia madre sciacquandosi le mani mentre percorre scetticamente con gli occhi, le mie gambe avvolte dalle calze.
Sorrido appena mi rendo conto che sono le stesse parole di Dylan.
<io penso che vada bene> ribatto curiosando sopra il piano cucina pieno di prelibatezze.
Ci sono crostini, cocktail, antipasti di pesce freddo e caldo, pesce al forno alla griglia e qualche vassoio di verdura.
<ti sei data da fare eh?> domando rivolgendomi a mia madre.
<sai che adoro cucinare> sorride tamponandosi le mani su un panno da cucina.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora