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Rimango pietrificata mentre stringo tra le mani sudaticce il foglio stropicciato.
Sbatto gli occhi un paio di volte, sperando di risvegliarmi da un brutto incubo una volta per tutte, ma come sempre non cambia nulla.

Questa è la realtà e devo affrontarla.

Ingoio il groppo in gola e senza perdere tempo chiudo l'anta dell'armadietto, poi a passo deciso mi dirigo verso il bagno ficcando il fogliettino nella tasca della giacca.

Storco il naso appena sento l'odore di candeggina aleggiare per i bagni perfettamente puliti ed arredati.
Questa scuola ha soldi da buttare a quanto pare.

Mi avvicino alla finestra tirando fuori il cellulare e mentre prendo delle boccate d'aria gelida compongo il numero di Charlotte.

Non posso perdere altro tempo.

Cerco di fare dei respiri regolari e controllati per evitare che mi prenda un attacco al cuore.
Chiudo gli occhi pregando Dio che questa faccenda si risolva al più presto, e che nessuno si faccia male.

Tamburello il piede a terra mentre aspetto ansiosamente che mi risponda.
Gli squilli risuonano a vuoto, interrotti solamente dai miei sospiri pesanti.
Sto per attaccare quando sento una voce squillante uscire dalle casse del telefono.

<chi è?> domanda Charlotte mentre la sento masticare una gomma.
<vedo che non hai salvato il mio numero> ridacchio nervosamente mentre mi guardo intorno.
<Dafne> sibila ad un tratto più rigida.

<dobbiamo parlare Charlotte, e non c'è tempo da perdere> arrivo dritta al punto.
<io ho da fare ora...> cerca di mollarmi.
<devi ascoltarmi-> la interrompo mentre il mio muro di pazienza crolla sempre più velocemente.

<tra poco ho lezione di storia e non posso saltarla per le tue chiacchiere inutili> mi stronca diventando più aggressiva.

Conto fino a tre cercando di ritrovare la calma, ma la mia bocca prende il sopravvento e in un batter d'occhio sputa tutto fuori.

<denuncio tuo fratello se non mi concedi un po' del tuo tempo> sentenzio utilizzando le maniere forti.

Seguono attimi di silenzio, in cui si sentono delle voci ovattate provenire dall'altro capo della chiamata.
Il cuore rimbomba nella cassa toracica mentre mi immagino almeno cento scenari in qui trascino Charlotte in questo bagno per i capelli.

<dove sei?> mi risveglia con un tono di voce basso.
<sei con delle persone?> domando ad un tratto rendendomi conto che potrebbero sentirci altri.

<si ma non hanno sentito nulla, ora dimmi dove sei> chiede spazientita borbottando qualcosa di incomprensibile.
<nei bagni del secondo piano> sussurro appena vedo una ragazza altissima entrare in bagno con gli occhi incollati al telefono.

<arrivo>
<okey, sbrigati> la avverto e poco dopo attacca lasciandomi pensierosa accanto alla finestra.

Scrivo velocemente un messaggio a Dylan, per informarlo che uscirò prima da scuola.

"Stasera dobbiamo parlare, credo che me ne andrò ora, ci vediamo dopo"

Infilo il telefono in tasca, e con un mal di pancia da agitazione attendo Charlotte mentre tento di trovare una soluzione a questo gran casino.
—————————
<ciao> la saluto appena vedo la sua coda oscillare ad ogni suo passo.
Senza degnarmi di un saluto mi raggiunge sistemandosi la giacca perfettamente stirata.

Sono passati dieci minuti da quando l'ho chiamata, e per un attimo ho pensato che mi desse buca, ma poi è arrivato un suo messaggio in cui mi diceva che mi stava raggiungendo.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora